Altro che Ponte sullo Stretto, la Sicilia non ha più strade

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Quando accadrà, perché purtroppo accadrà che qualcuno ritiri fuori il Ponte sullo Stretto, la grande opera che dovrebbe proiettare la Sicilia verso l’Europa, teniamo a mente questa lista. È un elenco – nemmeno completo – dei piloni ardenti e cadenti, delle frane avanzanti, dei giunti allentati, delle voragini che hanno inghiottito le arterie principali dell’isola. Le principali, perché tenere il conto della viabilità generale significherebbe condannare il lettore a interruzioni senza fine, pagine intere di calamità avvenute e consegnate al ricordo.

Seconda avvertenza: nessuno dei blocchi stradali qui citati sono mai stati recuperati strutturalmente. Ripristini parziali, nella migliore delle ipotesi. Guardiamo la cartina della Sicilia da Enna, questa città piccola e dileggiata, martoriata dai cedimenti. Nel 2009, sei anni fa, cede, nel senso che frana, la strada panoramica: teneva unite le due porzioni di città. “Era un’opera inaugurata nel 1962 e considerata un capolavoro italiano dell’ingegneria stradale in muratura”, spiega Giuseppe Amato di Legambiente. Nell’attesa della gara per affidare i lavori ha ceduto, il 1° novembre del 2015, anche il secondo troncone della panoramica. Adesso è tutto fermo, chiuso, morto.

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ALFABETO – STEFANO RHO: “Ho perso la cattedra. Un cavillo può ucciderti o liberarti”

stefano-rhoIl cavillo giuridico può salvarti la vita o anche uccidertela. Dipende chi sei, da dove vieni, a chi ti accompagni, chi ti difende in tribunale. Legioni di boss mafiosi escono dal carcere o neanche entrano grazie alla forma che si fa sostanza, al rito che si converte in legge. E con loro l’Italia impunita conta eserciti di faccendieri, piccoli e grandi evasori, corrotti o estorsori. Ma quel cavillo putrido, nero come la pece, a volte si trasforma in bianco giglio di illibatezza e condanna l’ingenuità e l’innocenza del malcapitato, lo trascina alla gogna.
ha 43 anni ed è – anzi era – professore di Filosofia in un liceo di Bergamo. La sua storia l’ha raccontata Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera. Ed è talmente incredibile da apparire una barzelletta. Undici anni fa, Stefano con un amico prende parte a una festa in piazza ad Averara, un paesino della provincia. Alla fine della festa, dopo l’una di notte, rientrando a casa, sia Stefano che l’amico avvertono il bisogno di liberarsi dalla birra bevuta e non trovando un locale pubblico aperto accostano l’auto al guardrail e, nascosti da un cespuglio, fanno la pipì. Una gazzella dei carabinieri, di rientro dalla festa, arresta la marcia e procede all’identificazione. Cosa fate, chi siete, eccetera.

Continui lei professore. Continue reading

Rita: “Sarei stata sindaco di strada e amica dei gay”

rita-dalla-chiesaSarei andata subito da Zingaretti a dirgli: guarda come sono ridotti gli ospedali. Avrei fatto il sindaco di strada, dato legnate a chi le avrebbe meritate e ascoltato chi soffre”. Rita dalla Chiesa in estate festeggerà i suoi 69 anni di nonna e mamma felice senza la fascia tricolore di primo cittadino della Capitale. Il centrodestra aveva bisogno di un personaggio popolare e Giorgia Meloni aveva pensato a lei: per vent’anni al tribunale televisivo di Forum, il sempiterno e fortunato programma di Mediaset. “Gior   gia mi ha detto: ci serve una come te, una che parla con la pancia”.

Lei è schietta, familiare, disponibile.

Ascolto tutti. Ancora oggi su Facebook ho una linea aperta con ciascuno che voglia contattarmi.

Popolare ma con stile.

Dico le cose in faccia. Ma con garbo.

Con garbo ma determinata.

Non devo nulla a nessuno.

