Casale preoccupata “Ora rischia il carcere”

L’AZIENDA DI FAMIGLIA DÀ LAVORO A CENTINAIA DI CONCITTADINI È QUI CHE IL SUO POTERE È NATO E SI È CONSOLIDATO


È un paese con la bocca cucita e dalla memoria lunga. Con le parole bisogna andarci cauti, meglio sbrigarsela al modo di Antonio, giovane sfaccendato soggiornante al bar Dolci tentazioni: “So’ tutti cornuti, e pure voi giornalisti lo siete”. Casal di Principe elegge tre deputati al Parlamento, ma non è in grado di conservare il sindaco in Municipio. Per la terza volta è stato commissariato (ventotto volte se si sommano anche le amministrazioni vicine sciolte per infiltrazioni camorristiche) ed è già solo questo un mistero della democrazia: la comunità si espande fino a gonfiarsi come una rana quando in gioco c’è il destino dell’Italia, però si rattrappisce e si trasforma in larva quando c’è da curare il proprio territorio, il bene comune. Infatti si vede: buche e dossi, slarghi occasionali, restringimenti abusivi, muri sfiancati dall’incuria e villette traboccanti di segni visivi, neon ovunque, immigrati neri in bici, i bianchi in auto. È questa la patria di Nicola Cosentino ma lui non c’è. Vuota la casa al corso Umberto, del resto l’onorevole si è trasferito a Caserta anche per mantenere una distanza di sicurezza. Casal di Principe è come una curva pericolosa: se non stai attento sbandi e finisci fuori strada. E sono guai.
OGGI UN ULTIMO casalese eccellente, Carmine Schiavone, cugino e omonimo dell’altro Carmine, il pentito che accusa Cosentino di connessioni con la malavita organizzata, è finito in manette a otto chilometri ad est da qui. Si nascondeva ad Aversa il discendente di Sandokan, l’uomo tigre, il camorrista perfetto. Anche Cosentino in qualche modo è chiamato al rifugio: non è qui, non è a Caserta, non è più all’hotel Terminus, dove i suoi si stanno battendo per resistere all’epurazione. “È uno schifo, tutti a dargli contro solo perchè non è una mezza cartuccia ma una bella persona disponibile e altruista, uno che fa fatti, aiuta la gente, assiste il popolo. L’invidia può più del coraggio e della lealtà, questo partito è in mano agli invidiosi e agli incapaci”. Ettore Corvino, ex assessore provinciale di Caserta, non si dà pace: come hanno potuto far fuori a Nicola? Amici e nemici lo chiamano Nick o’ mericano, soprannome da gangster che insegue e inchioda il deputato alla sua vita e ai suoi affari, e il nomignolo deriva dall’attività di famiglia, il più grande trust commerciale petrolifero dell’Italia del sud, e la presenza degli americani che a pochi passi hanno la base Nato, una industria militare e una catena di distribuzione di opportunità. Nicola è tutto qui: padrone, sponsor, datore di lavoro per via diretta e indotta. Cento famiglie di Casale prendono lo stipendio dalla Spa di famiglia, e altre cento, e cento e cento hanno avuto opportunità e contatti per progredire grazie a lui. La signora del Bar Tabacchi (anche gioco del Lotto): “Brava persona, ma non si vede più”. Studentessa con un pesante vocabolario di greco adagiato sul braccio. Si chiama Teresa, “faccio il secondo liceo classico e Cosentino è il peggio del peggio. È una vergogna per la nostra comunità, il mio paese esiste per la camorra e per lui. Due cose brutte”. Neanche le due strade che attraversano il paese sono belle, e neanche i palazzi che le cingono i fianchi e le auto che stringono la misera aiuola che fa da spartitraffico al centro, traffico contro natura in un paese piegato dalla disoccupazione e una terra, la Terra del Lavoro (Campania felix, ricordate?) imbottita di diossina, caverna per migliaia di tonnellate di rifiuti sui quali il potere politico di Cosentino si è irrobustito, la sua influenza allargata. Cosentino mise a disposizione la provincia di Caserta, quindi buche e Cdr, per alleviare la prima fase dell’emergenza monnezza in Campania. In cambio i consigli di amministrazione dei Consorzi per lo smaltimento ebbero soldi e fecero contratti. Chi nominava i consiglieri? L’industria della spazzatura è stato il più potente ascensore sociale, traino politico lungo l’asse che da Villa Literno scorre fino a Casandrino e passa da Sant’Antimo, paese di Luigi Cesaro, alias Giggino a’ purpetta, presidente dimissionario della provincia di Napoli e deputato, collettore di coscienze e voti, amico fidato di Nick ‘o mericano, solo più farà di tutto per sfuggire a questo epilogo”. Parla Lorenzo Diana, 18 anni sotto scorta, e una scia di avvertimenti e le pallottole che hanno attraversato la sua famiglia. È stato deputato del Pds, è anima del movimento antiracket e anticamorra, oggi dirige il centro agroalimentare di Volla, per anni simbolo di spreco e illegalità. Ed è meglio incontrarlo qualche chilometro oltre Casal di Principe, più che un paese una curva pericolosa. scaltro e silenzioso: “Nico’ fai tu, io ti seguo”.
NICK E GIGGINO: in due hanno conquistato la Campania. Il primo appariva, l’altro scompariva. Da Roma le notizie sono cattive, anzi cattivissime. “Se non lo ricandidano si apre concretamente la prospettiva del carcere per lui. E sono guai davvero. Se lui va dentro altri galli inizieranno a cantare. Oltre la propria vita ha le aziende da salvare e c’è da starne certi: farà di tutto per sfuggire a questo epilogo”. Parla Lorenzo Diana, 18 anni sotto scorta, e una scia di avvertimenti e le pallottole che hanno attraversato la sua famiglia. È stato deputato del Pds, è anima del movimento antiracket e anticamorra, oggi dirige il centro agroalimentare di Volla, per anni simbolo di spreco e illegalità. Ed è meglio incontrarlo qualche chilometro oltre Casal di Principe, più che un paese una curva pericolosa.

da: Il Fatto Quotidiano, 22 gennaio 2013

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