Cuffaro, il carcere, l’Italia

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Una settimana fa, in via del Seminario, appena dietro il Senato, ho incontrato Salvatore Cuffaro che, salutando, mi ha improvvisamente chiesto: “Se andrò in carcere farai una preghiera per me alla Madonna?”. Nell’imbarazzo, mi è parso giusto annuire. Lo aveva chiesto anche alcuni mesi fa, era mattina presto e fu lui a cercarmi, a dirmi del carcere, a volermi parlare della famiglia, del suo dolore. Durante la conversazione, che poi pubblicai sul giornale, domandai di spiegare il senso della sua vita. Il carcere era infatti il segno di tante amicizie pericolose. Misura del malgoverno, di una gestione del potere in Sicilia esposta a ogni possibile censura. Cuffaro difese il suo operato, ma ammise qualche responsabilità, la chiamò “ingenuità”. Era stato “ingenuo” a circondarsi di quegli amici, “ingenuo” ad accettare favori e fare favori.
Non c’è traccia di questa ingenuità nelle valutazioni con le quali i giudici hanno confermato la pena e però esiste un punto di onore e di singolare dignità – visti i tempi – nel modo in cui l’ex presidente della Regione Sicilia ha scelto di rispettare la sentenza e consegnarsi a Rebibbia
Questo contegno – che forse va oltre le stesse intenzioni del protagonista – è forse l’unica novità di rilievo per l’Italia di oggi e specialmente per il Sud. Finalmente un politico accetta di rendere conto. E’ poi un politico meridionale che compie questa scelta e fissa un punto: la legge come obbligatoria e ultima istanza.
In queste stesse ore le primarie del Pd per la scelta del candidato a sindaco di Napoli sono di nuovo percorse dai timori di brogli. Brogli interni al Partito democratico, brogli provocati da propri militanti nel chiuso dei circoli e nel nome della trasparenza. Di queste ore la notizia che i Casalesi hanno venduto allo Stato i terreni per il deposito delle ecoballe – i rifiuti come industria dello spreco – a un prezzo venti volte superiore ai valori di mercato. Di queste settimane la notizia che la Calabria ha abolito ogni incompatibilità tra la carica di sindaco, consigliere e/o presidente di Provincia e consigliere regionale. E di questo mese la notizia che la Sicilia forse assume nel solito orribile modo alcune migliaia di disperati travestendoli da stagisti.
Ecco perchè ancora e più delle manette a Cuffaro è rivoluzionario il modo in cui Cuffaro ha porto i polsi e si è avviato al carcere.


fonte: La Repubblica.it> Pubblico> Rubriche&Commenti> Piccola Italia di Antonello Caporale
link: http://caporale.blogautore.repubblica.it

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