Chi l’avrebbe mai detto che a lei un giorno sarebbe toccata in sorte la scelta di guidare…

Mi si è sciolto il gelato alla nocciola. Sono rimasta di stucco, ero convinta di fare quattro chiacchiere con Giorgia. Ci eravamo date appuntamento in un bar e avevo scelto una coppa alla nocciola. Non ce l’ho fatta a consumarla tanto è stata la sorpresa.

La politica l’ha concupita.

Vado pazza di Giorgia. Guardo ogni talk, da mane a sera.

Ama la politica ma senza trasgressioni. La osserva dal salotto di casa.

Non frequento, ma dichiaro le mie simpatie. Pur avendo le idee a sinistra, per dirle, ho votato Berlusconi e poi Renzi e anche Marchini.

Tipico caso di voto sentimentale. Chapeau!

Berlusconi l’ho visto all’opera in azienda. È una persona fantastica e non ne potevo di D’Alema che lo denigrava. La sinistra voleva far chiudere Retequattro, ricorda?

Benissimo, lei è stata in prima linea. Renzi è un ragazzo promettente.

Veloce e carismatico. Ho detto no a Marino perché è per la vivisezione e io sono animalista. E no ad Alemanno per altri motivi.

Berlusconi è stato caloroso quando l’ha chiamata per sostenerla?

Assolutamente, ci mancherebbe.

Roma è una città troppo grande, gli appetiti troppo larghi…

Me ne sono accorta quando ho letto quel titolo di giornale.

Siete Forum di testa voi del centrodestra…

Ho compreso che c’era chi metteva becco, faceva ostruzione.

Le avrebbero rovinato la vita.

Non sono fatta per queste beghe.

Avrebbero insinuato, cospirato e purtroppo sabotato.

La rinuncia è stata un sollievo.

La politica è un tritacarne.

Tritacarne no.

Ha rassegnato con stile la decisione di rinunciarvi.

Ho messo a un tavolo la mia famiglia, i miei amici più cari: ho esposto i pro e mi son fatta dire i contro.

Le avranno detto dei trabocchetti e delle pressioni.

La politica la guardo dal salotto.

Potrebbe comunque offrire il suo volto, dare una mano.

Se me lo chiedessero, sapendo però che ho idee a volte diverse.

Esempio?

Sui gay.

Ahi!

Sono piuttosto arcobaleno.

Sono stati tre giorni intensi.

Carichi di ansia. Appena ho rinunciato ha smesso la tachicardia.

Serena.

Posso guardare avanti senza reticenze né paure.

Le hanno tirato fuori i flop in tv.

Visto? Ho letto che avrei fatto flop su La7, nemmeno ci sono mai entrata.

Forum è oramai divenuto una costola della Nazione. E il timbro è suo.

La storia è storia.

Da: Il Fatto Quotidiano, 11 febbraio 2016

Il “sindaco scalzo”Accorinti e il piano benessere. In città rivolta anti-jogging

accorintiNo a mocassini, stivali, tacchi alti o anche bassi, a punta, a mezza punta, scarpe di pelle e di camoscio, jeans, pantaloni attillati di fustagno et similia, anche di lana fredda, a gamba corta o lunga, a zampa di elefante o a tubo. Si deve alla passione di Sebastiano Pino, assessore alle politiche sportive, se Messina può vantare un progetto comunale sul ristoro fisico, la permanente ricerca della comodità e l’individuazione della giusta tonicità muscolare, e se i suoi cittadini sono invitati ad avanzare dalla periferia verso il centro (e viceversa) in scioltezza e preferibilmente a piedi, indossando una tuta e delle scarpe da tennis.   “Messin…Tuta” è infatti il progetto comunale per migliorare “il benessere psico-fisico” di chi la vive, riducendo le calorie attraverso la svolta peripatetica interclassista. Giovani e anziani, bianchi e neri, ricchi e poveri, grassi oppure asciutti. Nelle scuole e negli ospizi, tra i bar e le boutique. Allenarsi al benessere del corpo compenserebbe almeno in parte le difficoltà dell’anima: casse vuote, piste ciclabili inesistenti, mense scolastiche in sofferenza, impianti sportivi derelitti, frane à gogo, saltuariamente l’acqua e con un presidio sanitario sempre al centro di dubbi e allusioni sulla qualità e la prontezza dell’assistenza.Continue reading

ALFABETO – Pierluigi Cappello: La malattia cambia la capacità di sentire. Non quella di amare

cappello-pierluigiLa malattia ti colloca in una unità di misura strana, fuori del cerchio della vita ufficiale, senza il carburante che gli altri utilizzano per arare l’esistenza. Diventi osservatore, e in questo senso la poesia mi aiuta a riconoscere i segni più minuti della beltà e dell’orrido, del possibile e dell’impossibile”.

