Il Gran Tour: Sicilia tra templi e abusi, il riscatto, anche dai vitigni

grantour_9Siamo in albergo ai piedi dei templi di Agrigento. I turisti vengono deportati qui, lungo i fianchi di questa carreggiata di lamiere in transito, un nodo stradale più che il luogo dove dal mondo si arriva per ammirare quel che altrove nemmeno è possibile immaginare.

È come se Agrigento avesse richiamato – per contrappasso – tutti i siciliani malintenzionati, li avesse convocati ai bordi dell’area archeologica. Come se si fosse voluta compensare la magnificenza di questo presidio della memoria e dell’arte, la sua imponenza, l’affaccio maestoso sul Mediterraneo, con l’asfaltatura di ogni centimetro di terra circostante. La costruzione di passi e sovrappassi, l’allineamento dei cubi cementizi come contrafforte alla creatività, alla cultura di chi quest’isola l’ha abitata nei secoli scorsi è il segno feroce dei giorni tristi e bui che viviamo.Continue reading

Il Gran Tour: Tra scheletri di cemento, città franate e ville sul mare

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I padri sono evaporati, sono spariti, inghiottiti nel nulla. Questa è la Calabria e questa è la disperazione di un giovane Telemaco che inquadra, nel buio della sua cecità, un orizzonte invisibile.

Siamo sulla spiaggia di Lamezia Terme, ai bordi dell’aeroporto, il luogo da cui si fugge. Si mette in scena “Patres”, metafora della furia giovanile, della sua disperazione.

La Calabria è la terra del tiro a segno dei cattivi, la sede espositiva dell’ignoranza o anche il luogo eletto delle vittime dello Stato nemico.

Angelo Maggio, fotografo, e Francesco Lesce, ricercatore di filosofia, stanno catalogando tutte le vittime. Non ritraggono corpi ma scheletri di cemento. “Noi fotografiamo le piccole, minute escrescenze urbanistiche, raccontiamo di quale orrida fascinazione siano stati fatti oggetto i nostri concittadini”. Con Angelo e Francesco ci dirigiamo a Badolato, sul mare che guarda all’Egeo. All’ingresso del paese uno scheletro in cemento armato, alla base il cartellone: Pizzeria-Ristorante, prossima apertura. “Sono circa dieci anni che è così. Il proprietario voleva una vita nuova, migliore. E annunciò il sogno. La pizzeria era il suo sogno. Non ce l’ha fatta”.Continue reading

Garibaldi è ancora fermo a Marsala

L’EROE DEI DUE MONDI ASPETTA IL MONUMENTO ALLA SUA IMPRESA DAL 12 MAGGIO 1860, IL GIORNO SUCCESSIVO ALLO SBARCO DEI MILLE IN SICILIA. TERRA DOVE È TUTTO FERM O, A COMINCIARE DAI TRENI: DA CASTELVETRANO A PORTO EMPEDOCLE-AGRIGENTO LE STRADE FERRATE E LE STAZIONI SONO ORMAI ABBANDONATE DAL LONTANO 1986binariomorto
La stazione di Alcamo è un bel covo di rondini. Lasciata in territorio franco, una campagna aperta e assolata, è stata presto conquistata dall’aria e dalla terra agli animali. Le rondini hanno deciso di realizzare nel salone desolato e lungo la pensilina defunta una piattaforma mediterranea di partenze e arrivi, una centrale demografica della loro specie, un sistema di cure per volatili infermi o affaticati, per gli appena nati, rondini-baby bisognose di attenzioni. Da terra, i cani randagi presidiano la piazzola d’ingresso in un via vai impressionante, un traffico di bocche affamate e assetate, meste testimoni dell’inoperosità dell’uomo. C’è, è vero, un capostazione. È solo al comando. Qualche vagone ancora parte, direzione Palermo. Quanti viaggiatori si affaccino fin quaggiù è questione aperta al mistero.
La ferrovia va a scartamento ridotto, i treni la raggiungono quando possono, come possono. Meglio l’auto o, naturalmente, il bus. La costa meridionale della Sicilia occidentale è un lungo, impressionante binario morto. Ramo secco non solo la ferrovia, ma gli arbusti, i terreni, le case, i paesi e le città. Limpida metafora dell’inutilità, della superfluità, di un’Italia da mandare in cantina, sotterrare alla vita civile, lasciarla deperire, mortificare, annullare in un’agonia disperata. Non c’è Stato quaggiù. Ed è così visibile l’assenza di un ordine che la bellezza straripante della natura riesce a malapena a mitigare lo sforzo della classe politica di rendere inospitale un’esposizione universale della cultura classica e di quella araba, incrocio formidabile di conquiste, terra da sbarco, terra da guerre e di fede. Di là c’è Marsala, e i Mille di Garibaldi. Ma prima, verso Calatafimi, il treno dei desideri, se solo ci fosse, ci condurrebbe a Segesta, antica città dorica. Il suo magnifico tempio domina la valle e alla sua ombra è defunta la ferrovia. Roba vecchia, inutile, dismessa. Non c’è nulla che funzioni più, l’ultimo treno è passato da qui il 25 febbraio di quest’anno. “Allontanarsi dai binari, treno in transito”: è il nastro registrato che continua a fare imperterrito il suo lavoro. “Si avvertono i signori viaggiatori”… Si piange o si ride?Continue reading

