Matera, la capitale della cultura non compra più libri

materaDa quando è stata acclamata capitale europea della cultura Matera non legge più. È divenuta anoressica: dal primo gennaio non acquista più libri, dal primo luglio non sfoglia più giornali. C’è qualcosa di inspiegabile nel destino che ha voluto per i Sassi la conquista del podio di città europea dove il paesaggio, l’intreccio urbano, la conca meravigliosa dentro la quale sviluppa la sua rara beltà , stia insieme cucito all’incuria più deprimente verso i presidi culturali storici del capoluogo lucano.

MATERA infatti ha la fortuna di avere una tra le più ricche biblioteche del Mezzogiorno, con un indice di quasi 250mila volumi e un catalogo impareggiabile. Circa 100 manoscritti e incunabili, trentamila volumi del Fondo antico, tra cui rare e preziosissime pergamene, 130 mila testi del fondo moderno, e la storia contemporanea dal dopoguerra ad oggi nella rassegna quotidiana di più di 1300 testate. Con migliaia di testi che ancora aspettano di essere indicizzati, resi fruibili, sezionati per temi e per età.

Un palazzo enorme, un convento magnifico che è il cuore laico della città, frequentato da centinaia di studiosi, crocevia quotidiano di chi ha bisogno di leggere, capire, studiare. Però la biblioteca è provinciale e la Provincia è quel misterioso ente soppresso al quale sono stati tolti i soldi ma non le funzioni. Una piroetta legislativa, una furberia politica, la messinscena dentro la quale si vorrebbe tenere l’uno e il suo opposto. E se a Crotone la Provincia ha deciso di tutelare gli automobilisti dalle buche imponendo l’obbligo di non oltrepassare il tetto dei trenta chilometri orari (ampia la possibilità che si preveda, nel prossimo futuro, il ritorno al calesse), a Matera hanno iniziato a tagliare proprio le loro vene: azzerati gli acquisti, che nel tempo erano stati già ridotti, di libri e periodici. D’ora in avanti si potrà leggere di tutto e conoscere il mondo ma solo fino alla data del dicembre 2014.Continue reading

Marco Belpoliti: “Furbi, cialtroni e senza rigore: la storia si ripete”

belpolitiCome le polveri sottili che si adagiano per strada, sbarcano sui capelli come nel risvolto dei pantaloni, anche il berlusconismo ha un suo ph che oramai irrora il nostro sangue, ed è la matrice dell’Italia di oggi. “Matteo Renzi non ha un pensiero oltre il renzismo, non c’è analisi sulla trasformazione della società. Lieve e debole come il pensiero del Cavaliere. Anch’egli protagonista e interprete dell’idea che furbizia, talento e un po’ di simpatica cialtronaggine siano elementi inossidabili per raggiungere e conquistare il potere. Come Berlusconi ha una capacità innata di intercettare il sentimento popolare, i piani bassi della nostra etica. E oggi è venuto il momento di smacchiare il ventennio, diluirlo in un piccolo e breve incidente. Renzi non ha classe dirigente oltre la Boschi e usa il cartongesso per trasformare la realtà e adattarla alle necessità del momento. Sono pareti mobili che compongono scenografie altrettanto provvisorie. Ogni luogo ha un bisogno, ogni teatro una recita. E ieri c’era bisogno di assolvere tutti quanti e catalogare il berlusconismo e l’antiberlusconismo come accidenti di pari natura. Successe già quando Pasolini segnalò la costruzione di una equazione tra fascismo e antifascismo. L’Italia si ripete, noi italiani questi siamo”.

MARCO BELPOLITI, critico letterario tra i più raffinati (è docente di letteratura italiana all’Università di Bergamo), più di ogni altro ha indagato l’antropologia berlusconiana, e sul “corpo del Capo”, titolo del suo più noto studio sulla fisicità della leadership ha illustrato la profilassi sociale berlusconiana. Continue reading

Roberto Calderoli “Macché baratto: faccio fuori Renzi con 4 emendamenti”


calderoli
Visto di fronte è senatore della Repubblica e vicepresidente di palazzo Madama da più di un lustro oramai. Preso di profilo Roberto Calderoli segnala invece una vocazione indiscutibile per il teatro che in politica è elemento essenziale del successo. E da attore di prim’ordine sceglie i palchi più difficili per esibire il suo talento.

