Musica e letture per il talento

festamediocri2Vince sempre la mediocrità, in Italia? Spesso. Ma l’altra sera, con una festa a due passi dal Portico d’Ottavia, la prima festa del talento, intitolata “Entriamo nel merito”, s’è tentata senza prendersi troppo sul serio una piccola rivolta culturale. L’occasione è l’uscita del libro di Antonello Caporale, maestro di cerimonia e spiritoso giornalista in controtendenza, che ha pubblicato per Baldini & Castoldi il libro “Mediocri”. Il regista Edoardo Winspeare – premiato per “Galantuomini” alla Festa del Cinema di Roma – sale sul palchetto e racconta della sua Puglia: ovvero, come una regione può raggiungere picchi di eccellenza e di anti-mediocrità puntando sulle arti e sulla musica. E insomma, volendo estremizzare il concetto: serve più il festival della Taranta o le varie università gremite di raccomandatissimi figli di “baroni”, per fare di quella regione un posto ad alto tasso di merito, di visibilità e di vivibilità? A fare festa sono politici di sinistra e di destra, e creativi di tutti i tipi, per lo più giovani e barbuti. Si sono esibiti il cantautore Paolo Pallante e l’attore Davide Tassi. Hanno recitato le «lettere dall’esilio» pubblicate nel libro di Caporale. Missive di “giovani cervelli» scartati dall’Italia dei mediocri e finiti con grande successo all’estero. Un viaggio teatrale nel nostro futuro sprecato. In cui spicca la lettera di un ragazzo di 25 anni, rifiutato come stagista dal “Corriere della sera” e diventato, in India, editor per il sud-est asiatico del “Financial Times”. Serviva una festa notturna, signor Caporale? «Sì, la mediocrità va combattuta con tutte le armi e a tutte le ore!».

Mario Ajello – da Il Messaggero del 29 gennaio 2009 – Cronaca di Roma – Estratto da pagina 37

La festa per Mediocri

festamediocriE’ stata una bella festa, lieve ma partecipata. Mediocri letto con la voce di un attore (Davide Tassi) e musicato dalla chitarra di Paolo Pallante. Luci, pedana, la pizzica salentina illustrata da Edoardo Winspeare, i quadri di Adriano Fida a fare da sfondo.
Abbiamo festeggiato al Rialto nel giorno del suo decimo compleanno, nel pieno del ghetto di Roma.
C’era molta gente, ma so che alcuni sono mancati e avrebbero voluto esserci.
Ci sarà tempo e modo di trovarci di nuovo.
Intanto, e davvero, grazie.
Per vedere qualche foto della serata potete cliccare qui.

Ragazze e soldati

violenzadonneMANUELA CAVALIERI

È notte. La città è lontana, ma effonde tutta la sua poesia antica.
Giovani e innamorati, in una piccola utilitaria si scambiano dolci effusioni.
Lei fa l’impiegata, ha ventun’anni: una “bella ragazza italiana”; lui, operaio, ne ha compiuti ventiquattro.
D’un tratto il fragore, inatteso, di un finestrino che va in frantumi.
L’auto è circondata. Sono in cinque. È il terrore.
Picchiano selvaggiamente il ragazzo e lo sbattono nel portabagagli.
Poi i loro occhi cadono su di lei. La ragazza trema; terrorizzata si porta al volto le mani.
La violentano a turno. Uno; due; tre; quattro; cinque.
L’inferno è in questo angolo della provincia di Roma.
Lui, rinchiuso, inghiotte lacrime amare. Uno; due; tre; quattro; cinque.
“Dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze italiane, credo che non ce la faremmo mai…” ha detto sorridente il premier. E questo è “…un complimento alle ragazze italiane che sono alcuni milioni. Io penso che in ogni occasione serva sempre il senso della leggerezza e dell’umorismo…”

E se Gomorra non fosse piaciuto?

toniservilloSERENELLA MATTERA

Perché Gomorra è fuori dagli Oscar? Come previsto e prevedibile, l’inattesa (almeno in Italia) esclusione dalle nomination del film di Matteo Garrone ha sollecitato la fantasia di molti. Improvvisate analisi di mercato, immotivati attacchi di vittimismo, accanto a più o meno improbabili teorie complottistiche. Colpa dei distributori americani del film. No, colpa di Domenico Procacci e della sua Fandango. No, poverino, non poteva farci niente: in realtà il sistema di selezione dei film stranieri è marcio.
A un certo punto è anche spuntata una sorprendente ipotesi: “E se Gomorra fosse ‘vittima’ di Daniele Piombi?”. Sì, proprio così: una ritorsione dell’Academy contro il (dimenticato) presentatore nostrano. Gli americani hanno contestato alla Rai l’utilizzo del marchio registrato ‘Oscar’, per il programma concorrente dei Telegatti: il “Premio regia televisiva – Oscar dell’anno”. Ma quel titolo se l’era inventato Piombi e evidentemente ci teneva, per cui l’anno scorso ha deciso di fare causa all’Academy. Di qui la teoria: l’esclusione di Gomorra sarebbe una non tanto sottile vendetta verso l’italico presentatore.Continue reading