“il rottamatore siciliano: il nuovo che avanza”

PARLA PIETRO BARCELLONA:

è un elettore attivo, colto, di ceto medio alto e ha deciso di fare fuori il sistema imbelle che ha governato l’isola e il paese

 

Il nuovo astenuto è un signore colto, impegnato, attivo, di classe sociale medio alta. Una persona che non ha stima sufficiente per Beppe Grillo, non crede ancora oppure non crede affatto nelle sue acrobazie linguistiche, nell’artifizio della sua prosa da teatrante e non giudica possibile sostenere il Partito democratico nella versione edulcorata e un po’ falsificata di Rosario Crocetta. Che è un bravo figlio ma si è montato la testa”. Giurista comunista, di scuola ingraiana, grande vecchio della sinistra siciliana, Pietro Barcellona ha questi numeri in testa. “Il venti per cento in più degli astenuti è sicuramente sommabile al diciotto che ha votato Grillo. È un voto attivo e consapevole che protesta e seppellisce la vecchia classe dirigente e conduce il Pdl nelle catacombe. Il dato vero e nuovo è che Grillo si mostra come il vero, unico rottamatore italiano. Rottama linguaggi, persone, strutture, modi di comunicare. E – a mio modesto avviso – finisce per rottamare anche Renzi, il quale poveretto si ritrova con lo slogan già usurato e da domani avrà la testa piena di nuove preoccupazioni”.
Lei si è astenuto?
Io per tradizione voto a sinistra, sono disciplinato e mi sono imposto di segnare la mia croce su Crocetta. Senza esultare, conoscendo l’intento cosmetico della sua operazione.
Povero Crocetta.
Non è colpa sua, ma non ha meriti e talento sufficienti per affrontare la grande vera questione siciliana: la rendita parassitaria dell’impiego pubblico, della funzione pubblica, della consulenza pubblica. Il fiorire di antichi mostri democristiani dietro il paravento del suo corpo lo condurrà all’immobilismo, se non al fallimento. Se mi sbagliassi ne sarei felice.Continue reading

L’ex sindaco di Gela Comunista, gay e ora governatore

Ride e piange e mastica parole con l’avidità di chi addenta l’enorme arancino al ragù, orgoglio della Sicilia d’oriente: “Sono l’uomo dalle sette Stelle, l’unico vero innovatore. Ho cambiato la Storia!”. L’isola si consegna a Rosario Crocetta e gli regala la sua disperazione e i suoi sogni. E anche la propria dabbenaggine, i voltafaccia, gli inghippi di legge e le preghiere per la famiglia. La Sicilia sa di essere sempre assolta da Rosario, il suo nuovo tribuno.
È LA PRIMA VOLTA che un comunista giunge a palazzo d’Orleans con la vidimazione del voto popolare. “Cose da pazzi”, ha detto Pier Luigi Bersani. E ha ragione da vendere. È davvero un dato storico, un evento, quasi una rivoluzione. È anche l’annuncio di quel che potrà essere il nuovo Parlamento. Crocetta è simpatico, alla mano, disponibile, ciarliero. Crocetta è l’antimafia, viaggia sotto scorta, ha paura di morire “ma so che c’è questa possibilità”. Crocetta è il secondo politico gay italiano a conquistare una poltrona di peso, e dopo Nichi Vendola è il secondo meridionale a imporre la sessualità come elemento centrale della propria personalità. “Quando si hanno ruoli pubblici si deve essere molto casti e io annuncio che se vincerò le elezioni non farò più sesso”.Continue reading

Grillo, c’è movimento sul vulcano

IL TOUR DEL 5 STELLE NELL’ISOLA IN CRISI DI CLIENTELE E ASSETATA DI VENDETTA: ECCO PERCHÉ IN SICILIA RISCHIA DI FARE IL BOTTO


La pasticceria Irrera di Messina è uno dei maggiori centri di smistamento del cannolo siciliano e delle chiacchiere politiche. Ottimo punto di osservazione. Sono le nove del mattino, l’ora del caffé, al bancone si discute dell’arrivo sull’isola di Beppe Grillo. Signora molto informata: “Mi hanno detto che è stato tirato con una fune, così non vale”. Ragazzo, meno scettico: “Su youtube non si vede la fune”. Lei, molto ansiosa: “So per certo che c’era la fune e comunque è tutto spettacolo. Dimmi tu cosa rappresenta quella specie di nuotata”. È bastato poco a Grillo per divenire il padrone della scena siciliana. Ieri all’una era quasi nella bocca dell’Etna: ha improvvisato un comizio sui crateri Silvestri, e anche lassù qualcuno è rimasto ad ascoltarlo. Una corona di fan sulla criniera della falla naturale ha apprezzato e applaudito. Continue reading