Il “sindaco scalzo”Accorinti e il piano benessere. In città rivolta anti-jogging

accorintiNo a mocassini, stivali, tacchi alti o anche bassi, a punta, a mezza punta, scarpe di pelle e di camoscio, jeans, pantaloni attillati di fustagno et similia, anche di lana fredda, a gamba corta o lunga, a zampa di elefante o a tubo. Si deve alla passione di Sebastiano Pino, assessore alle politiche sportive, se Messina può vantare un progetto comunale sul ristoro fisico, la permanente ricerca della comodità e l’individuazione della giusta tonicità muscolare, e se i suoi cittadini sono invitati ad avanzare dalla periferia verso il centro (e viceversa) in scioltezza e preferibilmente a piedi, indossando una tuta e delle scarpe da tennis.   “Messin…Tuta” è infatti il progetto comunale per migliorare “il benessere psico-fisico” di chi la vive, riducendo le calorie attraverso la svolta peripatetica interclassista. Giovani e anziani, bianchi e neri, ricchi e poveri, grassi oppure asciutti. Nelle scuole e negli ospizi, tra i bar e le boutique. Allenarsi al benessere del corpo compenserebbe almeno in parte le difficoltà dell’anima: casse vuote, piste ciclabili inesistenti, mense scolastiche in sofferenza, impianti sportivi derelitti, frane à gogo, saltuariamente l’acqua e con un presidio sanitario sempre al centro di dubbi e allusioni sulla qualità e la prontezza dell’assistenza.Continue reading

ALFABETO – Pierluigi Cappello: La malattia cambia la capacità di sentire. Non quella di amare

cappello-pierluigiLa malattia ti colloca in una unità di misura strana, fuori del cerchio della vita ufficiale, senza il carburante che gli altri utilizzano per arare l’esistenza. Diventi osservatore, e in questo senso la poesia mi aiuta a riconoscere i segni più minuti della beltà e dell’orrido, del possibile e dell’impossibile”.

Trovo Pierluigi Cappello in ospedale a Udine. Con la sofferenza ha una speciale confidenza avendo ottenuto in dote da ragazzo una eredità feroce: incidente in moto, mesi tra la vita e la morte e poi l’immobilità come condizione permanente, quotidiana. Cappello è poeta della dolcezza, estimatore della rugiada, illustratore dell’odore della fatica e delle magnifiche minuzie. Ma è anche un giovane adulto paraplegico.

“Io sento che l ’acqua scorre fino a un certo punto del mio torace, poi l’acqua scompare come il mio corpo che si mimetizza e si assenta da me”.

Mi ha detto che ha intenzione, un giorno o l’altro, di scrivere un libro sull’amore, sui suoi amori.

Sì, vorrei scrivere qualcosa sull’amore e persino sulla sessualità delle persone in difficoltà. Comprendo che c’è il rischio di essere frainteso, ma sento che il mio corpo così immobile, impermeabile, assente alla vita è un corpo da esplorare. Meglio: lo sento come un corpo di frontiera. Come quei luoghi lontani, inaccessibili, faticosi anche solo a raggiungerli con il pensiero. Nell’amore, nel sesso, mi vedo effettivamente come un esploratore che tenta, a suo modo, di spezzare le catene e incamminarsi per raggiungere la vetta.Continue reading

Il giudice boccia il governo. L’ateneo torna a Crisafulli

mirello-crisafulliChe soddisfazione e che piacere oggi. Ma la mia mente non si ferma e la fantasia galoppa”. Mirello Crisafulli, patrono politico di Enna, ottiene dal tribunale il via libera a proseguire l’opera di acculturazione scientifica dei suoi concittadini e annuncia nuove iniziative accademiche. Intanto gli studenti italiani esclusi dalle selezioni in Medicina, rifiutati dagli altri atenei, potranno far rotta a Enna e trovare, per 9.600 euro l’anno (tassa d’iscrizione), l’equivalente perduto altrove.

UNA SCHIERA di docenti rumeni dell’Università di Galati li accoglieranno. Mirello il rosso,   conducator politico ora legnato dal suo partito (il Pd) ed escluso dalla stanza dei bottoni, si gode la festa e rassicura sulle lingue. “L’inglese si impara in venti giorni e per la lingua rumena non possono essere sufficienti 360 ore di immersione full time? Continue reading

La dea di Mirello il Rosso e la maledizione di Enna

universita_ennaEnna non ha di che mangiare, ma sono pronti dieci chilometri di libreria, una biblioteca avveniristica che sviluppa cinque piani in altezza e due nel sottosuolo, e i primi 60 mila volumi dei 180 mila previsti sono lì da sfogliare: su carta e sul web. Enna non è una città ma un dente cariato: è bucata al suo centro, con gli edifici che collassano per la malnutrizione, ma può esibire il Leda, un centro di ricerca modernissimo sul coefficiente di resistenza degli edifici ai terremoti. È sfondata ai lati per via di frane che non le danno pace, eppure prova a indagare sugli stress fisici dei piloti d’aereo nel suo modernissimo centro aerospaziale. Enna è la più piccola città capoluogo della Sicilia, 28mila abitanti, la più povera dell’isola e il suo impresario, oggi sotto schiaffo, si chiama Vladimiro detto “Mirello” Crisafulli. È il più longevo dei politici siciliani, ha la pancia di un democristiano, ma è un esercente del lungo corso comunista.

