Ciliegie, munnezza e una “radio libera”

jatevenneSERENELLA MATTERA

Radio libere. Anni ’70. Giovani pronti a cavalcare la liberalizzazione dell’etere per dare voce a impegno civile, idee, bisogni, sogni. Mezzi poveri e voglia di dire. Ma soprattutto qualcosa da dire, qualcosa per cui lottare, qualcuno contro cui lottare. Una “causa”, si diceva una volta. Se ricorrono questi elementi si torna sempre lì, con strumenti diversi. Un pc, una webcam, una prolunga e qualcuno cui scroccare la connessione a internet. E magari un gazebo fornito dal Comune e una protesta che ti fa sentire in trincea.
Quando è iniziata la tregua tra amministratori locali e governo, i cassonetti rovesciati a mo’ di barricate hanno lasciato il posto agli stand della “Sagra della ciliegia”, frutto di stagione elevato a simbolo di una rivolta silenziosa. Dalle parti della rotonda “Titanic”, luogo dal nome beffardo, sono stati allineati tende, banchetti e un grande palco. Sulla via che porta dove potrebbe nascere una discarica l’atmosfera è calma, gli animi bellicosi sono sedati, ma promettono nuova battaglia se il governo dovesse fare quel che ha promesso, sversare a Chiaiano tutta la “munnezza” di Napoli. Durante la tregua, però, le telecamere si allontanano, la gente si distrae, la protesta rischia di scomparire, agli occhi di chi abita fuori dal suo epicentro. E allora non resta che farsela in casa la tv, nelle orecchie il suono lontano di una radio libera. 
Ore 10.30 rassegna stampa, ore 12.00 conferenza stampa, ore 21.00 “free speech”, microfoni aperti. In mezzo video di proteste, interviste-denuncia, i programmi che “hanno parlato di noi”. Napoli_attiva, il nome della web-tv. www.chiaianodiscarica.it il sito che la ospita. Coinvolti il Comune, ma solo come fornitore dei gazebo, un signore che ha aperto il suo garage per attaccare il filo della connessione e un manipolo di ragazzi, che si danno il cambio, anche di notte, perché l’attenzione non si spenga. Per poi tornare a casa in pieno giorno, dormire qualche ora, magari litigare con i genitori che quella discarica la vogliono, perché altrimenti si fanno gli interessi della camorra, e uscire di nuovo, in vespa, come negli anni ’70.
Impegno civile, abbracciare una causa. Forse sbagliata. Ma che, raccontata così, si fa ascoltare.

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3 Comments

  1. Un nuovo bisogno di lottare e far sentire la propria voce contro qualcosa che non va,in virtù di un ideale, forse utopico ma necessario per affrontare la quotidianeità, proprio come accadeva spesso ai nostri genitori negli anni ’70.. Non avevo mai letto il problema di Chiaiano da questo punto di vista, raccontato in maniera puntuale, chiara, tanto semplice quanto imponente. Complimenti a Serenella Mattera e complimenti ad Antonello Caporale e ad i suoi collaboratori per il magnifico lavoro svolto.
    Eleonora Miotti

  2. Vi ricordo che quest’anno ricorrono i trent’anni dalla morte di Peppino Impastato. Radio libere…

  3. Grazie dell’attenzione 🙂
    Il nostro è un piccolo esperimento. Ma speriamo che posso dare i suoi frutti. Buoni come le ciliegie di chiaiano.

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