Bianco che più bianco non si può

mastrolindoSABRINA PINDO

A Napoli il problema rifiuti è risolto. Pulita, limpida, la città partenopea è tornata in forma smagliante. Niente più maleodoranti sacchetti di plastica abbandonati per la strada. Dell’orribile munnezza accatastata ai margini della città nemmeno il ricordo.
Sicuri? Sicuri, sicuri? Ma certo! Lo ha detto anche il tg e ce l’ha pure mostrato. Le telecamere diligenti delle reti private sono corse a controllare, a dimostrare, a far vedere la Verità. Coscienza a posto quindi, andiamo pure al mare tranquilli.
In questa calda giornata estiva penso a quanti vivono vicino alle discariche, all’odore che sentono svegliandosi al mattino. In questa torrida domenica mi viene in mente che, se per caso non fosse come ci hanno detto i tg, se assurdamente la munnezza fosse ancora buttata là nei quartieri periferici, la gente di Napoli starebbe morendo per la puzza, sarebbe preoccupata per la propria salute. Già, uno scenario agghiacciante, anche a fine luglio. Mi permetto di segnalarvi queste fotografie scattate il 17 luglio, giovedì scorso. Rinfrescano l’animo.

Vorrei Foggia

CARLO TECCE

Hanno protestato. Anche con le cattive maniere: botte alla polizia, barricate, cortei feroci. Lotta. In mille e seicento non potevano fare di più. Savignano Irpino si è arreso, dicono per «senso civico», ospiterà l’immondizia della provincia di Avellino e non solo: 500 tonnellate al giorno, il doppio dei rifiuti prodotti in Irpinia. Contrada Pustarza sarà una discarica modello. I cittadini sembrano fidarsi: in cambio avranno 5 milioni di euro e non pagheranno le tasse Tarsu e Irpef.
Savignano e la monnezza convivono da anni, tanto per dimostrare che l’immondizia sta bene in un posto solo, sempre lo stesso, mica in territori illibati e capienti. A Savignano la monnezza stava a destra (contrada Ischia) e a sinistra (Difesa Grande, Ariano Irpino), allora per disperazione nel 2006 hanno provato con un referendum per l’annessione alla provincia di Foggia.Continue reading

Pasta, sugo e una spolverata di diossina

granoMARCO MORELLO

A vederlo il paesaggio è di quelli che lasciano senza fiato: un trionfo di spighe gialle e altissime stipate in un’area di ventisette ettari dentro il parco di Veio, a due passi da Roma. Belle, bellissime, ma potenzialmente pericolose, perché cresciute su un terreno sequestrato tre anni fa dalla procura, una volta accertata la presenza di numerose sostanze tossiche. Qualcuno, infischiandosene del divieto, ha però rotto i sigilli seminando in lungo e in largo. E ora, con l’arrivo dell’estate, potrebbe raccogliere i frutti del suo lavoro e vendere quel grano sul mercato, con il rischio ragionevole che finisca sulle nostre tavole.
A sentirla la storia ha dell’incredibile: tutto ha inizio nel 2004, quando una partita di 1.300 quintali di grano duro contaminato, coltivato all’interno di Formello, entra nei circuiti tradizionali di distribuzione, viene trasformato in farina prima e in pasta poi. Solo dopo il clamore suscitato da uno scandalo giornalistico l’Istituto superiore della Sanità svolge delle indagini e riscontra la presenza di diossina e materiali pesanti come cromo, mercurio e zinco sul terreno d’origine. A quel punto, è il 29 maggio del 2005, la procura di Tivoli non ha scelta e deve sequestrare l’intera zona, affidandone la custodia giudiziaria al proprietario, il Comune. Che, a quanto pare, non avrebbe mai provveduto a effettuare la bonifica dei ventisette ettari o, almeno, a sorvegliarli adeguatamente. Così, nuovi oscuri interessi si sarebbero potuti concentrare nell’area, mettendo a serio rischio la salute pubblica.Continue reading

“Nelle inchieste sulle ecomafie ci sono nomi, indirizzi, itinerari”

Sono decine le pagine dedicate all´attraversamento dei rifiuti tossici da nord verso sud. Precisi i dettagli, puntuale la geografia dei luoghi in cui la “merce” viene impacchettata e le località dove essa approda. I laghetti del litorale domiziano, le terre casertane, poi, proseguendo verso est, la piana di Foggia, infine le caverne della Murgia barese. Paolo Russo è parlamentare del Pdl, dopo esserlo stato di Forza Italia. Per cinque anni (2002-2006) ha presieduto la commissione d´inchiesta sulla gestione dei rifiuti.
Il Pdl è alleato della Lega. I leghisti ritengono evanescente la prova che gli imprenditori del Nord abbiano potuto intossicare il Sud.
«Gli amici della Lega hanno reagito tradendo una qualche apprensione elettoralistica, secondo un puro istinto territoriale. Si sono sentiti punti».
Il nord è invece un´ape laboriosa.
«Hanno ritenuto che si volesse sollevare la Campania dalle responsabilità del proprio ceto politico».

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