I due ragazzini e quei messaggi nella bottiglia

Senza Facebook – Emma, dalla Costa Azzurra, lascia in mare 4 biglietti nel vetro. Mario li ha raccolti

La bottiglia di vetro con un tappo di alluminio rosso, quattro biglietti adagiati al fondo, una firma, Emma, e un luogo di partenza: Sainte Maxime, Costa Azzurra. Il mare l’ha condotta sulla spiaggia che unisce Petrosino a Marsala, appena sotto Trapani, intercettando i piedi di Mario, dodici anni, che quella spiaggia frequenta ogni giorno e di quel mare conosce ogni increspatura.

Navigare è impegnativo e per una bottiglia ancora di più. Figurarsi poi al tempo di Internet, nella modernità che connette all’istante, riduce ogni spazio, risolve ogni distanza. Perciò Mario ha capito subito, appena ha disteso i piccoli rotoli di carta ancora perfettamente integri, che la faccenda si faceva parecchio curiosa, anzi straordinaria. Lingua francese, grafia adolescenziale, uso del pennarello. Ogni foglietto un colore, ogni riga un pensiero sui destini del mondo, la felicità, la vita. È corso a casa, e poi con tutta la famiglia dal sindaco del paese: “Mario è un ragazzino speciale. La prima cosa che mi ha detto: non ho il telefonino e non uso facebook”, riferisce Gaspare Giacalone, il primo cittadino di Petrosino. È come se il destino l’avesse voluto ripagare da questa sua scelta di vita così lontana da apparire eccentrica, consegnandogli il messaggio in bottiglia, in quello che appare un cammino a ritroso di quasi due secoli, nella forma di comunicazione più poetica e più improbabile, più disperata, ultima eppure più coinvolgente. “Scriverò al mio collega sindaco di Saint Maxime spiegandogli l’accaduto nella speranza di rintracciare Emma, ragazza o adulta che sia”.

È un piacere particolare trovarsi a fare i conti con questa bottiglia di vetro trasparente, e oggi, quando Internet fa sbucare i volti dalle tasche dei pantaloni, e la domotica a friggerci l’uovo nel tegame (basta un cenno, vero?), fare tre passi indietro, riscoprire lacrime e gioie, dolori e canzoni che con la bottiglia hanno navigato e infine sono approdate in una destinazione ignota, tra il cielo e la terra, in un punto qualunque.

Certamente il soldato Thomas Hughes nel 1914 non pensava che il suo addio alla vita, l’ultimo lascito alla sua adorata, sarebbe stato rinvenuto solo 85 anni dopo la sua morte sulle rive del Tamigi. Né Cristoforo Colombo fu più fortunato quando, vittima di una tempesta, mandò in bottiglia un messaggio urgente alla Regina di Spagna.

È questo a suo modo un elogio della lentezza? Di certo c’è la disperata fiducia nella natura, e anche nel sistema perfetto delle correnti, nell’avanzamento del moto ondoso, nella cieca forza del destino. Mia Levivelt, olandese, affidò al mare del Brasile i suoi pensieri. Due anni dopo ricevette una cartolina da Luisa Casalla, spagnola di Barbate. Le due divennero amiche, e pare che un marinaio svedese, nel 1955, abbia avanzato in bottiglia la sua speciale proposta di matrimonio. Che giunse anche quella volta in Sicilia. La raccolse infatti una ragazza che curò di trascrivere l’indirizzo e poi, una cartolina dopo l’altra, e l’altra ancora, accorciarono le distanze. Alla fine i due si innamorarono.

Message in a bottle, canta Sting. E della forza della bottiglia in mare Edgar Allan Poe e Giulio Verme hanno scritto pagine indimenticate. La bottiglia, la battigia, la carta e la penna. Il piccolo e grandissimo mondo antico.

Da: Il Fatto Quotidiano, 11 aprile 2019

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