“Se hai stoffa il comizio lo devi tenere ai bordi di una tavolata in cui c’è un traffico indiscriminato di costolette di maiale e di birra. La prova della tua capacità di oratore è costringere le forchette all’ozio, silenziare il tintinnìo di bicchieri”.

Come ci si comporta con le evasioni digestive, i subbugli di stomaco, le gastroenteriti da stress?

Devi semplicemente fare in modo che la tua gente smetta di mangiare e ti ascolti.

Bisogna però trovare colpi ad effetto, panzane stratosferiche, iperboli suggestive.

Alla Berghem Fest ho fatto un capolavoro. Una gag sui Casamonica di un’intensità e una vis comica che ha indotto la sala a seguirmi passo passo. È gente che non fa vacanze, anzi la sua vacanza sei te, e ha bisogno di capire attraverso esempi semplici, anche densi di ironia. Spiegare il fenomeno facendo sorridere.

Lei è una quercia di fronte a tanti arbusti. Ricordo quando disse che aveva fatto fuori 250 mila leggi in un colpo solo, e ne bruciò in pubblico alcune decine di migliaia.

Qui sbaglia. Le leggi, i regolamenti, i decreti luogotenenziali e le altre minutaglie fatte fuori da me sono 450mila. Sono servite edizioni speciali della Gazzetta Ufficiale per notificarne il decesso (da qualche parte dovrei averne copia).

Ero convinto che fosse una ciclopica cazzata.

Perché il mio modo di far politica, coniugare istinto e talento, saggezza popolare e mediazione ministeriale, induce a sottostimare la portata degli atti che a mio nome sono iscritti nella storia di questa Repubblica (bene o male, eh eh).

Anche la legge elettorale che su suo suggerimento viene comunemente definita come legge-porcata resterà nella storia. Ora i suoi 510 mila emendamenti alla riforma costituzionale rappresentano il fuoco creativo, la densità della sua ragion critica.

Me ne bastano 4 o 5 per fare un culo grande come una casa al premier Renzi.Continue reading

ALFABETO: Michele Oricchio, magistrato della Corte dei conti: “Il diritto in Italia è in realtà rovescio”

oricchioMeglio non pensarci. Passare in rassegna con un magistrato della Corte dei conti i dettagli costitutivi dell’illegalità, alcune singole minuzie dello sperpero legale, di quando cioè il diritto si fa completo rovescio, è una rassegna favolosa della nutrita tipologia di affaristi o soltanto incapaci che sono posti – nei vari gradi dell’amministrazione pubblica – al ponte di comando anche grazie al nostro operoso concorso. Michele Oricchio per mestiere dovrebbe, nella sua fetta di competenza e nel territorio in cui volge l’occhio, indagare e controllare i conti pubblici. Gli abbiamo chiesto di elencare qualche caso macroscopico in cui sa dove si annida la cialtroneria di Stato. Conosce i nomi dei cialtroni, ha un’anagrafe completa. Ma nulla può perchè tutto è a norma di legge.

Lei a braccia conserte annota e osserva…

A volte mi sembra di giocare alla playstation. Quando mi sembra di aver chiuso il gioco e per una volta vinto, quando cioè riesco a far processare e condannare qualche amministratore a risarcire il danno che ha dolosamente procurato, spunta immediatamente qualcun altro che ha appena compiuto una schifezza simile o magari anche più grave. E la partita riprende daccapo.

È lo spin off dell’illegalità.

È il frutto di un capitale umano per metà ignorante e per metà incompetente.Continue reading

Il Gran Tour: “Troppi iper, poca gente”: centri commerciali kaputt

ilgrantour_tappa12C’è sempre da imparare dai romagnoli e stupirsi di come siano riusciti a trasformare un piazzale d’armi lungo il mare in una spiaggia storica così tanto amata e frequentata. Come sia stato possibile immaginare di affittare delle sdraio e degli ombrelloni nella 31esima fila, a quasi mezzo chilometro dalla prima alga, senza colpo ferire. C’è del talento e si vede. Infatti restiamo inchiodati ai semafori che gestiscono a Riccione il traffico dei milanesi in fuga dalle code e ora, appunto, in coda, perchè c’è l’aperitivo. Sono le cinque del pomeriggio ed è già il momento di rimboccarsi le maniche e prendere contatto con un mojito, prima del passaggio serale con l’apericena e il cocktail e infine, digerite altre code, finalmente al ristorante oppure alla disco. Questi sono giorni funestati dalla scomparsa del Cocoricò, monumento allo sballo divertito e compulsivo e naturalmente terminale glorioso di ogni coda. C’è una storia fatta di sacrifici per accedervi, di attese lunghe, penitenze comuni e gioie intramontabili. La triade Rimini-Riccione-Milano Marittima consegna l’idea che al mondo esista l’ingorgo o poco più. Si rifiata alle viste del Delta del Po, quando la campagna prende forma e si stende senza cemento che la separi.

