Nel paese della bugia la verità è una malattia

LINDA LA POSTA

Uno strano destino accomuna la Sardegna e l’Abruzzo. Queste due regioni, note per la fierezza e la sobrietà delle proprie popolazioni, sono entrambe vittime delle manie di grandezza del nostro Capo del Governo.
Ripagare i sardi dei disagi procurati dall’occupazione trentennale della base americana, sembrava essere il senso della decisione di tenere il Summit del G8 sull’isola della Maddalena. Una scelta che, grazie alle bellezze naturali del posto, coniugava, in verità, risonanza mondiale con perfetti scopi elettoralistici.
I sardi, gente seria, poco propensa alla bugia che, anzi, reputano una grave offesa, lo hanno preso in parola. E sognando ripresa economica, turistica, lavorativa, mentre davano il via a turni H24 per lavori di costruzione e ristrutturazione di opere importanti, ringraziavano riconoscenti votando in massa il candidato regionale del PDL Ugo Cappellacci, figlio del commercialista di Berlusconi, uno dei pochi personaggi ad aver vinto una gara elettorale da sconosciuto e senza profferire molte parole.
Contro la Natura e l’insipienza degli uomini, però, anche il Super Presidente ha qualche difficoltà e così 20 minuti di scosse hanno scompaginato tutte le sue idee di stupire il mondo.
Per garantire, in tre mesi, la compiutezza di opere notevoli e la sicurezza degli ospiti, sarebbero servite delle cifre tali da non poter essere giustificate dinanzi a trecento morti e a 65.000 senzatetto. Ma Berlusconi, si sa, non rinuncia facilmente a mettersi in luce, come forse il contesto avrebbe richiesto e, sfoderando le sue indubbie capacità pubblicitarie, ha trasformato l’Abruzzo ferito, in una vetrina migliore di quella sarda.
La decisione finale di tenere il G8 all’Aquila, nella spartana caserma della Guardia di Finanza, non solo lo monda dall’immagine opulenta e sprecona che, in tempi di crisi mondiale, tutti gli avrebbero rinfacciato, ma proponendo questa scelta, apparentemente di basso profilo, ha zittito gran parte dell’opposizione.
Ora se la deve vedere con le proteste bipartisan dei sardi, che in un giorno hanno visto sfumare non solo i presupposti di ripresa economica e di visibilità ma, ancor peggio, la fiducia che gli avevano concesso. E chissà se il popolo abruzzese,così schivo, sopporterà l’esibizione del proprio disagio e il via vai di otto capi di stato e di governo, di seimila persone tra delegati e giornalisti e di 16000 uomini delle forze dell’ordine.
E mentre già qualche castello dell’Abruzzo sta spolverando le antiche vestigia per risollevare il morale dei Grandi, abbattutto da mense militari e macerie, molti si stanno chiedendo che fine faranno i soldi del FAS, quelle centinaia di milioni di euro stanziati dall’Europa per le aree sottoutilizzate. Ci si allargherà l’autostrada Olbia-Sassari, si allungherà la pista dell’aeroporto di Olbia e si farà il molo di Porto Torres, come il Nostro aveva promesso in previsione del G8, o si useranno per la ricostruzione post-terremoto?
Berlusconi, si sa, una ne fa e mille ne racconta, e lo scuseranno gli abruzzesi se il 12 dicembre del 2008 promise loro, in campagna elettorale, 16 milioni e 600 mila euro per lavori infrastrutturali ( fondi provenienti dal FAS) e di questi, nove milioni sono scomparsi assieme alla promessa della velocizzazione della Roma-Pescara.
Tra tante promesse qualcuna può sempre sfuggire, e Sardi e Abruzzesi, popoli seri, sapranno trovare un accordo.

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