Tra aula e Transatlantico la disperazione dei delusi

BOSSI: “QUELLO A B. LO FREGA SICURO”. CHIAMPARINO CAMMINA TRISTE A ZIG ZAG: FINITI I SOGNI DI GLORIA. LA GELMINI: “MANCA SOLO IL TWEET #silviostaisereno”
L’andatura fa l’umore. Umberto Bossi procede a zig zag, visibilmente scosso e intorpidito. “Quello lo frega sicuramente”. Quello è Mattarella, il fregato è Berlusconi. Sergio Chiamparino anche è un po’ fregato. Quirinabile sconfitto. Zig zag e testa china. Ritorno in Piemonte previsto per domani sera e addio sogni di gloria.
Rosy Bindi, invece, a testa alta e a passo lento perché tutti notino la novità.
Nichi Vendola, festoso, ha appena detto che Mattarella è la versione uomo della Bindi. Lei: “Molto meglio di me”. Lui: “Renzi ha messo due dita nell’occhio di Berlusconi. Sono contentissimo”. C’è un cumulo di forzisti in disarmo, corpi adagiati sul divano di destra dell’aula. Ex valchirie berlusconiane segnano la disfatta con movimenti asimmetrici.
Laura Ravetto, ipercinetica: “So tante di quelle cose ma non le dico”. Mara Carfagna è sul grigio esistenziale, lenta a cogliere l’atto doloroso. Annagrazia Calabria piuttosto intontita: “Che?”. Michaela Biancofiore stravolta. Mariastella Gelmini ficcante: “Mancava solo che Renzi facesse un tweet con l’hashtag silviostaisereno”. A un passo Paolo Romani, mani in tasca e sguardo vuoto. Cosa ne sarà di lui senza il Nazareno? I siciliani, oggi molto ispirati, invece si mostrano in gruppo. Rosario Crocetta, in qualità di presidente della Regione, il vincitore territoriale, si dilunga sul bacio come espressione sentimentale della politica in Trinacria. Il suo predecessore, Totò Cuffaro (ora in carcere) era giustamente soprannominato “Vasa vasa”. Lui, noto omosessuale, annuncia che ha cambiato verso rispetto alle tecniche di approccio elettorale: “Non bacio più nessuno. Forse altri colleghi del Palazzo lo fanno e magari di notte e con travestiti”.
Arriva Giorgio Napolitano scortato da un commesso. Applauso reverenziale. Ecco i colleghi senatori a vita Carlo Rubbia e Renzo Piano, senza commessi e senza applausi, spaesati. La presidente Laura Boldrini, con quattro commessi: “Andrà bene”. Anche Domenico Scilipoti, ve lo ricordate?, c’è: “Mattarella, perché no?”.
Inizia la chiama. Prima i senatori a vita (secondo applauso a Napolitano), poi il resto. Lettera G. Galan? L’onorevole Giancarlo Galan è agli arresti domiciliari. Pure l’onorevole Francantonio Genovese (siciliano di Messina) poteva essere qui ma purtroppo è tenuto al domicilio coatto.
Giancarlo Magalli seppure lo volesse, non potrebbe entrare. Non è grande elettore. Berlusconi purtroppo anche. Fa strano ma è così.
Emanuele Fiano, renziano saltellante: “Chapeau a Matteo. Anche voi del Fatto dovreste dirlo che è un grande”. Laura Venittelli, pidina molisana: “Non ero molto convinta, poi però…”.
Il Transatlantico è zeppo come il corso cittadino al sabato sera. Strusci e ristrusci, ombrelli, telecamere, soliti conciliaboli. I calabresi, molto uniti, si stringono davanti ai tramezzini. Paolo Bonaiuti, ex portavoce berlusconiano, tiene il conto delle noccioline. Va bene uno spritz? Domani tutto passa. Hanno vinto quelli che stanno al lato sinistro del Transatlantico, hanno perso quelli di destra. Così sembra, e tutto appare chiaro. “Mi appare chiarissimo”, dice Cesare Damiano. Ignazio La Russa fa il presagio intuendo un varco dei possibili voltagabbana: “B. cambia idea spesso. Sabato farà il dietrofront”. Roberto Calderoli: “Il no di Alfano a Mattarella dura tre minuti, massimo cinque. Poi si accoda”. Bruno Vespa sintetizza: “So per certo che Berlusconi aveva detto sì a Renzi su Mattarella. Poi qualcosa è successo”. Forse che Marina, la figliola, gli ha telefonato? “Papà, mai. Lui è il nostro nemico storico!”. È un giorno importante e anche alcuni reduci si uniscono al branco. Toh , c’è Alfonso Pecoraro Scanio. Era verde una volta. Anche Carlo Vizzini, un mito socialdemocratico, roba del secolo scorso. Siciliano come lui: “Io e Mattarella, quante battaglie”. I risultati del primo giorno sono per certi versi clamorosi. Magalli, molto gettonato dal web, non figura nemmeno tra gli ultimi posti dei perdenti. Ottimo piazzamento della Prima Repubblica con Arnaldo Forlani, appaiato a Vittorio Feltri. Exploit di un tale che di cognome fa Morelli, poi un filotto di schede bianche. Quindi la gioia di chi sente la vittoria in tasca e le lacrime di chi, come Augusto Minzolini, avverte aria di pietanze lasciate in cucina: “Renzi ci ha fatto sedere a tavola ma poi non ci ha fatto mangiare”. 

da: Il Fatto Quotidiano 30 gennaio 2015

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