ALFABETO – MICHELE ORICCHIO, procuratore della Corte dei Conti in Campania: “Siamo un Paese troppo creativo: anche sugli sprechi”

Il mondo alla rovescia. L’autovelox che doveva impedire di farci sfracellare in auto imponendoci di percorrere le statali alle velocità della Formula uno è stato utilizzato per aumentare l’indice di indebitamento dei comuni; la Tari, che avrebbe dovuto portare pulizia nei conti e nelle strade, produce extra costi e, purtroppo, un di più di monnezza a la carte. Due degli esempi che Michele Oricchio, procuratore della Corte dei Conti in Campania, il pubblico accusatore degli sprechi collettivi, avanza per documentare il destino irrecuperabile delle casse pubbliche. “Le spiego perché l’autovelox ha realizzato un altro momento di costosa inefficienza pubblica?”.

Spieghi, procuratore.

La misura del controllo della velocità è assolutamente condivisibile. Ma l’auto velox più che preoccuparsi dell’incolumità dei viaggiatori è divenuto il banchetto al quale hanno attinto le fauci voraci dei comuni lambiti da strade a scorrimento veloce.

I sindaci hanno puntato gli infrarossi.

I sindaci hanno immediatamente capito che prendevano due piccioni con una fava: si spennava il viaggiatore ignoto, dunque liberi di farlo inviperire per l’ammenda comminata sul filo di lana dei 90 chilometri orari, venti in più del previsto, e quei soldi li distribuiva ai viaggiatori felici e incolumi da ogni possibile misfatto nella loro qualità di residenti ed elettori.

Il sindaco prega che il viaggiatore ignoto prema sull’acceleratore.

Prega sì. Perché fino a qualche anno fa metteva in bilancio somme enormi e presunte da ricavare grazie alla sua e alla mia spericolatezza. Il comune X prevede 100mila euro dai ricavi per eccesso dei limiti di velocità. Ricavi solo teorici, caselle da riempire in fretta con soldi reali. Dunque: più folli in circolazione, più felicità in municipio.

L’accelerazione della felicità.

Prima della morigeratezza imposta dal governo Monti i ricavi da autovelox incidevano anche sulla percentuale dei ratei passivi che per legge non potevano superare il 12 per cento dell’indebitamento totale del comune promuovendo un teorema pazzesco. Più autovelox uguale più ricavi uguale minore percentuale di ratei passivi uguale maggiore possibilità di contrarre ulteriori debiti.

Non c’è mai una tassa in Italia che vada a segno nel modo giusto.

Abbiamo il difetto di una eccessiva creatività. Essendo un popolo poco rigoroso fondiamo le nostre speranze sulle furberie. Furbi i cittadini, furbissimi gli amministratori pubblici. La furbizia così raddoppiata esprime quello che io chiamo l’indice di indebitamento civile. Prendiamo la tassa sui rifiuti. Doveva servire a rimodulare e calmierare il mercato della monnezza, un business divenuto enorme grazie all’emergenza.

Napoli ha speso sei miliardi di euro per l’emergenza.

Napoli è stata la capitale della monnezza e del business indotto. Ma neanche le altre città scherzano.

Cosa è accaduto?

Con l’emergenza si formarono consorzi obbligatori. Finita l’emergenza ognuno fa da sé. Si creano consorzi locali volontari mantenendo comunque in vita quelli collettivi e obbligatori. Due strutture, due burocrazie

Molta nullafacenza.

La nullafacenza è lo spirito del tempo.

Costi aggiuntivi.

Il risultato è che le tariffe mediamente lievitano, i servizi di raccolta, bonifica e stoccaggio mediamente latitano.

Doppia furbizia.

Doppio costo civile.

Un altro esempio, così tanto per demoralizzarci ancora un po’?

Le concessioni edilizie nel tempo del default immobiliare. Si concede la fabbricabilità quando non c’è nessuno che acquisti. Si vincola il territorio al cemento, che non serve e non è richiesto, pur di fare cassa. Le concessioni si pagano, il comune fa cassa, e poi Dio provvede.

Lei fa arringhe, inquisisce, setaccia, accusa, chiede il danno erariale.

Le nostre richieste di condanna mediamente vengono accolte.

Gli amministratori pagano? Mediamente no. Come?

Su cento euro da pagare a titolo di risarcimento del danno erariale, solo trentacinque euro portiamo a casa. Sa, tanti amministratori sono incipienti, nullatenenti, disperatamente poveri.

Furbi.

Elementare Watson.

Da: Il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2017

Share Button