Il triangolo favoloso Marghera-Mestre-Villorba

A Rovigo si rientra in autostrada per puntare al più imponente distretto del consumo, un triangolo favoloso di ipermercati che si scorge alle viste di Marghera, città nota per il petrolchimico, si allunga fino a Mestre, anzi al cosiddetto Porto di Mestre, e chiude verso Villorba, nel Trevigiano. In una trentina di chilometri uno, due, tre, cinque, sette centri commerciali, cubature che solo a Mestre – come ha scritto Fabio Tonacci su Repubblica – producono 39 mila metri quadrati di superficie commerciale, 111 negozi che pagano ciascuno 8 mila euro d’affitto al mese per riempire i veneti di ogni virgola. Il teorema del consumismo qui si fa pratica quotidiana, e la vita è segnata dagli Auchan, i Decathlon, gli Iper Lando, Iper Coop, iper tutto. Il numero delle rotatorie per raggiungere i cubi dà l’impressione che gli umani utilizzino la vita per girare a vuoto. Continue reading

Alfabeto – FRANCESCO NOBILE. Hegel e la Porsche: il nostro futuro ha bisogno del tedesco

francesco_nobileRiassumendo: il tedesco aiuta l’anima a stare in forma e anche un po’ il portafogli a rimanere in sesto.

Il tedesco è una lingua scientifica che misura la sua qualità nei dettagli, nella precisione con cui annota ogni singola ombra della realtà. C’è un motivo perché i maggiori filosofi siano espressione della cultura germanica. E la sua disponibilità a scovare le virgole della vita agevola le interazioni sul luogo di lavoro. Penso che chi ha avuto la fortuna a scuola di studiare il latino non debba farsi sfuggire l’opportunità di proseguire col tedesco.

Francesco Nobile non è letterato ma un emigrato. A sedici partì dal Salento e andò in Baviera. Ha fatto il lavapiatti, poi è salito di grado facendo prima l’aiutante operaio, poi il falegname.

Grazie a due corsi di formazione pubblici ho ottenuto prima il diploma di perito meccanico alla scuola serale e poi un prestito d’onore per seguire il corso di laurea in Ingegneria.

Oggi lei è amministratore delegato del Nardò Technical Center, le piste di prova della Porsche.

Abbiamo 75 chilometri di piste, un anello circolare unico al mondo perché permette – nonostante il perfetto tondo – di mantenere intatta e costante la velocità. Nardò, in Puglia, è uno dei due maggiori centri del sud Europa in cui le auto di alta gamma possano fare test di prova di particolare difficoltà. I nostri clienti sono Ferrari, Mercedes, Audi, Land Rover e naturalmente Porsche.

Un gran bel risultato.

Un enorme orgoglio per chi come me è salentino. A 16 anni sono partito, a sessant’anni sono ritornato nella mia terra dirigendo un’azienda che è un’eccellenza, in un gruppo multinazionale.

Però…

Ecco il però: abbiamo difficoltà a selezionare ingegneri meccanici che conoscano il tedesco. Apprendo con stupore che nessuna università italiana immagina come essenziale questa lingua che rappresenta il bacino lavorativo più denso di opportunità. Il Politecnico di Torino non ce l’ha come lingua curriculare, e nemmeno Milano.Continue reading

