Suore stuprate dai preti, la direttrice di Donne Chiesa Mondo: “Sono loro le nuove schiave della Chiesa”

La direttrice di “Donne Chiesa Mondo”, il mensile dell’Osservatore Romano, ha affrontato lo scandalo delle religiose violentate

Nell’abisso della propria coscienza la Chiesa ritrova le suore abusate, quelle fatte abortire, afflitte, condotte a una vita di servitù più che di preghiera. È merito di Lucetta Scaraffia, la storica e giornalista che dirige Donne Chiesa Mondo, l’inserto mensile dell’Osservatore Romano, se questo tema, nella sua scabrosità, è divenuto questione pubblica, scandalo pubblico.

“Ne parla il mondo intero. La cosa che più mi colpisce è invece l’incredibile silenzio della stampa italiana, questa assoluta e assai singolare distrazione attorno a un fenomeno così enorme e destabilizzante”.

Le suore serve, in molti casi costrette a soddisfare l’appetito (anche fuori della tavola) dei maschi, sacerdoti o addirittura vescovi.

È la condizione femminile nella Chiesa ad essere drammaticamente il cuore del problema. Per decenni questa prostrazione psicologica e fisica era coperta e negata, avvolta nel silenzio compassionevole delle gerarchie se non dall’omertà.

La Chiesa è come irretita da uno scandalo permanente. Non riesce a trovare una via d’uscita a una situazione che la obbliga a fare i conti con la propria coscienza, il proprio codice, se posso dire, la propria reputazione sociale.

Papa Francesco ha fatto tantissimo. Ricordo il suo ultimo appello al popolo di Dio affinchè sorvegli e corregga, denunci e proponga. Un appello al popolo, ai laici, non solo al ceto dirigente, alla gerarchia, è già esso un fatto rivoluzionario. E infatti l’appello non è stato accolto benissimo da chi vede nei laici una intrusione, da chi patisce indebite interferenze.

La novità, lei l’ha scritto, è che finalmente le suore sono riuscite a far denuncia, a dare scandalo, se così possiamo dire.

Sì, il fatto nuovo è che gli abusi ora hanno la forza di un atto d’accusa, di testimonianze circostanziate che impongono alla Chiesa provvedimenti esemplari e una discussione franca, aperta, sostenibile.Continue reading

Alla Camera arriva Lucrezia Mantovani. La soddisfazione di papà Mario, pluri inquisito

Da ieri la Camera dei deputati ha una nuova inquilina: si chiama Lucrezia Mantovani, ha 32 anni, milanese ed è il nuovo acquisto di Giorgia Meloni. Subentra infatti a Guido Crosetto, appena dimessosi dall’incarico. Lucrezia è figlia di Mario Mantovani, già eurodeputato (due volte), già senatore (una volta) già assessore alla Sanità della Lombardia, già arrestato per corruzione, turbativa d’asta e concussione, già indagato anche da altre procure con accuse similari, già devoto di Silvio Berlusconi. Mantovani, che con la sanità ha affari in famiglia (costruisce residenze per anziani), e nella sanità ha conosciuto le vette in politica, ha salutato la nomina della figliola, che dovrebbe essere, secondo le cronache, attivista del movimento “Noi repubblicani per il Popolo Sovrano”, con parole commosse e definitive: “Avete ridato l’onore alla mia famiglia e alla buona politica nonostante la cattiva giustizia”. What else?

da: ilfattoquotidiano.it

La moglie bruciata, il marito braccato, e quell’aiutino dalla malavita

Qualche giorno fa un uomo, agli arresti domiciliari, raggiunge la sua ex compagna a Reggio Calabria e per vendicarsi del fatto che lei, non sopportando più le violenze, l’ha lasciato, le dà fuoco davanti alla scuola in cui studiano i loro figli. Quell’uomo è statoprontamente arrestato mentre mangiava la pizza, seduto tranquillamente al tavolo. Si è saputo che non si era mai allontanato dalla città. La polizia ha illustrato con soddisfazione le tecniche di ricerca: pedinamenti, appostamenti nonché performanti “pressioni sul territorio” che evidentemente hanno subito fruttato. Tutte le polizie del mondo hanno informatori sul campo, diciamo così. In questo caso esponiamo un cattivo pensiero: non è che la malavita presidi così capillarmente il territorio al punto da valutare anche quando sia il caso – in presenza di un reato particolarmente odioso – di dare un “aiutino” alle forze dell’ordine per fargli fare bella figura?

da: ilfattoquotidiano.it

Primarie, ora Zingaretti faccia scoprire al Pd cosa vuol dire sinistra

Il numero dei votanti e il nome del vincitore costringe il Pd a fare i conti con il suo doppio volto, che è anche la doppia verità che deve affrontare. Nicola Zingaretti è stato chiamato a chiudere definitivamente l’età renziana. Non lo attesta soltanto il numero dei partecipanti alle primarie, oltre ogni aspettativa, ma la percentuale dei voti con cui la base si è espressa a suo favore.