Trovo Pierluigi Cappello in ospedale a Udine. Con la sofferenza ha una speciale confidenza avendo ottenuto in dote da ragazzo una eredità feroce: incidente in moto, mesi tra la vita e la morte e poi l’immobilità come condizione permanente, quotidiana. Cappello è poeta della dolcezza, estimatore della rugiada, illustratore dell’odore della fatica e delle magnifiche minuzie. Ma è anche un giovane adulto paraplegico.

“Io sento che l ’acqua scorre fino a un certo punto del mio torace, poi l’acqua scompare come il mio corpo che si mimetizza e si assenta da me”.

Mi ha detto che ha intenzione, un giorno o l’altro, di scrivere un libro sull’amore, sui suoi amori.

Sì, vorrei scrivere qualcosa sull’amore e persino sulla sessualità delle persone in difficoltà. Comprendo che c’è il rischio di essere frainteso, ma sento che il mio corpo così immobile, impermeabile, assente alla vita è un corpo da esplorare. Meglio: lo sento come un corpo di frontiera. Come quei luoghi lontani, inaccessibili, faticosi anche solo a raggiungerli con il pensiero. Nell’amore, nel sesso, mi vedo effettivamente come un esploratore che tenta, a suo modo, di spezzare le catene e incamminarsi per raggiungere la vetta.Continue reading

Il giudice boccia il governo. L’ateneo torna a Crisafulli

mirello-crisafulliChe soddisfazione e che piacere oggi. Ma la mia mente non si ferma e la fantasia galoppa”. Mirello Crisafulli, patrono politico di Enna, ottiene dal tribunale il via libera a proseguire l’opera di acculturazione scientifica dei suoi concittadini e annuncia nuove iniziative accademiche. Intanto gli studenti italiani esclusi dalle selezioni in Medicina, rifiutati dagli altri atenei, potranno far rotta a Enna e trovare, per 9.600 euro l’anno (tassa d’iscrizione), l’equivalente perduto altrove.

UNA SCHIERA di docenti rumeni dell’Università di Galati li accoglieranno. Mirello il rosso,   conducator politico ora legnato dal suo partito (il Pd) ed escluso dalla stanza dei bottoni, si gode la festa e rassicura sulle lingue. “L’inglese si impara in venti giorni e per la lingua rumena non possono essere sufficienti 360 ore di immersione full time? Continue reading

La dea di Mirello il Rosso e la maledizione di Enna

universita_ennaEnna non ha di che mangiare, ma sono pronti dieci chilometri di libreria, una biblioteca avveniristica che sviluppa cinque piani in altezza e due nel sottosuolo, e i primi 60 mila volumi dei 180 mila previsti sono lì da sfogliare: su carta e sul web. Enna non è una città ma un dente cariato: è bucata al suo centro, con gli edifici che collassano per la malnutrizione, ma può esibire il Leda, un centro di ricerca modernissimo sul coefficiente di resistenza degli edifici ai terremoti. È sfondata ai lati per via di frane che non le danno pace, eppure prova a indagare sugli stress fisici dei piloti d’aereo nel suo modernissimo centro aerospaziale. Enna è la più piccola città capoluogo della Sicilia, 28mila abitanti, la più povera dell’isola e il suo impresario, oggi sotto schiaffo, si chiama Vladimiro detto “Mirello” Crisafulli. È il più longevo dei politici siciliani, ha la pancia di un democristiano, ma è un esercente del lungo corso comunista.

