Grillo & Ingroia, simul stabunt simul cadent

Sono uno storico elettore di sinistra. Scelgo di volta in volta a chi dare il mio voto, e mi è successo spesso di dovermene pentire. Alcune volte ho fatto fronte al timore di sbagliare revocando il mio voto e astenendomi. Non ho consigli da dare, solo un pensiero da esporre. Questa è una brutta campagna elettorale, ipotecata dall’annunciato (finora è l’ipotesi più probabile) governicchio Pd-Monti. Il Pd mi è parso sempre un partito gnè-gnè: dentro la sua pancia esistono persone rispettabili e altre assai meno, idee condivisibili e prudenze inaccettabili. Riformisti e radicali, democristiani e comunisti. L’uno e il suo opposto. Il calderone di personalità così tanto diverse provoca immobilismo e non riforme.
Io sono per la radicalità delle idee, per la loro chiarezza, per la nettezza della posizione in campo. Fosse per me, faccio un esempio, proporrei che il finanziamento pubblico andasse solo alle scuole pubbliche. Vorrei i nostri ospedali salvaguardati e non le cliniche private; vorrei più Stato e non di meno. Fosse per me, lascerei vivere le Province e abolirei le Regioni, vero letamaio legislativo. Accorciare la filiera istituzionale significa eliminare d’un botto almeno un terzo delle cinquecentomila poltrone a cui corrispondono altrettanti bancomat perpetui. La spesa pubblica si disbosca solo se le funzioni di governo vengono semplificate e riassunte. Questo è il mio pensiero. La prospettiva invece è il continuismo: un centrosinistra allargato a Monti. Tutto già visto. Pietanza indigesta. Allora tento di inquadrare le alternative.Continue reading

I voti a Crisafulli City: “Mica puzzavano quando servivano…”

VOLTAGABBANA E CATTIVE COMPAGNIE. NELLA TERRA DOVE LE PREFERENZE CONTINUANO A PESARE C’È LA CORSA AD ACCAPARRARSI IL BOTTINO DEI RAS LOCALI


L’unica certezza è che la buvette di palazzo d’Orleans, complice una denuncia grillina sui piaceri di gola della casta a prezzi da discount, ha triplicato i costi del menu provocando la furia dei dipendenti regionali e un collasso della cassata siciliana. La cassata va comunque forte nel resto dell’isola e nell’impasto zuccheroso di esclusi e ripescati, trasformisti recidivi e fratelli coltelli si rinnova il sapore dei voltagabbana e il loro moto perpetuo circolare che termina esattamente nel punto in cui è iniziato. Se i voti non si contano ma si pesano (Bersani dixit) conviene passare per Enna, e qui siamo al centro della pesa, e mettere sulla bilancia i chilogrammi di potere e clientele, opere e omissioni del signor Mirello Crisafulli, gigantesca figura di comunista pragmatico, riformista, equivicino ai buoni e ai cattivi. Proprio oggi è stato rinviato a giudizio per truffa e falso nella gestione del consorzio dei rifiuti della città. Profetica la sua esclusione dalle liste, decretata alcuni giorni fa dai garanti del partito. “I miei voti ora puzzano, ma ieri no. Bersani ha goduto del mio appoggio e quelle schede erano buone”. La logica non fa difetto a Mirello, e la rabbia – esplosa in una drammatica riunione di corrente all’indomani della defenestrazione – è più misurata dell’immaginabile: “Io comunque farò votare Pd”. Sarà vero? “Mmmm, difficile crederlo – commenta Luciano Parisi, coordinatore regionale dell’Assopetroli – Sono di Enna e so come vanno le cose. Tutti in città guardavano a lui per un aiuto, un favore, un guaio. Voteranno in libertà, e quando dico libertà penso che un po’ di simpatie si sposteranno da qui a lì”.Continue reading

“Silvio mi manda in cella, ora gliela faccio pagare”

LA VERSIONE DI COSENTINO SUL NAPOLI-ROMA: “BERLUSCONI MI HA CHIAMATO OTTO VOLTE, TEMEVA LA FACESSI FUORI DAL VASO”


Questa è la versione di Nicola Cosentino oppure di Nick ’o mericano, secondo i punti di vista e di luogo. È lunga quanto il tempo del tragitto del Frecciarossa sul quale siamo appena saliti a Napoli diretti a Roma.
Non volevo parlare, è stata Paola (l’addetta stampa, ndr) a convincermi a fare la conferenza stampa, ed è stato un successo. Hai visto che burdell (nel senso di riunione chiassosa ma partecipata: conferenza sospesa per il caos alle 12 ripresa alle 14, ndr)? Adesso chiamano tutti quanti da Roma per congratularsi, Berlusconi ha chiamato cinque volte stamane e sette ieri. Temeva che la facessi fuori dal vaso, invece io non sono uno che si lascia andare. So aspettare, e l’ansia la faccio venire a loro, ma piano piano. Berlusconi è un po’ pazzo, è convinto davvero di vincere, lui si convince di una cosa anche se irrealizzabile e la trasforma in verità. Continue reading

