I voti a Crisafulli City: “Mica puzzavano quando servivano…”

VOLTAGABBANA E CATTIVE COMPAGNIE. NELLA TERRA DOVE LE PREFERENZE CONTINUANO A PESARE C’È LA CORSA AD ACCAPARRARSI IL BOTTINO DEI RAS LOCALI


L’unica certezza è che la buvette di palazzo d’Orleans, complice una denuncia grillina sui piaceri di gola della casta a prezzi da discount, ha triplicato i costi del menu provocando la furia dei dipendenti regionali e un collasso della cassata siciliana. La cassata va comunque forte nel resto dell’isola e nell’impasto zuccheroso di esclusi e ripescati, trasformisti recidivi e fratelli coltelli si rinnova il sapore dei voltagabbana e il loro moto perpetuo circolare che termina esattamente nel punto in cui è iniziato. Se i voti non si contano ma si pesano (Bersani dixit) conviene passare per Enna, e qui siamo al centro della pesa, e mettere sulla bilancia i chilogrammi di potere e clientele, opere e omissioni del signor Mirello Crisafulli, gigantesca figura di comunista pragmatico, riformista, equivicino ai buoni e ai cattivi. Proprio oggi è stato rinviato a giudizio per truffa e falso nella gestione del consorzio dei rifiuti della città. Profetica la sua esclusione dalle liste, decretata alcuni giorni fa dai garanti del partito. “I miei voti ora puzzano, ma ieri no. Bersani ha goduto del mio appoggio e quelle schede erano buone”. La logica non fa difetto a Mirello, e la rabbia – esplosa in una drammatica riunione di corrente all’indomani della defenestrazione – è più misurata dell’immaginabile: “Io comunque farò votare Pd”. Sarà vero? “Mmmm, difficile crederlo – commenta Luciano Parisi, coordinatore regionale dell’Assopetroli – Sono di Enna e so come vanno le cose. Tutti in città guardavano a lui per un aiuto, un favore, un guaio. Voteranno in libertà, e quando dico libertà penso che un po’ di simpatie si sposteranno da qui a lì”.
DA QUI A LÌ significa dal Pd al Pdl. Da qui a lì si è spostato, nel girone dei trasformisti al cubo, Raffaele Lombardo. Era nel centrodestra con l’Udc, poi nel centrodestra ma contro Forza Italia, poi contro l’Udc ma con l’Mpa, e quindi al governo insieme al Pd. Infine a zappare: “Lascio la politica, farò il contadino!”. Dichiarazione di meno di tre mesi fa. “Coltiverò marijuana”, 45 giorni fa. Una grande, travolgente commedia. In tre mesi Don Raffaele ha piazzato il figlio Toti in Regione, ha fatto fuori suo fratello Angelo, senatore uscente, che aveva in mente di sottoporre il di lui figlio Giuseppe alla prova (si fa per dire) delle urne. L’ex governatore adesso trotterella con quel che gli resta, insieme a Grande Sud di Micciché, nella grande alleanza di centrodestra. “Psicopatico!”, “E tu ladro!”, “Sei notevolmente indecente”, “Faresti meglio a tenere la bocca chiusa”. Le cortesie verbali degli amici ritrovati meriterebbero un memoriale a parte, e purtroppo c’è da andare a Catania. In quella città troviamo Giuseppe Castiglione, protagonista di alcune straordinarie scazzottate con Lombardo, ora alleato. “È un ex gigante in difficoltà, politicamente un po’ spolpato. Adesso è con noi e la politica offre sempre queste novità. Vedo nostri segni di ripresa, qui in Sicilia il Pd non esiste. Se non alla Camera, la vittoria è a portata di mano al Senato, e con la vittoria il premio di maggioranza”.
IN SICILIA BERSANI gioca parecchie sue carte e la decisione di alleggerire le liste facendo scivolare fuori i nomi più discussi ha un costo elettorale significativo. Il partito democratico deve vedersela con una rosa di competitori eccellenti. L’Udc di Casini ha fatto il pieno dei generali ed è attrezzata per un buon risultato elettorale. E anche il Movimento di Grillo, che alle regionali scorse ha toccato la vetta del 15 per cento, destina grandi speranze nella tenuta di quella cifra. Circola un report di Casaleggio, il guru del comico, che garantisce la possibilità di conservare, se non migliorare, la performance autunnale. Certo è che lo Tsunami tour avrà sei tappe sull’isola. Beppe Grillo non vuol far cadere neanche un voto dalle sue tasche. Ci riuscirà? Forse sì o forse no adesso che nell’area insiste anche la lista di Antonio Ingroia che a Palermo ha il suo fortino. Anche tra questi ultimi (in ordine di tempo) rivoluzionari i dissidi, originariamente insanabili, vanno via via ricucendosi se è vero che Salvatore Borsellino (aveva accusato l’ex magistrato e amico di aver candidato personaggi “putrefatti”) ieri era alla presentazione delle sue liste. Riconciliazione in vista dunque e niente lacrime. Che invece sono sgorgate sul viso di Antonio Papania, seimila preferenze nelle primarie del Pd, rastrellatore di voti nella città di Alcamo, fatto fuori per una condanna acquisita durante il cambio merci usuale: dammi il voto e ti offro un lavoro. “Non ho pianto. Nego decisamente. Faccio però autocritica e un po’ mi pento. Dovevo stare più a Roma e meno ad Alcamo perché si sa che poi il guaio è dietro l’angolo. Però – giuro – farò votare Pd”. Qui tutti giurano, ma un po’ spergiurano.

da: Il Fatto Quotidiano, 26 gennaio 2013

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