Bersani e la resistenza al Renzi “pigliatutto”

bersaniIl “traditore”, il “vigliacco”, o, nelle forme più pudiche, il “risentito” Pier Luigi Bersani sbuca a Fiano Romano in un circolo irredentista del Pd.

Tiene la sua lezione di resistenza nel giorno in cui il web, divenuto gigantesco teatro di guerra tra filogovernativi renziani e non, svuota sulla coccia pelata dell’ex segretario ogni ben di Dio. Lui non mette la coccia sotto il cappello, e già a Roma, prima di partire, dichiara l’atto di belligeranza durante un forum su Repubblica.it: “Li sbrano”.

GIUNTO tra le mura amiche, dispiega l’armamento: “Se vince il Sì tempo mezz’ora e si parla di elezioni anticipate, si va dritto lì c’è poco da fare. Inizieranno i mercati a sondare, chiedere, ansimare: ce la farà Renzi oppure Grillo lo fregherà? E la discussione scivolerà direttamente nelle urne, ci terremo l’Italicum così com’è e addio. Col 25 per cento ti prendi tutto: governo, Parlamento, Corte costituzionale. Ma attento, che a furia di semplificare arriverà un altro che lo farà meglio di te e ti spianerà”. È un No tondo e parrebbe definitivo. Irrecuperabile: “Cosa andavo a fare alla manifestazione del Pd? A far finta che tutto funzionava?”. Non funziona il Senato, non si capisce un tubo di quel che dovranno fare i senatori, se non che ci sarà una gran corsa alla selezione tra chi ha bisogno dell’immunità e chi no: “Assisteremo a lunghe trattative, regione per regione, con negoziati del tipo: io vado a Roma perché c’ho necessità, e tu fai l’Assessore”. L’inquisito traghettato fomenterà l’antipolitica: “E vedrete i grandi commentatori dei grandi giornali (a uno dei quali qualche ora prima era stato ospite, ndr) che adesso sono tutti ottimisti e positivi come imbracceranno il forcone…”.

L’eloquio bersaniano procede con i ritmi conosciuti. Alle metafore, suoi grandi cavalli di battaglia, giudizi secchi e piuttosto allarmanti. Dunque: Renzi che si crea da solo pasticci è come il marito che cerca “il freddo nel letto”. Tra i migliori pasticci, esaminata la sciagura referendaria e soprattutto l’Italicum (“hai voglia di commissioni…”) si passa al secondo peggio: “Prima la finiamo con i voucher, prima li eliminiamo dal mercato del lavoro e meglio sarà per la sinistra. Col voucher il mondo non gira, la nostra gente è fregata e chi prende tutto il pacchetto è la nuova destra che si sta riorganizzando”. Lui, o meglio l’Ulivo, aveva lasciato il deficit a 102 punti su cento. Oggi supera il 130 per cento. “Ma che senso ha vendersi casa per andare in affitto?”.Continue reading

Presentazione a Gubbio del libro Acqua da tutte le parti

Caporale-Acqua-da-tutte-le-partiDomani sera venerdì 4 alle 21.15 sarò a Gubbio al Refettorio della Biblioteca Sperelliana per presentare il mio ultimo libro. Non credevo e non speravo affatto che il mio lavoro intersecasse il dramma del cuore dell’Italia interna, il quadrilatero più ricco e prezioso finora non afflitto dallo spopolamento e dall’abbandono. Come fare, cosa fare perché gli italiani non fuggano verso la costa, perché l’Italia non frani verso il mare e smarrisca insieme alla memoria, identità, stili di vita, possibilità di lavoro che altrove sono impraticabili.
Fermare l’esodo significa anche immaginare soluzioni.
La disperazione è tale che ci resta solo la speranza. Io questa volta voglio essere ottimista. Forse ce la facciamo.

Il terremoto cambia verso e spiazza il piano Errani

terremotoIl verso d’un tratto paurosamente cambiato. Le cifre anzitutto. Ad agosto erano tremila gli sfollati, oggi sono almeno trentamila i senza casa e la curva è destinata a salire fino purtroppo a doppiarsi. Erano tre i Comuni rasi al suolo, quelli delle tre A (Accumoli, Arquata e Amatrice), oggi ne sono almeno trenta. C’era da assistere gli abitanti di un grumo di montagne interne e orgogliose, ma povere di reddito e di braccia; oggi è colpita una rete estesa e pregiata di case e palazzi, chiese e monumenti, attività artigianali e industriali. Il terremoto non è triplicato, è lievitato almeno di cinque volte tanto quanto la differente energia tra i 6 gradi Richter della scorsa estate e i 6,5 di questo caldo finale d’ottobre.

Ma le scosse hanno prodotto una crepa anche nell’armatura del sistema della Protezione civile che ha lesionato, irradiandosi, la macchina della ricostruzione affidata a Vasco Errani.

I FATTI. Un’ora dopo che il Mostro si è manifestato con una cattiveria senza pari, a Norcia –proprio lì –le tende mancavano. Quelle poche acquartierate nelle settimane della paura erano state inspiegabilmente ritirate. Ritirate, perché? Non una, ma innumerevoli volte i sismologi hanno avvertito non più tardi di qualche giorno fa che si era in presenza di una nuova faglia il cui movimento faceva presagire nulla di buono. Prima domanda: la Protezione civile ascolta le valutazioni dell’Ingv? E così al dramma di dover tutelare e assistere altre migliaia di persone, l’incredibile situazione di vedere l’epicentro della tragedia sprovvisto del sistema minimo di protezione: le tende, appunto.

A L’Aquila, che per clima e altitudine è agli stessi livelli di queste terre, delle tende si è perfino abusato, qui invece è stata decisa una privazione inspiegabile, ripetutamente confermata durante tutto il primo giorno da Fabrizio Curcio, il direttore della Protezione civile e condivisa, chissà perché, dai presidenti di Umbria e Marche e dai sindaci. Comando errato, scelta incongrua, esito infausto. Ci sono volute le proteste di chi, com’era prevedibile, non voleva lasciare la sua terra per far rientrare almeno parzialmente questa decisione.

MA SE TRASPORTARE e issare le tende è questione relativamente semplice e rapida, assicurare una sistemazione provvisoria dignitosa, come i container, è ora impossibile. La Protezione civile non possiede nelle sue aree di sosta che fino a qualche tempo fa erano sistemate lungo le maggiori direttrici stradali del Paese né container né camper. Incredibile ma vero. La gara d’appalto esperita dalla Consip è del 24 agosto (il giorno del terremoto di Amatrice, sic!) e dunque dovremo attendere dicembre, se tutto andrà nel migliore dei modi, per avere i primi sistemi abitativi. Tutta la letteratura specializzata insiste nel dire che chi è senza casa deve essere ospitato in condizioni sufficientemente degne, ma sufficientemente precarie per fare in modo che spinga da protagonista per una ricostruzione veloce e partecipata.Continue reading