Dentro un barattolo tutto il riscatto della nuova Calabria

Nessun cedimento alla ‘ndrangheta e nessuna riduzione di fatturato. Pippo Callipo fa un buon tonno e lo vende a caro prezzo. Segmento premium del mercato, costa più del doppio rispetto ai concorrenti. “Nonostante la crisi abbiamo retto bene, e ci ha aiutato molto il target cui ci rivolgiamo. Fascia alta dei consumatori e doviziosa ricerca delle materie prime”. Callipo non è un mecenate ma non è un imprenditore asservito. Ha goduto dei finanziamenti pubblici ma non li ha inguattati, dispersi, sprecati. Quello che ha preso dalla Calabria ha restituito alla Calabria. Lui è nato a Pizzo Calabro e la sua fabbrica è a Pizzo Calabro. Qualche pallottola gli è stata recapitata ma non ha mai accettato lo scambio mafioso: protezione contro danaro. “Ho avuto incontri ravvicinati con la malavita ma sono orgoglioso di non aver mai abbassato la testa. Loro parlavano (anche con le armi) e io andavo dai carabinieri a denunciare. Quando non ero certo della determinazione degli inquirenti cambiavo caserma, salivo di grado per avvertire del pericolo”.

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A come Artigiani

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PRIMA di giungere a Gioiosa Ionica, quando la piana di Rosarno si allarga verso est, la radio informa che i carabinieri hanno appena sequestrato nelle campagne di Rizziconi, un paese del primo entroterra, dodici micidiali kalashnikov, il pacchetto bomba quotidiano. Nulla di che meravigliarsi: nella Locride ci sono più armi in circolazione che bambini all’oratorio, più poliziotti nelle caserme che educatori nelle scuole, più case abusive che legali. La Locride infatti, prima di essere una fetta d’Italia, è la sede dell’Authority della ‘ndrangheta, con San Luca capitale. È il territorio del più vasto carosello di ’ndrine alleate, ora anche federate, comunque cooperanti per il male comune.

Disoccupato il 75% dei giovani

Conta 140 mila abitanti, comprende 42 comuni, ha il 75 per cento della disoccupazione giovanile. La Locride ha perciò smesso di essere una parola e si è trasformata in una malattia. È divenuta un’infezione del nostro corpo, piaga purulenta, dannazione pura. “Io sono scappato, non ce la facevo più”, dice Carmelo al telefono. Vive a Milano ora, fa il pubblicitario, ma è nato a Caulonia, davanti allo Ionio, alle coste greche, a quella che fu la civiltà di Pericle e ora è la radice quadrata del male. Eppure cangiari si può. Continue reading