Eppure il nuovo segretario si troverà a gestire una linea politica in dissenso con i gruppi parlamentari, totalmente figli delle scelte del leader oggi rinnegato. Ma prima ancora dovrà esercitarsi alla lavagna, tenere corsi serali di aggiornamento professionale, diciamo così: dovrà infatti far scoprire al suo partito la parola sinistra e dare a questa parola il senso che merita, recuperarla dalla soffitta, dov’è stata riposta, e restituirle la reputazione che ha perduto, difenderla dal dileggio che ha subìto.

Se la destra è così forte in questo mondo è perché la sinistra è evaporata, si è alzata in cielo e si è fatta nuvola. Non a caso pure nel Pd conta oggi parecchi autorevoli nemici.

Zingaretti non dovrà quindi solo dire qualcosa di sinistra, ma, dopo aver spiegato bene come essa si debba tradurre nelle scelte quotidiane, anche fare qualcosa di sinistra.

Serve gente capace e, se non irrita troppo, persino onesta.

da: ilfattoquotidiano.it

La strage dei buoni

Ieri un incidente aereo in Etiopia sono morti, tra gli altri, otto italiani e di essi sette impegnati in attività di cooperazione e assistenza, economica e culturale. Hanno già detto e scritto: è stata la strage dei buoni, perché quel volo era diretto a Nairobi dov’è in programma la conferenza internazionale dell’Unesco.

Diciamo sempre che i buoni sono di più dei cattivi, gli onesti più dei ladri, i generosi più degli avari, i competenti più degli ignavi.

Dovremmo applicare all’umanità il dispositivo del quantitative easing della Bce, inventare una formula per infiltrare i migliori e alleggerire il peso nella società dei peggiori, far prevalere i competenti tra i potenti, e i generosi sugli avari.

Dovremmo trovare un modo per dare una risposta all’assillo primordiale: perché, se i buoni sono in maggioranza, nel mondo la maggioranza degli umani, e dunque dei buoni, vive in povertà, milioni e milioni di persone subiscono la guerra, e tantissimi altri la fame, o l’ingiustizia o l’emarginazione. Per quale diavolo di motivo la bontà deve condurci all’inferno?

da: ilfattoquotidiano.it

“No, non ci sarà la crisi: Matteo deve mangiarsi B. e cambiare la Lega”

Roberto Maroni – L’ex ministro leghista rivela la strategia del Capitano per un “progetto sovranista”

“Matteo Salvini è molto più bravo di me, su questo non ci sono dubbi”.

In molti lo pensano, non soltanto Bobo Maroni.

Ed essendo molto più bravo realizzerà il sogno di Umberto Bossi: tenere a battesimo il partito egemone che copra e inglobi tutta l’area di centrodestra. Lui sarà lo speaker dei sovranisti italiani e quella cosa lì nascerà a maggio.

Quindi figuriamoci se pensa alla crisi di governo.

Per tornare da Silvio Berlusconi?

Dalla padella alla brace.

Finché c’è Silvio ed esiste Forza Italia lui starà alla larga. Figurarsi se si inguaia la vita mettendosi a fare accordi e a negoziare seggi col centrodestra. Con Salvini non esiste più né il centro né la destra. Soltanto, come detto, un’area sovranista che raccolga (in ordine sparso) la moltitudine. E proprio domani ne avremo una conferma.

Domani?

Il Consiglio federale della Lega, a quel che so, deciderà il commissariamento di tutte le sue strutture federali del partito. Bisogna preparare la rivoluzione, bisognerà cambiare da cima a fondo.

Cambieranno anche il nome?

Non mi stupirei di vedere sulla scheda elettorale per le Europee un nome nuovo, anche se non mi sembra per il momento attuale la questione. Salvini ha comunque già cambiato i colori, da verde a blu senza tumulti di piazza.Continue reading

Se anche il Nord bussa al reddito di cittadinanza

Due regioni del sud, Campania e Sicilia, due del nord, Lombardia e Piemonte, una del centro, il Lazio.

Sono i territori dai quali provengono la maggioranza delle domande per accedere al reddito di cittadinanza, numero che ha già superato quota centomila e che naturalmente crescerà ancora.

Certo, vale la demografia. Sono le regioni più popolose e dunque è ragionevole che in percentuale le domande provengano da lì. Queste prime cifre ci dicono anche altro: che il nord soffre, che i poveri esistono a Milano e a Torino, nelle cinte urbane e nelle piccole province.

E dunque dividere gli italiani in produttivi e assistiti è lo sciocco luogo comune che alimenta le cattive pratiche, produce i più radicati pregiudizi e quello sfondo in cui si specchiano i nostri vizi.

