Finalmente la smetterete di dire che lui parla veloce e si fa capire e gli altri no. Parlo lento ma mi faccio capire ugualmente”.
Quando Ciriaco De Mita era al potere i gerundi sbucavano da ogni angolo della bocca e le incidentali si ammassavano a forma di pila. Serviva una ruspa per liberare la strada delle sue consonanti.
Qualche anno fa (forse dieci) ero in Toscana e una signora mi ferma e mi dice: quant’era bello quando c’erano persone come lei che usavano un linguaggio complicato.
Contro Renzi ha cambiato tattica e l’ha messo al tappeto. Frasi secche, parole come lame.
Embè, quando si è messo a fare quell’intruglio di mistificazioni.
Ho pietà di te.
Pizzicando qua e là dal passato.
Nel tuo partito parli solo tu, gli altri sono muti recitanti.
Un partito che non esiste. C’è lui e lui solo. Bisognerebbe raccogliere e pubblicare i discorsi che fa in Direzione (che io ascolto e annoto).
Da te non mi aspettavo questa volgarità.
Ha infiltrato nel dibattito insinuazioni cattive, adombrando chissà che. Ha parlato di moralità. Detto proprio da lui che le ha inventate tutte.
Tu non hai il diritto di parlare di moralità della politica.
Ed è vero, è così.
Credo che tu sia irrecuperabile, hai una tale consapevolezza di te che non vedi limiti alla tua arroganza.
Mi aveva detto che avremmo dialogato e avevo ritenuto che volesse costruire. Ma poi quando gli ho sentito dire quelle cose, una mascalzonata…
Renzi è democristiano quanto lei.
Ora che ricordo, la prima volta che l’ho conosciuto mi disse che il suo papà era democristiano, anzi demitiano.Continue reading
C’è il terremoto. Abbiamo paura. Ci sono i migranti. Abbiamo paura. C’è la crisi economica. Abbiamo paura. L’età della paura è la nostra, ci accompagna ogni giorno, e ogni giorno trova nuova linfa, nuove occasioni di sviluppo. Una paura si somma all’altra e all’altra ancora e insieme queste nostre fobie edificano le pareti di una società infragilita che pulsa a volte rabbia e rancore, altre volte appare invece muta e sorda. Luigi Zoja ha indagato a lungo le sorgenti della nostra paranoia con un fortunato saggio edito da Bollati Boringhieri (Paranoia. La follia che fa la storia).
Sette piani all’apparenza ma tre all’occorrenza! Il più grande processo sull’effetto ottico si è svolto nei mesi scorsi alla Corte d’appello di Bari il cui giudice, stimando e ristimando la base per l’altezza, ha convenuto che un palazzo, originariamente valutato dal suo collega di primo grado di sette piani fosse solo di tre. La sentenza, che assolve la proprietà precedentemente condannata, si fonda sull’esito della perizia di parte che ha ricalcolato, in ragione del pendio dentro il quale è scavato l’immobile, la sua altezza.