Scuola e privilegi

(…) La scuola in Italia è rimasta un organismo schiettamente borghese, nel peggior senso della parola. (…) La scuola media e superiore, che è di Stato, e cioè è pagata con le entrate generali, e quindi anche con le tasse dirette pagate dal proletariato, non può essere frequentata che dai giovani figli della borghesia, che godono dell’indipendenza economica necessaria per la tranquillità degli studi. Un proletario, anche se intelligente, anche se in possesso di tutti i numeri necessari per diventare un uomo di cultura, è costretto a sciupare le sue qualità in attività diversa, o a diventare un refrattario, un autodidatta, cioè (fatte le dovute eccezioni) un mezzo uomo, un uomo che non può dare tutto ciò che avrebbe potuto, se si fosse completato ed irrobustito nella disciplina della scuola. La cultura è un privilegio. La scuola è un privilegio. E non vogliamo che tale essa sia. Tutti i giovani dovrebbero essere uguali dinanzi alla cultura. Lo Stato non deve pagare coi denari di tutti la scuola anche per i mediocri e deficienti, figli dei benestanti, mentre ne esclude gli intelligenti e capaci, figlioli dei proletari. (…) Al proletariato è necessaria una scuola disinteressata. Una scuola in cui sia data al fanciullo la possibilità di formarsi, di diventare uomo, di acquistare quei criteri generali che servono allo svolgimento del carattere. Una scuola umanistica, insomma, come la intendevano gli antichi e i piú recenti uomini del Rinascimento. Una scuola che non ipotechi l’avvenire del fanciullo e costringa la sua volontà, la sua intelligenza, la sua coscienza in formazione a muoversi entro un binario a stazione prefissata. Una scuola di libertà e di libera iniziativa e non una scuola di schiavitù e di meccanicità. Anche i figli dei proletari devono avere dinanzi a sé tutte le possibilità, tutti i campi liberi per poter realizzare la propria individualità nel modo migliore, e perciò nel modo piú produttivo per loro e per la collettività. (…) .

Scritti Politici
“Uomini o macchine?”, Avanti!, ediz. piemontese, 24 dicembre 1916, rubrica «La scuola e i socialisti».

La banca del tempo, dove la crisi non esiste

orologiodigitaleMARCO MORELLO

È una banca che non è stata nemmeno sfiorata dai venti della grande crisi. Anzi, anno dopo anno ha aumentato i correntisti e gli sportelli, 23 nella sola capitale, distribuendo assegni a oltre 8mila romani. Dipenderà dal fatto che come moneta non usa gli euro ma le ore, sarà perché come obiettivo non ha il profitto ma lo scambio di favori e servizi.
Stiamo parlando della «Banca del tempo», un istituto di credito parecchio sui generis aperto a Roma nel 1996. Che oggi funziona a pieno regime e in maniera gratuita per i cittadini, le associazioni, gli enti privati o chiunque desideri entrarne a far parte. Di più: solo nel 2007 ha reso possibili oltre 88mila ore di prestazioni, facendo risparmiare al Comune una cifra stimabile in un milione di euro.Continue reading

L’urgente bottino di guerra

villariNon è mai troppo vero che il mediocre ha come unico orizzonte il presente. La mezz’ora che lo separa dal pomeriggio.
Prendiamo, è un caso di scuola, la vicenda Villari. Se letta a pezzetti dà il senso di un enorme teatro, il teatrone della politica. Attori professionisti e dilettanti, mestieranti in cerca di una qualche occupazione…
Se invece la riannodiamo tutta abbiamo il senso vivo di questo tempo così mediocre.
Il rompicapo istituzionale, l’ingresso e poi l’espulsione dell’epatologo napoletano dalla commissione di Vigilanza, la furia, la fretta con la quale si è congegnato l’ordigno e poi lo si è disinnescato è figlia di un’impellenza elementare: nominare dieci nuovi capiredattori, tre direttori di tg, altrettanti di rete. Realizzare insomma un urgente bottino di guerra.
La commissione di Vigilanza sulla Rai non serve a niente. La Rai ha già comitati di controllo e a più livelli (il consiglio di amministrazione nominato dai partiti cos’è? E l’Authority per le Comunicazioni cos’è?). Ma c’è bisogno di questa ulteriore scala lottizzatoria.
La politica senza idee e senza passioni non ha granchè da fare che misurarsi con l’attività manipolatoria: possedere la televisione, deciderne i servizi, i volti, e i messaggi.
Tutta una vita dietro al pastone politico del Tg1…