Il Nord non è solo fabbriche e finanzieri, ma anche emarginati, poveri e nuovi bisognosi. Il fatto che questa realtà venga a galla in virtù di una legge che, si era detto, sarebbe servita a cibare le nuove clientele meridionali, spiega quanto approssimata, superficiale e presuntuosa fosse l’analisi di chi divideva l’Italia tra lavoratori e nullafacenti, persone per bene e gran spreconi.

È anche una lezione per la Lega che mostra al mondo il Nord ma poi lo conosce poco.

da: ilfattoquotidiano.it

Nel Paese dei binari morti l’unica cosa che conta è il Tav

Di quanti minuti si compone un’ora? E voi, come impiegate il tempo? Nello Yemen le donne impegnano duecento milioni di ore al giorno, togliendole al lavoro, allo studio, al piacere, per raccogliere l’acqua pulita per la propria sopravvivenza e della loro comunità.

In Italia da giorni impegniamo quasi lo stesso tempo per parlare di Tav.

Se si fa il binario veloce saremo in Europa, se non si fa verremo ricondotti alla barbarie.

E quanto tempo utilizziamo invece per domandare i motivi che hanno portato i governi, tutti i governi, a fare arrugginire settemila chilometri di strade ferrate?

Settemila, Non settecento. Non sette.

Siamo il Paese dei binari morti e neanche lo sappiamo. Non ci interessa, abbiamo altro a cui pensare. Ieri i barconi, oggi il Tav. Domani chissà.

Guardiamo le lucciole e le scambiamo per lanterne.

da: ilfattoquotidiano.it

Quel selfie chiesto da Mattarella che ha il valore di un esempio civile

“Posso farmi una foto con lei?”. “Ma certo Presidente, volentieri”. La foto che vedete qui ritrae Iacopo Melio con Sergio Mattarella. Iacopo, giornalista e scrittore, è stato appena insignito della nomina a Cavaliere al Merito. ‘Eroe civile’ per la sua battaglia contro le barriere architettoniche e ogni altro ostacoloche chi vive la disabilità – oltre la malattia – deve affrontare. La foto è stata scattata nel salone delle feste del Quirinale durante la cerimonia del conferimento dell’onorificenza. Il selfie l’ha chiesto il presidente della Repubblica al premiato. Questo piccolo e semplice atto di riguardo è un indizio prezioso che misura la statura di un uomo politico, la sua capacità di dare a uno scatto il valore dell’esempio. Di indicarci la via.

da: ilfattoquotidiano.it

“Siamo sulla stessa barca”: consigli per il neo segretario

Foto Valerio Portelli/LaPresse

A Nicola Zingaretti consigliamo di trovare il tempo di andare al cinema e guardare In the same boat, che non è un film ma una illuminante illustrazione di come siamo messi e soprattutto di come staremo. Molto peggio di oggi, se può interessare. Il documentario si fa largo a fatica nelle programmazioni serali e finora – benché sia da tempo confezionato – è giunto per qualche giorno a Roma e a Milano. Rudy Gnutti, il curatore di questo bel lavoro, ha girato il mondo in lungo e in largo interrogando sul nostro futuro i maggiori pensatori e ricevendo la stessa crudele risposta: siamo sulla stessa barca, ma stiamo messi peggio di come mai avremmo potuto ritenere. La produzione cresce ma il lavoro diminuisce, anche quello intellettuale, ritenuto ora superfluo, eccedente. Il ceto medio si è fatto povero, i poveri sono divenuti poverissimi. I ricchi, ricchissimi. Per la prima volta negli Stati Uniti l’1 per cento della popolazione detiene oltre il 40 per cento della ricchezza, mentre l’80 per cento dei suoi abitanti può avere tra le sue mani solo il sette per cento di quella ricchezza. La rivoluzione tecnologica sostituisce non le braccia ma il cervello dell’uomo, supera i suoi limiti e per la prima volta travolge anche la dimensione della sua esistenza.

Se Zingaretti guarderà questo documentario, avrà ancora altri elementi per comprendere perché  la paura ha trasformato il senso comune e la destra, scopertasi sovranista, ora raccoglie i consensi di chi sta peggio, mestiere che avrebbe dovuto fare la sinistra. E capirà che nonostante tutto – incredibile a dirsi – il reddito di cittadinanza è una misura di sinistra, che economisti di grande reputazione ritengono indispensabile. E soprattutto penserà che sia oggi indispensabile studiare e avviare una grande redistribuzione del reddito, e si domanderà, per esempio, perché negli anni la tassazione delle rendite finanziarie è stata ridotta del 50%. Per esempio.

Da: Il Fatto Quotidiano, 5 marzo 2019