Nord-est, dalle urla leghiste ai grillini muti

Padova
Sono fragili come bicchieri di carta. Samuele Zanin ha 34 anni, vive a Piazzola sul Brenta, fa l’operaio metalmeccanico, e forse sarà candidato dei Cinque stelle di Padova: “Ho questo problema: se accetto l’intervista rischio di squilibrare a mio favore la competizione interna, non vorrei esagerare”. E per non esagerare Loris De Poli, da Cittadella, ha diramato sul Google group la presenza del giornalista a Padova, con l’invito ai militanti a presentarsi, se ne avessero avuto voglia, al caffè Pedrocchi intorno alle 13. Risultato: nessuno è riuscito a districarsi tra gli impegni. Zero attivisti. Amen. Il Veneto che sta dicendo addio alla Lega si apre, invece, come i melograni in autunno a questi nuovi politici svezzati dal web e venuti fuori oltre ogni logica, eccentrici rispetto al corso naturale degli eventi. Samuele era un cittadino dai diritti atrofizzati, non ha mai saputo cosa farsene del voto, non gli piacevano i partiti, non aveva per lui senso nemmeno fischiarli. Per lui il mondo era un altro: “Annullavo la scheda, mi dicevo che non era cosa. Fin quando non è arrivato lui”. “Io invece votavo alternativamente per destra e sinistra. Un po’ a casaccio, alla rinfusa, tentando strade nuove e mai ricevendo soddisfazioni”, dice Loris. L’apparizione di Beppe Grillo li trasforma in perfetti soldatini civici, attivisti a cinque stelle, pieni di premure per le regole che certo non hanno contribuito a scrivere, ma che sono entusiasti di rispettare e venerare. Questi ragazzi sembrano monadi di Leibniz. La democrazia dei singoli, il voto dei singoli, l’universo fatto di singoli. Ciascuno coltiva il suo e a ciascuno deve interessare il suo: legati alla parte, perché il tutto è questione delegata a Grillo e a Gianroberto Casaleggio, allo staff che governa il Movimento, accumula i certificati di buona condotta, le brevi biografie che selezionano i candidabili, i promossi alla vita pubblica. “Io parlo di Piazzola, di Padova non so”, dice Samuele.
A ROVIGO sanno di Rovigo, a Mestre di Mestre. Ogni città un gruppo, su ogni forum il dibattito è regolato dal tema, uno alla volta e senza confondersi, ogni banchetto promuove una battaglia. Api laboriose sempre tra loro connesse eppure, quando c’è da guardare all’Italia, all’intero invece che alla parte, incredibilmente sconnesse, mute, ferme.
David Borrelli è stato il primo consigliere comunale del Movimento. Oggi solo il Veneto ne conta più di cento, e altre centinaia stanno per approdare nei paesi e nelle città. Ieri c’era lui solo a Treviso: “Dovetti candidarmi anche alla Regione per mancanza di disponibilità. E adesso sto facendo quello che mi ero ripromesso: regalo un po’ di tempo alla mia città. Fare politica è una fatica immane per chi la deve onorare senza dimenticarsi del lavoro, della famiglia, delle sue cose. Per più di cinque anni è proprio impossibile farla. Io infatti l’ho detto: a fine mandato lascio”. David sa tutto di Treviso e delle battaglie che gli hanno fatto scegliere l’impegno: “I miei cari si erano tutti ammalati di cancro. Ho pensato che fosse mio dovere informarmi un po’, indagare sui veleni che vengono sotterrati e così ho iniziato. E ogni sforzo lo devolvo a Treviso”. David per esempio non ha avuto tempo di seguire la vicenda della collega Federica Salsi, che ha fatto infuriare il capo per l’ospitata a Ballarò: “Non l’ho vista in tv e non ho letto il commento di Grillo sui talk show”. Non ha tempo di leggere i giornali: “In questi giorni, guardi, sono zeppo di delibere e casini vari”. Non segue con costanza neanche il blog di Beppe: “Lo apro due volte al mese, quando posso. Grillo è un signore che ci dà visibilità, ma non avverto alcun timore reverenziale, siamo insieme per fare questa battaglia. Lui sta lì, io qui”. Anche Denise Fasanelli a Trento aveva voglia di impegnarsi e contribuire e fare. Ma anche a criticare, condizionare, contrastare, bocciare o approvare.
“FINCHÉ non si è concretamente parlato di liste civiche – racconta Denise – tutto è andato liscio, è stata costruita una rete con altri movimenti o realtà del territorio. Alcuni di noi si recarono comunque alla prima giornata, nel 2009, dedicata alla stesura della Carta di Firenze: i 12 punti di un Comune a Cinque Stelle. Purtroppo, con nostra sorpresa non vi fu nessuna stesura, la Carta ci venne consegnata all’ingresso e buonanotte. Punti discussi sul web, votati on line, per carità, non voglio fare insinuazioni. Eppure senza possibilità di confronto, discussione, argomentazione, quella consegna ci parve grottesca da parte di chi voleva dare un esempio di democrazia diretta. Il resto della giornata assomigliò ad un lungo spettacolo: una serie di interventi, oltre al comico genovese, di ‘vip’, mentre ai ragazzi delle future liste civiche venne concesso pochissimo tempo per presentarsi. Avevamo compreso che il comico non si sarebbe mai fatto da parte, avrebbe sempre mantenuto il diritto di veto”. Denise ha lasciato, e altri assieme a lei. Tanti i nuovi, e molti galvanizzati dal successo ma intimoriti dagli effetti collaterali. Evitare giornalisti e televisioni, meno si appare e meglio si sta. Antonio Melfi a Pomigliano d’Arco, durante la manifestazione della Fiom, non ha visto alcuna bandiera grillina in corteo. Ha domandato sul blog: “Mi è un po’ spiaciuto, perché non c’eravate? Io vi stimo, sono con voi, perciò chiedo”. Risposta: “La nostra bandiera sei tu”. da: Il Fatto Quotidiano, 17 novembre 2012

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1 Comment

  1. non mi pare che questo articolo corrisponda a verità, le risposte degli attivisti del Movimento sono state deformate…tant’è..per questo gli attivisti non hanno voglia di rilasciare interviste..

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