Docu-serie, Alfabeto-Alla radice del lavoro: ‘F’ come ‘Felicità’

Chi odia, chi ama, chi cammina a testa alta, chi invece avanza a testa bassa. Chi ha nelle mani l’unico suo capitale, mani sporche di sudore, di fatica, mani dignitose e mani pulite. Chi ha solo lacrime e chi sorride sempre. Chi ruba e chi resiste. L’Italia attraverso l’Alfabeto – Alla radice del lavoro. La settima delle sette puntate parte dalla lettera ‘F’ come ‘Felicità’. Ultima puntata dellla nuova docu-serie di Antonello Caporale e Toni Trupia

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ALFABETO / ALLA RADICE DEL LAVORO

Chi odia, chi ama, chi cammina a testa alta, chi invece avanza a testa bassa. Chi ha nelle mani l’unico suo capitale, mani sporche di sudore, di fatica, mani dignitose e mani pulite. Chi ha solo lacrime e chi sorride sempre. Chi ruba e chi resiste. L’Italia attraverso l’Alfabeto. O come orgoglio, P come passione, Z come zappa, C come cambiamento, R come resistenza, S come sogno, T come terra.

Prossimamente su ilfattoquotidiano.it la nuova docu-serie di Antonello Caporale e Toni Trupia

M come medici

alfabeto

QUI LA MORTE e la vita si incontrano. Chi spinge e chi resiste come si fosse in quelle file al botteghino per guadagnarsi il biglietto di uno spettacolo imperdibile. Esiste l’enormità della vita, l’impellenza che essa rimanga tale e che il corpo riconquisti la luce, gli occhi si riaprano, e la bocca, le mani, le gambe ritornino nella loro condizione originaria. Ora sono manichini sdraiati, denudati, immobili, bucati da aghi, tracheotomizzati, tenuti al caldo o al freddo da elettrodi, coperti per compassione da un telo verde. Incoscienti, incapaci, quasi perduti.
Guarire con la speranza
Nella sala di terapia intensiva del San Giovanni Bosco, ospedale torinese, la giornata segue i beep delle macchine, e le macchine aggiornano i monitor, i monitor registrano i battiti, assistono il ritmo ossessivo della lotta finale. Si può essere felici in questa valle di lacrime, in questo deposito di dolore, in questo teatro di piaghe infinite, di esami ricorrenti e quasi sempre inconcludenti? Sergio Livigni ha il compito di dare speranza a chi non ne ha più, e offrire una ragione alla crudeltà del destino, un motivo alla scelta di resistere, una speranza alla disperazione. Da medico dirigente, è lui il primario del reparto, ha scelto di trasformarsi in motivatore, in una macchina della fiducia. Ed è straordinario quel che succede in questa piccola fabbrica della vita. Perché lo Stato arrivava a pagare anche 2.500 euro al giorno (ora meno) per assistere chi lotta, ma non riesce a dare sorrisi o lacrime a quelli che accompagna. Non riesce a essere umano. Livigni invece ricerca oltre la terapia l’umanità, un sorriso, studia il benessere, teorizza la cura del conforto, la mano nella mano, l’amore come riabilitazione.

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C come Contadini

alfabetoEnergie rinnovabili: in Basilicata Teknosolar, una multinazionale spagnola, è arrivata con una proposta: dateci la terra per costruire un impianto solare e avrete una divisa da operaio. Un gruppo di contadini si oppone
L’ORO di Banzi è rosso come i suoi pomodori, giallo come le spighe di grano. Luccica e si distende nel meraviglioso vuoto che separa questo lembo di Lucania dalla Puglia. È l’orizzonte vasto del sud, pianura persa tra i monti. A Banzi e in tutti gli altri paesi dell’alta valle del Bradano la zappa è la regina maestosa della vita. Amica fedele ma crudele, sacrificio perenne ma anche salvezza di chi non ha altro tra le mani che le mani e il pomodoro e il grano in testa. Nessuno finora veniva a cercare i contadini, anzi per dirla tutta chi può ha sempre cercato di scappare da loro, da qui. L’emigrazione svuota le case, riduce le piazze a ritrovo di corpi ormai inabili al lavoro e trasforma ogni viaggio verso nord in un miraggio. Poi, colpo di scena! È successo che qualcuno ha finalmente bussato alla porta delle masserie.

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