Avere 40 anni e l’Italia in pugno

Sono due i Matteo, un Angelino e un Enrico. Appena sopra e appena sotto la linea dei quaranta. Chi è già padrone del vapore, chi ancora mezzadro e in fase di apprendistato. È questa la meglio gioventù.
Sull’anagrafe, ancor prima che sulle idee di Matteo Renzi, il popolo del Pd ha combattuto, e per ora vinto, la sua battaglia. La commovente fila di capelli grigi, di fiocchi d’argento, di pelate consumate dal tempo e dal sole, di nonne e nonni che attendevano in fila di compiere l’ultimo disperato atto di salvezza, è stato quello di consegnare il loro mondo a un estraneo, a un diverso, a chi – come Matteo – per età, non fosse altro che per l’età, non aveva nulla da farsi perdonare. Niente analisi del sangue, nessuna traccia di familismo. Nuovo, giovane, sveglio, veloce. Perfetto nell’azione. Non è di sinistra? È parso l’ultimo dei mali, e davvero secondaria preoccupazione. È stata anche, forse soprattutto, una solenne psicoterapia di gruppo: estrarre il male da sé, e con esso anche gli ideali, il tempo speso nella militanza, le ore impiegate a discutere, gli anni passati a perdere. Meglio cavarselo questo dente da bocca, malgrado il dolore, l’angoscia di restare senza, la sensazione di buttare l’acqua sporca e pure il figlioletto.Continue reading