Casale preoccupata “Ora rischia il carcere”

L’AZIENDA DI FAMIGLIA DÀ LAVORO A CENTINAIA DI CONCITTADINI È QUI CHE IL SUO POTERE È NATO E SI È CONSOLIDATO


È un paese con la bocca cucita e dalla memoria lunga. Con le parole bisogna andarci cauti, meglio sbrigarsela al modo di Antonio, giovane sfaccendato soggiornante al bar Dolci tentazioni: “So’ tutti cornuti, e pure voi giornalisti lo siete”. Casal di Principe elegge tre deputati al Parlamento, ma non è in grado di conservare il sindaco in Municipio. Per la terza volta è stato commissariato (ventotto volte se si sommano anche le amministrazioni vicine sciolte per infiltrazioni camorristiche) ed è già solo questo un mistero della democrazia: la comunità si espande fino a gonfiarsi come una rana quando in gioco c’è il destino dell’Italia, però si rattrappisce e si trasforma in larva quando c’è da curare il proprio territorio, il bene comune. Infatti si vede: buche e dossi, slarghi occasionali, restringimenti abusivi, muri sfiancati dall’incuria e villette traboccanti di segni visivi, neon ovunque, immigrati neri in bici, i bianchi in auto. È questa la patria di Nicola Cosentino ma lui non c’è. Vuota la casa al corso Umberto, del resto l’onorevole si è trasferito a Caserta anche per mantenere una distanza di sicurezza. Casal di Principe è come una curva pericolosa: se non stai attento sbandi e finisci fuori strada. E sono guai.Continue reading

Lecce, la Taranta alla conquista del Parlamento

  IL PD PUNTA SU MASSIMO BRAY CHE HA TRASFORMATO LA DANZA LOCALE IN UN VOLANO DI SVILUPPO A DESTRA PUNTANO SU GIORGINO, MEZZOBUSTO TV

Ab finibus terrae. Di fronte c’è solo il mare e la luce di Leuca, quando l’Italia intera è coperta da nubi nere, sazia e commuove. Risalire la Puglia dalla sua punta è come rivederla al rovescio, più sali e più guai trovi. Qui il sud si fa finalmente nord, e la capitale di questo meridione avanzato è a qualche decina di chilometri.

La ballata si fa industria

Siamo a Melpignano, il paese della taranta, dove la ballata si è fatta industria, la musica ha prodotto economie di scala e a colpi di pizzica l’investimento pubblico ha restituito la memoria a una terra e l’ha resa benestante. In trecentomila quest’anno sono accorsi a danzare visitando per giorni le case e le spiagge, i trulli e i sentieri di questa fabbrica a cielo aperto. É sicuramente l’investimento in cultura più sorprendente e conveniente che l’Italia possa annoverare nel Mezzogiorno. Continue reading

La buona politica e il buon giornalismo

La scelta del Pd di escludere dalle liste alcune candidature impresentabili e suggerire ad altri protagonisti di rinunciarvi spontaneamente fa onore a quel partito e a Pier Luigi Bersani che lo guida. E’ una scelta che ha un costo elettorale elevato e so per esperienza che è difficile, quando la vittoria è a portata di mano, indietreggiare quel tanto che può metterla a repentaglio. Questa scelta merita di essere non solo salutata con favore ma sostenuta anche nei fatti. Voglio essere ancora più chiaro: questo coraggio – di fronte alla desolazione di liste che incollano volti senza la benché minima reputazione – si espande persino oltre i suoi meriti ed è giusto sottolinearlo, ricordarcelo quando si andrà a votare. Detto questo, rifletto e mi chiedo: senza una campagna di stampa questa decisione sarebbe ugualmente maturata? E quanti sono i giornali che hanno spinto di più, promosso di più la richiesta di far fuori gli impresentabili? E tra coloro che lo hanno fatto, quale testata si è mossa prima? Qui non si fa la gara a chi è il più figo del bigoncio. Continue reading

Nella discarica politica calabrese spunta un fiore

LA TERRA DEL VOTO DI SCAMBIO, DEL FAMILISMO AMORALE E DEI COMUNI SCIOLTI PER MAFIA GENERA UN’ECCEZIONE : IL TRENTENNE DALLE MANI PULITE DI CATANZARO


Era la città delle vertigini, arroccata appena sopra ai dirupi. Una città d’altura di fronte al mare. “Adesso è orribile, senza dubbio la più brutta d’Italia. Devastata dalla testa ai piedi da un ceto dirigente la cui sovrana ignoranza è spettacolare. Glielo dico con pena, con la compassione ma anche con il senso di rivolta che ancora covo per come la mia terra è stata maltrattata”. Nella galleria della perdizione sociale la tappa di Catanzaro, città natale dello storico Piero Bevilacqua, è irrinunciabile. Domenica e lunedì quaggiù si rivoterà in otto sezioni comunali. C’è un’inchiesta della procura per voto di scambio e una sentenza del giudice amministrativo che obbliga circa 6200 elettori a ritornare alle urne. Brogli, pasticci, schede vidimate, schede scomparse e poi riapparse. Il solito campionario dell’immoralità.Continue reading

