Il premier dell’ignavia e la ricerca del consenso

Ora siamo al detersivo acquistato con i soldi pubblici, alla tv trafugata, ai biglietti gratta & vinci per tentare la fortuna, ammesso che sedere nel consiglio regionale per quella gente non sia di per sé già una enorme ed esorbitante fortuna.

Tutto è dannatamente uguale a sempre, anzi questo finale di stagione di Rimborsopoli in versione calabrese, il trafugamento degli spiccioli dopo aver svuotato ogni cassaforte, ci dice due cose. La prima è che le Regioni sono divenute l’ambito ideale di ogni furfanteria, anzi la scuola di formazione per classi politiche inette e incompetenti. La seconda è che questa classe politica è irredimibile e il partito che nel Parlamento detiene la maggioranza dei consensi, cioè il Pd, è divenuto un canale di smistamento, un ponte verso la liceità dell’arraffa arraffa.

Cosa ne sa Renzi del Pd calabrese? Nulla naturalmente. Lui non c’entra, non sa. E ora che sa fa come sempre ha fatto: una bella dichiarazione pubblica, fuori i ladri. Non sapeva di Roma, non sapeva del Mose, non sapeva dei traffici milionari sull’Expo.

A ben vedere Matteo Renzi è il premier dell’ignavia. Non sapeva come si formavano le liste dei candidati, non conosceva il calibro dei personaggi coinvolti in giunta, non era interessato a scoprire il traffico delle clientele. A lui più della buona politica interessa il consenso e in quanto a voti anche in Calabria, nella tornata elettorale delle Europee che ora sembra lontanissima, aveva mietuto successi clamorosi.

Dire che il presidente della giunta Mario Oliverio dovrebbe immediatamente dimettersi sembra anche poco. E aggiungere che l’Ncd è divenuto oramai il recapito usuale degli avvisi di garanzia e degli ordini di arresto è ancora un’ovvietà.

Tutto è così perfettamente indecente. Dunque normale.

da: Il Fatto Quotidiano, 27 giugno 2015

 

Share Button