Il Gran Tour: D’Annunzio, gli hacker e i veleni di Falconara

Da Pescara alle Marche La città del Vate tra modernità e conti in rosso, poi si risale verso banche collassate e fumi cancerogeni

grantour_11Hacker di tutto il mondo, unitevi! Bisogna giungere nella città di Gabriele D’Annunzio per scoprire che l’hacker è un buono e non un cattivo. Che non scassa i segreti nei nostri computer ma li aggiusta, che non rovina la reputazione altrui ma la difende. Che il fraintendimento nel quale questa parola è finita è causato dall’ignoranza di chi, come noi, non è nativo digitale e scambia gli smanettoni per criminali. Siamo dei cliccatori alle vongole, navighiamo senza bussola e quelle poche cose che conosciamo della rete sono per lo più dei luoghi comuni. Pescara è la patria degli hacker che sono, se possiamo dire, sindacalizzati. Lucia Zappacosta, 35 anni, si occupa di innovazione tecnologica per i beni culturali e presiede la Metro Olografix, associazione culturale che ogni quattro anni organizza un campeggio europeo degli smanettoni. L’associazione supporta l’etica hacker. “La filosofia hacker è curiosità, ingegno, voglia di risolvere problemi apparentemente insormontabili con soluzioni atipiche. Il che non si traduce solo in un’attenzione per la sicurezza informatica, ma anche nell’approccio pionieristico alle nuove tecnologie”.

Dal Bengodi ai fichi secchi

Dare del criminale a chi non lo è significa, all’opposto, far passare lo scassinatore per una persona perbene. Perciò Pescara merita una tappa. È l’avamposto del futuro, della modernità, una Expo universale del virtuale. Il futuro è dentro Pescara, ma il passato, purtroppo anche. Il passato di un municipio con i conti sballati, sul limite del fallimento. La città è grassa come quelle donne di Botero, ma anni di finanza allegra, trucchi contabili, spese folli, l’hanno condotta alla povertà. “Prima che arrivassi io – racconta l’assessore alla Cultura Giovanni Di Iacovo – si spendeva quasi mezzo milione di euro per eventi legati, diciamo così, agli spettacoli e alle attività culturali. Ora il mio budget è di 2500 euro. Fichi secchi, per intenderci”.

Lasciata la città hackerata e dalle mani bucate piego verso il quadrante geografico della resistenza al nuovismo, alla modernità che consuma soldi e brucia il tempo. Appena superato l’Abruzzo le colline marchigiane indicano il distretto dell’oculatezza, i luoghi dove l’orologio scorre più lentamente per scelta e per principio di vita. Le colline della provincia di Macerata sono segnate da borghi piccoli e fragili. Ripe San Ginesio è la capitale della brigata d’opposizione alla modernità compulsiva e anche un po’ cafona. Da cinque anni chiama i principi del pensiero minoritario, i cultori della vita lenta, del passo sicuro, della spesa essenziale, dell’economia autogestita, più povera ma più felice. Sono avamposti di resistenza, luoghi dove i dissidenti metropolitani possono trovare refrigerio. Terza età, terzo mondo, terza via. I cultori dell’alternativa a questo e a quello.

I marchigiani sono laboriosi e silenziosi. Quasi mai si danno da fare per comparire al telegiornale: nessun giallo di rilievo, nessun omicidio di livello. Non fanno caciara, protestano solo se è davvero troppo. Si danno da fare per conto loro, e i loro guai tendono a non dirli in giro.

Per esempio quelli della Banca Marche. Nella hit parade dei malandrini figurano i dirigenti di questo istituto di credito che ha prodotto “il maggior disastro dopo i casi Sindona e Calvi”. Lo scrivono, e non ridete, gli avvocati degli amministratori della banca che ora chiedono ai loro vecchi soci e dirigenti la restituzione di 280 milioni di euro oggetto di 73 pratiche di finanziamento irregolari. Soldi concessi a chi non poteva riceverli in un sistema di collusioni e connivenze, frutto di “un a pluralità di violazioni commesse e in un crescendo di irregolarità nonostante la censura e le sanzioni comminate dalla Banca d’Italia per ben due volte, nel 2006 e nel 2008”. Ecco, anche il marchigiano insozza, ruba e collude ma con un certo flair play. A proposito di veleni, pure le Marche hanno la loro piccola Ilva. Falconara Marittima, periferia urbana di Ancona, è cugina minore di Taranto. Ospita le raffinerie Api dentro un perimetro di attività industriali e trasportistiche con le quali è perennemente costretta a fare i conti.

