Salerno, la sfida del cemento nel regno di De Luca

IL SINDACO CHE HA PUNTATO TUTTO SULL’EDILIZIA SI RITROVA COME CANDIDATO ALLE ELEZIONI POLITICHE L’IMMOBILIARISTA DI SEL MICHELE RAGOSTA


Come sempre, tutto si tiene. In una città che investe sul cemento e il suo simbolo in stile tardo rumeno è la maestosa piazza della Libertà che si apre al mare, all’infinito, la Sinistra, anche quella radicale, tenta di dare nelle candidature coerenza allo spirito del luogo. È così che Nichi Vendola sceglie come suo figlio per Salerno, città detenuta da Vincenzo De Luca, ossimoro comunista vivente, un agente immobiliare, attempato militante della sinistra storica, traversatore dei canali irrigui del Pci, poi socialisti, quindi craxiani, infine verdi (ma alla Pecoraro Scanio). Michele Ragosta, questo è il suo nome, fa da perfetto pendant alla città del conducator De Luca, il più severo fustigatore di costumi che infatti già intravede nelle liste del suo partito (sarebbe il Pd il suo partito) “ciucci e paracadutati, e tante anime morte”. Ragosta, che è indigeno, ha fatto tutto da sé. Si è guadagnato la scalata al seggio sicuro, numero due in lista, attraverso una messe di voti da far paura. In novemila erano andati al seggio per scegliere a novembre il nome di Vendola alla premiership del centrosinistra, e altrettanti, come un unico esercito in armi, ha raggiunto il seggio a fine dicembre quando il Ragosta si candidava. Dieci volte meglio che in Lombardia, sette volte di più, tenuto conto delle percentuali, che in Emilia.Continue reading

Salerno, una crepa (di 500 metri) nel potere del sindaco Vincenzo De Luca

Nella seconda città della Campania sta sprofondando piazza della Libertà, opera simbolo del primo cittadino e del suo ormai ventennale potere. E’ il sintomo di una crisi profonda all’interno del rapporto tra l’amministratore sceriffo e i cittadini salernitani

La crepa è comparsa alla vigilia della maestosa festa del santo patrono, alla cui processione la folla assiepata lo acclama e gli conferma devozione. E lui, il conducator, segna con una gragnuola di colpi in cemento armato l’opera amministrativa lunga un anno. Realizzazioni importanti e altre minori. Tutte svolte nel brevissimo respiro dei dodici mesi. Meglio di lui, nessun altro.
Quest’anno, per l’appunto, Vincenzo De Luca, il più rilevante esponente del fascio-comunismo italiano, dittatore idolatrato e amministratore ventennale della città, doveva consacrare all’onore di San Matteo l’immortale realizzazione: la piazza della Libertà, segno visivo più grande del Plebiscito dell’odiata Napoli, con colonne doriche e un edificio aperto a curva sul mare. “Qualcosa che sia il nostro Colosseo“, modestamente annunciò. E qualcosa che potesse anche raccogliere in un secolo lontano da venire le sue ceneri: “Mi piace immaginare l’urna al centro di questa piazza”, disse sforzandosi di immaginare la vita di Salerno senza di lui.Continue reading