Barani, craxiano che osa: “Io come Gesù”

lucio_barani“Io parlo per parabole come nostro Signore”. C’è sempre qualcosa di non indagato nell’animo umano, ma certo la più misteriosa delle sue devianze è quella di mandare in Parlamento tipi che dicono frasi come questa. Tipi cioè come Lucio Barani. Il cugino di Gesù, o forse il suo vice, che due giorni fa ha mimato una fellatio nell’aula del Senato per corrispondere con misericordia ai rilievi di una collega, la senatrice Lezzi (M5S), è purtroppo un padre della Patria, protagonista della riforma della nuova Costituzione.

PRIMA di domandarsi dov’è finita l’Italia e chi sono gli italiani, spieghiamo chi è Barani. Carrarese di Aulla, da un ventennio e più tenta di farsi riconoscere per strada segnalandosi per un garofano rosso infilato nell’occhiello del bavero della giacca. In Europa non esistono altri esemplari. Quindi, se vi trovate in Lunigiana nel week end o nelle adiacenze di Palazzo Madama durante la settimana e notate un tizio con pancia e garofano sappiate che siete nelle sue vicinanze e, per proprietà transitiva, quasi nei pressi di Gesù. Potete scegliere se cambiare marciapiede o rischiare un vis a vis. Il garofano fu il simbolo del Psi di Bettino Craxi per il quale Barani ha destinato ogni impegno terreno. Da quando ha capito che i giornali avevano bisogno di gente strana da immortalare lui si è dato da fare iniziando a decollare nelle prove di fanatismo.

INIZIA nel 1997 deliberando per il suo Comune la “dedipietrizzazione” apposta con cartello fotografabile all’ingresso della cittadina. Il cartello fu infatti fotografato e Barani intervistato. Capita l’antifona e compreso com’è fatto il mondo, Lucio l’anno dopo decretò la creazione di un ufficio comunale contro il malocchio. La considerazione sul padre costituente iniziò a lievitare. E raggiunse lo zenit quando edificò, a imperitura memoria, una statua per Bettino Craxi e allo stesso intitolò una piazza sfilandola in parte ad Antonio Gramsci. Pur di salire nella graduatoria dell’eccentrico, il Nostro che aveva visitato Hammamet e pianto alle esequie con la fascia tricolore, si propose di trafugare la salma dello statista socialista e naturalmente farlo riposare nella Repubblica di Aulla. Anche alla famiglia sembrò troppo e lo fermò per tempo. Sembrava l’uomo buffo di Aulla, il garofano peripatetico, l’unico craxiano post mortem. Invece la realtà supera sempre la fantasia e nel 2006 il tipo che dice di parlare come Gesù fu eletto in Parlamento. Col centrodestra naturalmente e grazie al Porcellum il suo nome fu ficcato dentro una delle tante costole berlusconiane. Grazie alla rinuncia al seggio di Gianni De Michelis, Barani approdò a Montecitorio. Il nostro Costituente si dichiarò berlusconiano fino al midollo e naturalmente assunse la postura equivalente: un ossequio permanente al caro Leader. A maggio del 2014, in occasione delle elezioni europee, avvertì Renzi: “Forza Italia prenderà tra il 22 e il 24 per cento dei voti. Io non mi sbaglio mai”. Infatti dopo qualche mese ha lasciato Forza Italia e ha seguito il leggendario Denis Verdini nella cura della Costituzione. È persino divenuto capogruppo. Nella sua nuova e alta funzione ha quindi felicemente reso l’idea di chi sia. Ha mimato la fellatio senza però, questo va detto, sbottonarsi i pantaloni.

Da: Il Fatto Quotidiano, 4 ottobre 2015