“La città è un incubatore di malattie degenerative”

Alessia Sangiorgi, ingegnere quarantenne, una vita da sportiva, si è trovata da un giorno all’altro in ospedale: linfoma di Hodgkin. “Quando me l’hanno detto ho ripercorso tutti i miei passi, ricostruito la mia vita, verificato se nella mia famiglia ci fossero stati altri casi. Niente. Però ho scoperto che io non sono l’unica ammalata di cancro di Falconara, e anzi la mia città è un incubatore di malattie degenerative. Prima dell’ingresso in ospedale non avevo mai pensato all’aria che respiravo, non avevo mai avuto interesse di quel che denunciava il comitato di cittadini che da anni protesta contro la puzza che avvolge questa città, i valori sballati dell’aria, le morti superiori alla media, le affezioni respiratorie fuori controllo. Mai ci ho fatto caso. La puzza c’era ma non la sentivo, non era un mio problema. Le nuvole di fumo in cielo le vedevo anch’io ma senza incuriosirmi troppo. La raffineria era parte del ritratto urbano, come l’aeroporto, l’ex Montedeson, le altre industrie. Pensavo a me, alla mia vita, alla mia dieta salutista, alla quotidiana pratica sportiva. Il resto non era affar mio…”.

Pochi chilometri a nord e la puzza scompare. Anzi in località Trecastelli, appena dietro Senigallia, si raggiunge la città della luce. Sono i discepoli del reiki, pratica insieme spirituale e terapeutica, sistema orientale per raccogliere nel corpo l’energia benigna che la natura libera. Vivono insieme, cassa comune, ma niente ascetismo. La vita è gioia e anche piacere. Umberto Carmignani, il fondatore cinquantunenne, si ispira ai filosofi della repubblica di Platone ma non tralascia uno sguardo ai conti. Facce sorridenti, volti appagati. Tante ragazze e ragazzi, qualche nonna, alcune famiglie allargate. Tutti insieme felicemente e oculatamente. Tanti corsi e prodotti, promozioni, offerte all inclusive per il raggiungimento della felicità o più modestamente un week end a trazione spiritualista. Una grande casa vacanze, moderno outlet dell’anima con vasta gamma di offerta: cucina bio e corsi di ginnastica ayurvedica, astrologia archetipica, psicologia olistica e costellazioni familiari.

Da Il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2015

Alfabeto – GIANFRANCO VIESTI. Sfatiamo i falsi miti: si spende al Sud per arricchire il Nord

Il luogo comune è la forma primitiva della diceria. Nell’uso intensivo da talk show si trasforma in tesi assoluta, pensiero dominante ma indimostrato. Gianfranco Viesti tenta in solitario una battaglia contro i sillogismi banali, i tic linguistici da terza elementare, la fesseria grandiosa resa teorema profondo. È una battaglia persa perché Viesti, che insegna economia a Bari, documenta come i soldi mandati al Sud arricchiscano il Nord e non viceversa. Come l’assistenzialismo sia una specialità ligure, la mungitura della mucca statale una condizione permanente del laborioso popolo altoatesino.

viestiProfessore, inizio io con la prima parola magica. La locomotiva. Il Nord è la locomotiva d’Italia.

Bufala al cubo. Per locomotiva s’intende un paese che produce e un altro che arranca. Uno che tira e un altro che viene tirato. Il Nord che lavora e il Sud che si perde nell’assistenzialismo. Se gli investimenti si catalizzano al Nord, solo quella fetta di territorio godrà del benessere.

E perché?

Perché il Nord è una regione da un punto di vista economico largamente autosufficiente. Se costruisco un ponte al nord lì troverò le materie prime, lì la grande ditta appaltatrice, lì la forza lavoro. Per ogni 100 euro spesi al Nord meno di 5 arrivano al Sud. Al contrario ogni 100 euro di investimenti nel Mezzogiorno producono vantaggi finanziari per il Settentrione pari a 40 euro. È banale sottolinearlo: un’economia debole ha bisogno del know how del dirimpettaio più forte.

Il Nord si fa ricco anche con i soldi spesi al Sud.

Altro che! Per guardare fuori dall’Italia: i guai della Germania sono iniziati quando la Spagna ha smesso di crescere. Lo sviluppo spagnolo era benzina nel motore industriale tedesco. La crescita dei Paesi emergenti aiuta essenzialmente l’economia dei Paesi forti. È la tesi su cui si fonda l’Unione europea: la crescita dell’uno agevola la crescita dell’altro. Il debole che conquista posizione non erode la forza di chi sta più in alto in classifica.Continue reading