Franco Arminio: quei comizi alla luna degli invisibili di Tsipras

Il comizio numero 40 è fissato alla pizzeria da Rocco in Andretta, Irpinia d’Oriente. Ad ascoltare l’oratore c’è suo figlio Lidio, un amico di suo figlio, poi Valentina, infine l’oste con sua moglie e io. In tutto siamo sei ed è già un buon numero perché Franco Arminio, di professione paesologo, in genere fa comizi individuali e a domicilio. Fa comizi agli umani, agli animali e anche al resto del mondo inanimato. È riuscito a parlare alle pecore del Gargano, ai pescatori di Monopoli, alle pastiere, a una vacca solitaria, a un gruppo di galline, a una pozzanghera del Formicoso, all’albero rosso, ai frequentatori del bar Carlino, a tutto il popolo di Carife, al cane di via Mancini in Avellino e a molti altri essere viventi.
IL BACCANO elettorale delle formazioni maggiori, quella vagonata di insulti e dannazioni distribuite quotidianamente su ogni fronte, ha oscurato una novità significativa di questo appuntamento. Per la prima volta, sarà per scelta consapevole o disperazione pura, la sinistra italiana ha scelto di farsi guidare da un leader di un altro paese. E quel leader, che si chiama Alexis Tsipras, guida il suo partito, Syriza, verso una vittoria straordinaria ad Atene. Tsipras è anche candidato a guidare la Commissione europea.
Le singolarità non finiscono qui. La lista è animata da Barbara Spinelli, figlia di Altiero, e imbottita invece che di ‘arraffavoti’ da intellettuali: letterati, poeti, attori, giornalisti, filosofi. Gente sì creativa, ma dal carattere difficile. L’unica forza organizzata che sostiene questo movimento di pensiero raffinato è Sel di Nichi Vendola. Ma Nichi si tiene basso e prudente, il suo partito ha scelto di attestarsi a una distanza di sicurezza. Se si perde, hai visto mai? Insomma, è come se una squadra di calcio fosse schierata solo da numeri dieci: tutti registi assoluti, dal tocco di palla magico e dal dribbling stretto, ma nessun centromediano a spingere il pallone verso l’altra metà del campo. Sembra perciò una lista costruita apposta per testimoniare la sconfitta. Non c’è un alito di demagogia, un’unghia di voto di scambio. Solo proposte concludenti e alternative per costruire un’altra Europa. Malgrado tutto questo la soglia del 4 per cento non sembra irraggiungibile.
TRA GLI INTELLETTUALI che più si dannano per strade e città del Mezzogiorno c’è Franco Arminio, che i lettori del Fatto conoscono bene e che vanta estimatori di varia radice culturale e politica (da Fabrizio Barca a Valerio Magrelli, da Vinicio Capossela a Roberto Saviano e Rocco Papaleo). Gira i paesi del Sud a modo suo e con alterne fortune. Filma continuamente le sue scarse perfomance e i video li manda su Youtube. Sono di regola comizi impossibili. Vaga per le piazze alla ricerca di gente e si ferma dove può. Questa sera è ospite di Rocco, l’oste di Andretta. “Il problema è che appena ti candidi già ti considerano delinquente. Lo fanno a prescindere. Io sono uno a cui piace sperimentare, trovare il punto in cui ti infrangi sullo scoglio. Quello che percepisco è che mancano la rabbia e il popolo, nel senso che non è facile distinguerle, a volte si accavallano, si inseguono, si respingono e non sai mai se si tratta di due entità diverse o no. L’impatto che si ottiene è la disgregazione che di certo non aiuta, il popolo poi vive nella convinzione che ci va in Europa chi aspira ad arricchirsi. Il fatto stesso che uno come me che parla alle vacche, che fa i comizi alle pecore si candidi, significa che sta cambiando qualcosa, che c’è il clima giusto per osare, per rompere gli schemi di un Sud che si esalta e avvilisce. Sento una lontananza abissale con gli altri candidati. Quando mi chiedono un’opinione, invece di rispondere alla domanda comincio a parlare di mia moglie, perché il poeta è così: tu chiedi A e lui ti risponde C. Mi sento un’avanguardista, come se stessi spianando la strada a chi verrà dopo di me. Ma chi mai avrebbe potuto pensare che un poeta fosse – con le sue sole forze – nella condizione persino di farsi eleggere?”.
L’OSTE lo interrompe: “In questi posti non c’è un manifesto per l’Europa, quando noi i soldi li prendiamo soprattutto dall’Europa”. Il comizio riprende: “Mastella ha fallito perchè ha agito con metodi simili a quelli che sono definiti camorristi e De Mita ha voluto fare sempre il padrone. Il problema del Sud è proprio questo: la gente è senza orgoglio. C’è servilismo. Queste sono terre che non si ribellano mai. Non so quanta gente mi voterà, potrei arrivare ultimo o primo. Molti mi seguono, e mi sembra una novità. Dimmi un po’quando mai un candidato si è presentato con una poesia romantica erotica, oppure quando mai qualcuno in politica ha esordito facendo un discorso sulla morte. Oggi stare a sinistra significa stare contro gli altri, come se i miei elettori fossero dei candidati mancati. La politica è più vicina all’attività letteraria. Renzi è un surrealista e un futurista. Io sono contro gli ogm, l’uso delinquenziale dei fondi europei. Se venissi eletto porterei il Parlamento europeo ad Andretta, a Palomonte, a Bisaccia. Il voto per me è un voto benigno. Vota e fai votare. Fine del comizio”. 

da: Il Fatto Quotidiano 22 maggio 2014

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