Il diploma di scuola media e il blitz rumeno

Il compagno Mirello è riuscito nel miracolo di collegare alla sua persona l’alto e il basso della società e della cultura. È titolare di diploma di scuola media inferiore ma promotore e tutor dell’università dedicata a Kore, la dea fanciulla figlia di Cerere e – ultimo nato – un corso di laurea distaccato di Medicina in lingua rumena. Detiene l’università con una speciale rubrica societaria insieme a Cataldo Salerno, presidente tuttofare di un ateneo che però funziona (18 corsi di laurea e circa 7000 studenti), e altri tre politici locali in qualità, diciamo così, di soci di minoranza. L’università è infatti l’orgoglio e insieme la vergogna di Enna, la salvezza e la sua disperazione, il luogo del talento e il centro di smistamento della clientela vip, formidabile convertitore privato di danari pubblici. Per dire: gli ultimi 20 milioni di euro, di cui dodici a fondo perduto e otto con mutuo agevolato, sono stati smaltiti in iniziative scientifiche anche di prestigio in soli 18 mesi. “Si parla di cultura e non ci si cura che c’è un gran bisogno di cemento per edificarla”, chiosa ironizzando Salvatore Termine, ex deputato regionale ed ex amico e stratega di Crisafulli. Tutto ancora quindi ruota intorno al compagno Mirello malgrado queste siano ore amare per lui. Il compagno che vinceva, a suo dire, “col proporzionale, col maggioritario e anche col sorteggio”, ora è in minoranza nel partito che è stato dato in mano a un ruvido uomo d’ordine renziano, il deputato Ernesto Carbone. Il sindaco è ostile e l’università gli è stata appena sottratta dalla prefettura attraverso il commissariamento della Fondazione Kore, il governo privato dell’ateneo.Continue reading

Maurizio Landini: “La Tv ti utilizza, ho sbagliato ad andare in tutti i talk a urlare”

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C’era una volta Maurizio Landini.

C’era una volta cosa?

Il suo vocione timbra di meno, colpisce di meno. Sembrava che dovesse essere lì lì per fare il grande salto, il grande passo. Poi si è fermato.

Non ho cambiato passo e il fiato di oggi è il medesimo di quello di ieri. Mi sono solo sottratto a chi voleva fare di me un suppellettile televisivo, e la delusione magari è di coloro, non so se fa parte della schiera anche lei, che hanno bisogno di un nome purchessia. Ma questi sono i veneratori dell’uomo solo al comando che è esattamente la rappresentazione della natura storta di una democrazia di plastica. Gli uomini hanno bisogno di idee. E le idee sono in movimento quando attraversano la società, la coinvolgono, la fanno sentire parte. Un leader è il rappresentante di quel moto di massa non è il supplente della nostra coscienza civile. Non puoi dormire e pensare che Lui, il capo, si ricordi di te. Ha visto per esempio un grammo di preoccupazione sul volto di Matteo Renzi rispetto al fatto che oramai la maggioranza degli italiani nemmeno vuol conoscere l’indirizzo del seggio elettorale? A lui non frega nulla, gli basta una minoranza per piccina che sia.

Resta il fatto che la coalizione sociale di cui parlava l’anno scorso attraeva, incuriosiva, oggi è finita in soffitta.

Voi siete impazienti, avete una percezione così alterata della realtà perché – ipotizzo – subite la cronaca nervosa del giorno per giorno. L’analisi politica deve abituarsi a guardare un po’ oltre e a capire quel che potrà accadere e forse accadrà.

Cosa accadrà di bello?

Per la prima volta la Cgil sta affrontando assemblee con tutti i lavoratori e metterà ai voti la sua proposta di legge di un nuovo statuto dei diritti. Il lavoro non è quello di ieri, ma anche i lavoratori non sono più quelli di ieri. E quella proposta di legge sarà poi coniugata a un’altra domanda: per farla passare, per trasformarla in legge, siamo d’accordo di promuovere un referendum abrogativo del Jobs act e delle altre norme, come quelle sulla scuola? Entro il 18 marzo avremo i risultati. A lei sembra una piccola cosa? A me sembra una cosa grandiosa impegnare cinque milioni di lavoratori e tutto il 2016 nella raccolta di firme. E chi parla di lavoro secondo lei non ha anche a cuore la Costituzione? Io penso di sì. Un referendum tira l’altro.Continue reading