Sfacelo ATAC, dopo cubiste e raccomandati ora bussano i creditori

L’AZIENDA DEL TRASPORTO PUBBLICO DI ROMA SULL’ORLO DEL COLLASSO CONTI PIGNORATI PER UN DEBITO DI 115 MILIONI DI EURO, A RISCHIO I RIFORNIMENTI DI GASOLIO PER I BUS. IL COMUNE CI METTE UNA PEZZA
Forse il gasolio sarà assicurato e i bus della Capitale proseguiranno serenamente il lento cammino verso il default. L’evento estremo, il fine corsa per assenza di benzina, sembra scongiurato da un intervento ponte del Campidoglio che risolve l’ultimo pignoramento dei fornitori nell’ultima catasta di debiti che espugna il miliardo di euro e pone l’Atac in cima alle aziende peggio governate d’Europa. Qui siamo nel centro di gravità permanente della bancarotta, nell’enclave debitoria di una città già ricoperta dai debiti, nel sistema più approfondito, specializzato e contabilizzato di frode della fede pubblica. Il passante pensa di viaggiare su un bus e non sa che galoppa su un vettore d’incoscienza, un turbine feroce di appalti farlocchi, bandi irregolari, arbitrati che sembrano arbitri, e uomini politici di tutte le razze, veramente tutte, che hanno preteso nel corso degli anni un pizzo personale. L’amico, l’amica, la fidanzata, la moglie, il segretario, il cognato, l’amante a ingrassare una pianta organica che arriva a dodicimila dipendenti, che perde all’anno circa 200 milioni di euro, che aumenta vertiginosamente i costi degli amministrativi (da 86 milioni di euro nel 2011 ai 115 del 2012), utilizza il 60 per cento delle vetture (1379 in transito contro le 2298 disponibili), pianifica la riduzione di 498 autisti e lascia già ora la città sulla pensilina. In attesa.Continue reading

Alemanno-Rocky, titoli di coda dai Cesaroni

È venuto sudato e s’è seduto nell’angoletto. Che gli dici? Gnente. Posso avere un’aranciata? Eccote l’aranciata. M’è venuto il pensiero che era meglio che se n’annasse, per lui era meglio s’intende, ma come fai a dirlo, è pur sempre er sindaco. Tempo cinque minuti e c’era casino. Solo parole però. D’altronne ‘sto quartiere se chiama Garbatella e mi’ nonno era un grande comunista”.
GAETANO MONTINI è il titolare del bar I Cesaroni, divenuto il set romano più famoso e più amato d’Italia per via dell’epopea televisiva che oramai da cinque anni anni cattura – grazie a Mediaset – quantità costanti di teleutenti radunati in salotto nel prime time, la fascia serale tanto cara alla pubblicità. Questo bar è stato il teatro della tragedia elettorale di Gianni Alemanno. Tempo fa quassù, sul cucuzzetto che scivola nel traffico dell’Ostiense, anche Silvio Berlusconi è venuto a fare una capatina. Ma di mattina presto e in solitaria. Serrande appena alzate, il Cavaliere che non lascia l’auto e guarda il bar a distanza di sicurezza. Continue reading

Niente prostitute per Alemanno

alemannoFLAVIA PICCINNI

Le scuse dei clienti di prostitute fermati a Roma dalla polizia potrebbero essere racchiuse in un libro. E il vademecum delle scuse assurde potrebbe essere un ottimo titolo. C’è chi dice che aveva riconosciuto nella prorompente africana bordo strada una vecchia compagnia del liceo, chi nella svestita russa un’amica di famiglia, chi si improvvisa a caccia di informazioni stradali e chi invece allarga le braccia e cerca comprensione, “Con mia moglie non va più” spiega.
C’è anche chi, come il sindaco di Roma Gianni Alemanno, dice che non ha mai avuto rapporti con le prostitute perché «Non ne ho bisogno. Sono sposato». La risposta, data alla giornalista Lilli Gruber, nel corso della trasmissione «Otto e Mezzo» in onda l’altra sera su La7, era d’obbligo per una domanda che non ammette repliche: «Ha mai rischiato di essere illegale?». Alemanno ha poi spiegato il senso dell’ordinanza «anti-lucciole»: «Oggi non c’è reato di prostituzione. La mia ordinanza mira ad evitare che, in luogo pubblico, nelle strade, avvenga questo spettacolo, vogliamo tutelare i nostri bambini». Alemanno ha precisato che l’ordinanza «non aggiunge nulla al ddl Carfagna, ma ribadisce che in luogo pubblico non sono sostenibili alcuni comportamenti che richiamano all’adescamento». E intanto alcuni romani cercano scuse sempre più fantasiose per scampare alla multa di 200 euro destinata ai clienti delle lucciole, le donne che fanno il lavoro più antico del mondo.

Faccia a faccia con il degrado

alemannocasaleMARCO MORELLO

Sono passati quasi cinque giorni, ma il degrado è ancora il sovrano assoluto nel casale lungo la Portuense dove venerdì notte sono stati aggrediti i due turisti olandesi. Ci sono vetri di bottiglie rotte e barattoli arrugginiti che emergono dalla sterpaglia, in ogni angolo escrementi di animali e preservativi usati pronti ad attaccarsi alle scarpe. All’interno, nell’edificio pericolante, un divano consumato dal tempo, tende-coperte di fortuna e un materasso sdrucito, di fronte al quale un cane bianco e smunto fa la guardia immobile. «È un’area privata, non potevamo intervenire più di tanto», afferma a voce bassa un carabiniere della vicina stazione di Ponte Galeria, quasi giustificandosi. Ma nessuno ha da muovere accuse: in attesa dell’arrivo del sindaco per un sopralluogo, qualcosa di importante si è già mosso. La Protezione Civile è già al lavoro per recintare i 400 metri dell’area e, a quanto pare, «stanno procedendo a tempi di record, finiranno stasera quando in genere per questo tipo di interventi ci vuole una settimana». Lo dice distrattamente un vigile urbano mentre si affanna a regolare il flusso dei veicoli che spuntano da ogni parte. Perché in un luogo così isolato, sospeso a mezz’aria tra la stazione di Ponte Galeria e i palazzoni minacciosi di Corviale, così tanta gente non si era mai vista.
«Abbiamo diffidato la proprietà di questo stabile – dice Alemanno mentre si avvicina al casale – affinché entro cinque giorni lo metta in sicurezza murandolo o abbattendolo». Non c’è «la padrona di casa» ad accogliere il primo cittadino, «è una signora anziana», spiegano alcuni residenti. Al suo posto ecco invece il fattore, che porta il sindaco a fare un giro approfondito dell’area: lui si informa, vuole sapere esattamente che cosa è successo in quel luogo «dimenticato da dio e dagli uomini», poi si indigna e bolla i due pastori come «bestie che non meritano perdono». In fondo, per dargli ragione, «basta vedere quello che hanno fatto».Continue reading