Salerno, la sfida del cemento nel regno di De Luca

IL SINDACO CHE HA PUNTATO TUTTO SULL’EDILIZIA SI RITROVA COME CANDIDATO ALLE ELEZIONI POLITICHE L’IMMOBILIARISTA DI SEL MICHELE RAGOSTA


Come sempre, tutto si tiene. In una città che investe sul cemento e il suo simbolo in stile tardo rumeno è la maestosa piazza della Libertà che si apre al mare, all’infinito, la Sinistra, anche quella radicale, tenta di dare nelle candidature coerenza allo spirito del luogo. È così che Nichi Vendola sceglie come suo figlio per Salerno, città detenuta da Vincenzo De Luca, ossimoro comunista vivente, un agente immobiliare, attempato militante della sinistra storica, traversatore dei canali irrigui del Pci, poi socialisti, quindi craxiani, infine verdi (ma alla Pecoraro Scanio). Michele Ragosta, questo è il suo nome, fa da perfetto pendant alla città del conducator De Luca, il più severo fustigatore di costumi che infatti già intravede nelle liste del suo partito (sarebbe il Pd il suo partito) “ciucci e paracadutati, e tante anime morte”. Ragosta, che è indigeno, ha fatto tutto da sé. Si è guadagnato la scalata al seggio sicuro, numero due in lista, attraverso una messe di voti da far paura. In novemila erano andati al seggio per scegliere a novembre il nome di Vendola alla premiership del centrosinistra, e altrettanti, come un unico esercito in armi, ha raggiunto il seggio a fine dicembre quando il Ragosta si candidava. Dieci volte meglio che in Lombardia, sette volte di più, tenuto conto delle percentuali, che in Emilia.Continue reading

Secessione e prostituzione: il fisco modello Salvini

FENOMENOLOGIA DEL LEGHISTA POP , “UOMO DEL FARE” CHE NON BEVE, NON FUMA E VUOLE TASSARE LE PUTTANE
È un fenomeno e si chiama Matteo Salvini. Non dorme né si trastulla, non beve e non fuma. È uomo del fare al cubo, un perfettissimo padano. Per dirne una: era il 31 dicembre, giorno di festa per tutti noi ma non per lui, e alle sei di sera i lombardi aspettavano il cenone contando le lenticchie. Lui pensava alla Padania. E su Facebook: “Vediamo se stasera si organizza qualche bell’incontro con qualcuno di voi”. Gli hanno risposto in tanti, e tutti scusandosi. Emanuela era impossibilitata a partecipare, Chiara con il pancione, Angelo in Sardegna. Incontro rinviato, ma Salvini, e qui sta la tempra, non s’è perso d’animo. Alle otto e mezza, poco prima che Napolitano tenesse il suo discorso di fine anno, si è rifatto vivo con un’altra proposta, sempre su Facebook: “Spegnerò la tele e diffonderò dal balcone le libere e gioiose note di Va pensiero a palla!”. È stato un crescendo di entusiasmo tipicamente leghista. Però a Salvini non veniva comunque di stare con le mani in mano. E intorno alla mezzanotte si è rimesso al computer: “Ragazzi, posso essere curioso e farmi i fatti vostri? Dove passerete questa serata?”. Un successo è stato, una marea montante di padani si è fatta avanti e hanno fatto a gara per far sentire Salvini meno solo.Continue reading

I sommergibili di Monti. A ‘Presa di posizione’ l’analisi di Antonello Caporale

A cosa serve un sommergibile? A fare la guerra. E l’Italia ne ha comprati due di ultima generazione dalla Germania. Costano quasi 1 miliardo di euro che sommato a un altro miliardo già speso per altre due unità già entrate in esercizio e con base a Taranto fanno 2 miliardi di euro. Tanti soldi quelli dei contribuenti italiani destinati a questa operazione avallata da destra e da sinistra che, invece, non sono stati destinati a pensioni, ospedali o scuole. Ma con una società in crisi il governo non dovrebbe pensare attentamente ai propri investimenti e a cosa decide di tagliare? Meglio, allora ricordarselo all’interno della cabina elettorale, visto che in Italia si dimenticano troppo facilmente le decisione prese dalla politica. Indignarsi fa bene, perché un Paese senza memoria non ha futuro. A ‘Presa di posizione’, l’analisi di Antonello Caporale, firma de Il Fatto Quotidiano (riprese e montaggio Paolo Dimalio e Samuele Orini, elaborazione grafica Pierpaolo Balani).

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