Gianni Cuperlo: “L’èra del fiorentino è finita, ma anch’io sono all’ultimo giro”

gianni-cuperloQuando ho udito quella parola mi sono detto: ma io che ci faccio qui?

Gianni Cuperlo era in tv a spiegare che – a suo giudizio – il ministro Luca Lotti avrebbe fatto bene a fare un passo indietro quando Alessandro Sallusti, il direttore del Giornale (proprio lui!) l’ha accusato di sciacallaggio.

Una ferita enorme, un senso di straniamento.

Il mondo alla rovescia. L’accusa arriva dal direttore del quotidiano berlusconiano, seguita a ruota dalle parole di Emanuele Fiano, suo compagno di partito.

Fiano ha fatto un post di scuse e precisazioni.

Il punto qui mi sembra un altro: la sua posizione appare così eccentrica rispetto alla linea generale che un giudizio, grave ma misurato, viene sfregiato da una offesa.

Ho condotto tutte le battaglie, magari alcune le avrò sbagliate, ma non ho mai consumato parole che non sentissi adeguate, senza nessuna voglia di essere ridondante, di esorbitare dal contesto e appunto dalla misura. Avrò ecceduto comunque? Quel che vedo invece è il senso di umiliazione che questa e altre vicende hanno fatto vivere a tanti compagni. Non soltanto coloro che sono andati via, ma a quelli che ci hanno abbandonato, o che noi abbiamo lasciato per strada, durante questa marcia dissennata verso lo smantellamento di ogni connessione sentimentale con il nostro popolo, con l’ambiente che in noi vedeva l’avvenire, il nuovo, la possibilità di un riscatto. Io è a questo che voglio reagire.

In 3 anni Matteo Renzi ha consumato ogni dote?

Ma all’inizio la speranza accesa era fortissima, e non ho mai nascosto che il suo cambio di passo ci abbia condotto a quel risultato strabiliante del 40 per cento alle Europee. E quella parola, rottamazione, che io stenterei a usare anche se dovessi parlare della mia automobile ha avuto il suono di un ultimo avviso, un po’ simile al comizio che Nanni Moretti tenne 15 anni prima. Quell’invettiva dal grande spessore etico con cui il regista sferzò la sinistra, la costrinse a pensare anche se non riuscì a correggerla.Continue reading

Elena Puccini: “Mani Pulite è stata inutile, oggi il potere politico è ancor più vorace e disinibito”

elena-pucciniStudiosa dell’antropologia politica e delle dinamiche sociali del potere, Elena Pulcini ha in dote il destino di vivere a Firenze. “La Toscana è più provinciale di quel che ci si aspetterebbe e incistata di un clientelismo reticolare”.

La vicenda del babbo Renzi e di amici, figlioli e padri che scambiano poltrone e posizioni è il ritratto familiare, sembra quasi l’Italietta degli anni Settanta. Per un verso mi fa ricordare Amici miei.

E anche nel film la Toscana aveva una parte. Io però vedo un passaggio in più, un limite che la politica ha ormai oltrepassato, e qui non sto giudicando la vicenda Renzi che non conosco ma un contesto pulviscolare, questa nebbiolina fitta di malaffare.

Il limite superato, diceva.

Ecco: il pudore, la vergogna. Non è bastata Mani Pulite, non sono bastati gli arresti, non è bastata alcuna misura per rinunciare all’idea che il potere tutto può. E se ieri si nascondeva, si imbarazzava, gridava bugiardamente al complotto, oggi non porta nemmeno la pena di coprire la malefatta. È un potere disinibito e vorace, persino ingenuo nella propria dimensione. E lega familisticamente il destino.

Il legislatore ha prodotto un nuovo reato per allinearsi al nuovo mondo: traffico di influenze.

Due parole illuminanti. L’influenza, che in sé non ha alcun giudizio negativo, in questo contesto è l’arma dispiegata dal potere perché in ragione della propria forza possa acquisirne di altro, in territori non suoi ma contigui. Il potere è per definizione influente. E poi la parola traffico: si usa per la droga, per la mafia. Associato a influenza fa pensare a questo andirivieni di favori e richieste, azioni e dazioni. Siamo lontani anni luce all’Italietta, al neorealismo cinematografico.

È un potere insieme nazionale e territoriale. La vigilessa che viene portata a Palazzo Chigi, l’avvocatessa condotta a riformare la Costituzione, l’amico che si dà da fare, così sembrerebbe, per conquistare l’appalto. Si è detto di Renzi: veloce, furbo, scaltro. Eppure…

Se ti fai trascinare da altri sentimenti, tipo l’avidità, ne rimani soggiogato. Parlo naturalmente in generale: ma ciò che più mi colpisce, penso all’inchiesta sui consiglieri regionali del Lazio, o a Mafia Capitale, è la assoluta assenza di pudore. Così il potente sviluppa l’idea che si possa vivere in modo incivile, si possa avere atteggiamenti che un minimo senso del limite si riterrebbero pregiudizievoli. L’ostentazione assorbe la furbizia, la devianza prevarica sulla misura. Com’è possibile che chi gode di privilegi già piuttosto ampi, possiede belle case, conduce una vita senza preoccupazioni ed esercita il potere non si preoccupi di comprendere perché il proprio status, già così diverso dalla condizione generale, non lo soddisfi.

Forse perché il potere non basta mai, non è una misura assoluta.

Ma la deturpazione civile è terribile! Quale fiducia puoi più avere nei partiti, con quale animo ti disponi all’impegno nella gestione della cosa pubblica? Quale interesse e passione conduci in cabina elettorale?

Lei che dice?

Io dico che non voterò. Non ci riesco proprio in queste condizioni.

Da: Il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2017