Il Senato non vuole farsi il funerale (e pensa al futuro)

DESTINATI A ESSERE SOSTITUITI DA ESPONENTI DI REGIONI E COMUNI, GLI ULTIMI ELETTI DELLA CAMERA ALTA RESISTONO
Aprirò un ristorante. Voglio provarmi in cucina, ho un amore finora taciuto ma intenso con i fornelli. Sarò cuoco, e con orgoglio”. Sic transit gloria mundi. Ora che il Senato degrada a palazzo di secondo grado, e si riduce per effetto del renzismo, ad ospizio delle regioni d’Italia, l’indimenticato Roberto Calderoli, un pezzo di marmo leghista di palazzo Madama, proietta il federalismo a basso costo tra i vitigni delle Langhe, “la mia compagna è di lì, vivo a un passo da Barolo, amo i tartufi”. Esiste una secondlife per tutti e adesso è tempo di pensarci, di valutare, di soppesare. Resistere o arrendersi? “Negli occhi dei miei colleghi noto quel bagliore triste, quel fondo di malinconia che accompagna l’idea di lasciare. Con me, intossicato di politica fino al midollo, nessuna alternativa è praticabile. Vorrà dire che mi acconcerò a fare le primarie (la prossima volta saranno vere non quegli accrocchi che abbiamo messo in campo lo scorso anno)”. Vorrà dire che Nicola Latorre ritornerà nel collegio di Fasano in Puglia, gli toccherà andare di casa in casa e chiedere, promettere, rassicurare.Continue reading