Distrutta la Costituzione col voto-ricatto di Verdini

Clic. È Denis Verdini che spegne la luce. Lui ha la firma sulla nuova Costituzione, lui è il principio e la fine del governo, l’ombra e il riparo del premier. I numeri sono crudeli, ma sinceri: i verdiniani sono decisivi (e adesso pretendono un nuovo Italicum su misura), Pd e Ncd sono andati sotto la soglia di maggioranza e se i bersaniani in futuro si sfilassero il governo sarebbe appeso a un filo. Il Senato si spegne alle sette di sera e ringrazia per la sua morte Matteo Renzi con un bell’applauso quando il premier dice: “Il Paese vi deve gratitudine”. I senatori trapassati piegano nell’indifferenza. “A me non interessa, io tanto non voto, l’ho detto e lo ripeto”, riferisce Antonio Azzollini. Scampò all’arresto qualche mese fa, oggi si presenta con una coppola di lana e nel taschino due matite e due penne. Sembra soddisfatto di quello che ha avuto. “Sapesse che analfabetismo qui dentro. Quando presiedo l’aula do un occhio al senatore che interviene, ma senza farmi scorgere prendo sotto mano un libro di poesie. Qua dentro la mente si atrofizza caro mio. Bisogna con vincersene, è davvero venuto il momento che questo palazzo chiuda. Sarà un’altra cosa, finalmente”. È il commiato di Valeria Fedeli, vicepresidente dell’aula. Era sindacalista della Cgil e il mondo le pareva dritto, poi l’hanno eletta senatrice e si è accorta che è storto.

AL DI LÀ della morte c’è la vita, abbiate fede. Nel caso di Denis Verdini si deve effettivamente parlare di gloriosa resurrezione. La stazza del boss ce l’ha e in serata naviga nel Transatlantico di Palazzo Madama come il rompighiaccio nei mari dell’Alaska. Motivatore professionista, ha appena persuaso l’ex grillina Adele Gambaro ad affidarsi alle sue cure. È una scena insieme tragica e comica. Questa signora cinquantenne sbuca da un lato del palazzo e si concede agli sguardi e ai sorrisi del boss che l’aspetta a braccia aperte. E la bacia. E le dice: “bravissima”. Lei: “Grazie”, come una scolaretta. “Siamo 18 oramai, e nel numero già bastiamo ma altri quattro sono in arrivo nel gruppo”. Mi chiama: vieni, a scolta anche tu. Vivissimi complimenti senatore. Lui: “Meglio parlare con i pm che con voi. Il magistrato detta, legge, accusa in modo circo stanziato. E io rispondo, replico, mi difendo e metto a verbale. Con voi invece… Mi avete fatto dire che sono l’idraulico di Renzi. E che il mio gruppo si affilia al Pd. Invece io ho detto ‘si affianca’, c’è una bella differenza”. Affiliato, affiancato: “Oggi si apre una fase nuova, e sono convintamente con Renzi. Cambia la storia in modo epocale grazie anche a noi”. Il vestito a righe blu, la cravatta di Hermes, la pancia da grande e ricco allevatore del Montana. È lui che gioisce, è il vincitore che avanza e avvisa Renzi: gli starà incollato come un’ombra, anzi di più.

PISTACCHI E BANANE, mandorle e spremute. Dietro di lui la coppia dei trapassati remoti, Manuela Repetti e Sandro Bondi. Si amano e si tengono per mano. Nella gioia e nel dolore. Dice lei: “Per me oramai politicamente è finita. Il percorso si conclude così”. C’eravamo tanto amati con Berlusconi però cambia il mondo e bisogna guardare in faccia alla realtà. Un trio dell’Ncd dietro un angolo. Il primo si chiama Guido Viceconte e spiega alla collega Fedeli: “Devi sempre ricordarti che Matteo Renzi vive grazie a noi. Tienilo a mente”. Il secondo si chiama Tonino Gentile. Voleva il Nobel per Silvio, ma non è stato possibile. Oggi è in attesa di riavere la poltrona di sottosegretario ai Trasporti a cui ha dovuto rinunciare per una dannatissima storia calabrese. Lui è di Cosenza, un giornale lo attaccò, il senatore si infuriò e fece bloccare le rotative. Scoppiò un casotto, Gentile perse la poltrona ma non la speranza di ritornare in sella.

MA INSOMMA qui dentro a chi frega della Costituzione? Miguel Gotor, sconsolato: “Sembra proprio che non freghi a nessuno. Il ritorno degli indifferenti, come i protagonisti del romanzo del barone Ponticelli della Gatta: I moribondi di palazzo Carignano. Sono oramai fantasmi”. Fantasmi, sì. C’è Barani, il tizio col garofano nel taschino, c’è Anna Finocchiaro nella funzione dell’infermiera pietosa che ha iniettato la siringa per l’eutanasia. Si aspetta un grazie da Maria Elena Boschi. La madrina delle Riforme veste di rosso e di nero e avanza col sorriso. Al meno le riforme oggi e non l’Etruria, il papà che da persona perbene sta cambiando status, e la storiaccia di Carboni e quella dei massoni. Che inferno e che colpo alla dieta. Il nervosismo accalora, dilata, porta in dono la gastrite. Ma il potere è fatica e la carriera costa.

Da: Il Fatto Quotidiano, 21 gennaio 2016

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