L’EX LITTORIA, FONDATA DA MUSSOLINI 81 ANNI FA, È IL CROCEVIA DI MILLE INTERESSI
DAL “SISTEMA FONDI”, IL COMUNE CHE BERLUSCONI NON VOLLE SCIOGLIERE PER MAFIA, ALLA SOCIETÀ DI MARIAROSARIA ROSSI, L’ACCOMPAGNATRICE DI SILVIO. NEL CAPOLUOGO SENZA EROI MA PIENO DI SUV, L’ORGOGLIO LOCALE È LA SQUADRA DI CALCIO CHE GIOCA IN B
Non confondere mai l’insolito con l’impossibile. Non scambiare mai Latina con una città. Centro di raccolta e smistamento di dialetti locali, è il punto geografico dove veneti e friulani, emiliani e marchigiani, seguiti dai napoletani, calabresi, siciliani, rumeni e infine albanesi sono confluiti e poi si sono espansi: chi a nord; chi a sud dell’Agro. I primi per bonificare le paludi e trovare il modo di sfamarsi negli anni del Duce, quegli altri, immigrati della seconda e della terza ondata, per affinare l’arte di far soldi, alcuni di essi con la spiccata propensione di ridurre in un clic (qui inteso nel suono del tamburo di una pistola) il tempo della provvista.
Il potere dei boss, il fantasma del Duce
Latina ha solo 81 anni, conta 120 mila abitanti, è di ferma e indiscutibile indole fascista (l’amatissima Littoria!), ma di facili costumi. La giovincella è infatti assai viziosa e in questo spicchio laziale arato dai coloni, ma trascurato dalla stampa e dalla tv, si produce la più estesa e malandrina farcitura di criminalità organizzata, delinquenza finanziaria e devianza politica. Una ragnatela di boss scompone la gerarchia sociale e a volte si sovrappone al ceto dirigente rendendo incerto il confine tra mondo legale e illegale. Walter Veltroni, quando lesse le pagine d’accusa della locale prefettura sul “sistema Fondi”, il Comune come sede dello snodo cruciale della politica pontina, ebbe un soprassalto. Non si aspettava che nei dintorni di Sabaudia, dove lui e tanti vip romani trovavano e trovano le meravigliose dune ad attenderli nel weekend, si fosse sviluppato un club di altissimo malaffare.