Il diploma di scuola media e il blitz rumeno

Il compagno Mirello è riuscito nel miracolo di collegare alla sua persona l’alto e il basso della società e della cultura. È titolare di diploma di scuola media inferiore ma promotore e tutor dell’università dedicata a Kore, la dea fanciulla figlia di Cerere e – ultimo nato – un corso di laurea distaccato di Medicina in lingua rumena. Detiene l’università con una speciale rubrica societaria insieme a Cataldo Salerno, presidente tuttofare di un ateneo che però funziona (18 corsi di laurea e circa 7000 studenti), e altri tre politici locali in qualità, diciamo così, di soci di minoranza. L’università è infatti l’orgoglio e insieme la vergogna di Enna, la salvezza e la sua disperazione, il luogo del talento e il centro di smistamento della clientela vip, formidabile convertitore privato di danari pubblici. Per dire: gli ultimi 20 milioni di euro, di cui dodici a fondo perduto e otto con mutuo agevolato, sono stati smaltiti in iniziative scientifiche anche di prestigio in soli 18 mesi. “Si parla di cultura e non ci si cura che c’è un gran bisogno di cemento per edificarla”, chiosa ironizzando Salvatore Termine, ex deputato regionale ed ex amico e stratega di Crisafulli. Tutto ancora quindi ruota intorno al compagno Mirello malgrado queste siano ore amare per lui. Il compagno che vinceva, a suo dire, “col proporzionale, col maggioritario e anche col sorteggio”, ora è in minoranza nel partito che è stato dato in mano a un ruvido uomo d’ordine renziano, il deputato Ernesto Carbone. Il sindaco è ostile e l’università gli è stata appena sottratta dalla prefettura attraverso il commissariamento della Fondazione Kore, il governo privato dell’ateneo.Continue reading

Maurizio Landini: “La Tv ti utilizza, ho sbagliato ad andare in tutti i talk a urlare”

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C’era una volta Maurizio Landini.

C’era una volta cosa?

Il suo vocione timbra di meno, colpisce di meno. Sembrava che dovesse essere lì lì per fare il grande salto, il grande passo. Poi si è fermato.

Non ho cambiato passo e il fiato di oggi è il medesimo di quello di ieri. Mi sono solo sottratto a chi voleva fare di me un suppellettile televisivo, e la delusione magari è di coloro, non so se fa parte della schiera anche lei, che hanno bisogno di un nome purchessia. Ma questi sono i veneratori dell’uomo solo al comando che è esattamente la rappresentazione della natura storta di una democrazia di plastica. Gli uomini hanno bisogno di idee. E le idee sono in movimento quando attraversano la società, la coinvolgono, la fanno sentire parte. Un leader è il rappresentante di quel moto di massa non è il supplente della nostra coscienza civile. Non puoi dormire e pensare che Lui, il capo, si ricordi di te. Ha visto per esempio un grammo di preoccupazione sul volto di Matteo Renzi rispetto al fatto che oramai la maggioranza degli italiani nemmeno vuol conoscere l’indirizzo del seggio elettorale? A lui non frega nulla, gli basta una minoranza per piccina che sia.

Resta il fatto che la coalizione sociale di cui parlava l’anno scorso attraeva, incuriosiva, oggi è finita in soffitta.

Voi siete impazienti, avete una percezione così alterata della realtà perché – ipotizzo – subite la cronaca nervosa del giorno per giorno. L’analisi politica deve abituarsi a guardare un po’ oltre e a capire quel che potrà accadere e forse accadrà.

Cosa accadrà di bello?

Per la prima volta la Cgil sta affrontando assemblee con tutti i lavoratori e metterà ai voti la sua proposta di legge di un nuovo statuto dei diritti. Il lavoro non è quello di ieri, ma anche i lavoratori non sono più quelli di ieri. E quella proposta di legge sarà poi coniugata a un’altra domanda: per farla passare, per trasformarla in legge, siamo d’accordo di promuovere un referendum abrogativo del Jobs act e delle altre norme, come quelle sulla scuola? Entro il 18 marzo avremo i risultati. A lei sembra una piccola cosa? A me sembra una cosa grandiosa impegnare cinque milioni di lavoratori e tutto il 2016 nella raccolta di firme. E chi parla di lavoro secondo lei non ha anche a cuore la Costituzione? Io penso di sì. Un referendum tira l’altro.Continue reading

ALFABETO – ILIDE CARMIGNANI: Per tradurre devo conoscere chi scrive, divenire il suo doppio

ilide-carmignaniOra ombra, ora orma, ora specchio dell’altro. Chi scrive in una lingua straniera ha bisogno dell’altro che gliela traduca. E chi traduce non altera, sbianchetta, riduce o ritarda il cammino delle parole ma le scruta fin dentro la loro anima e sceglie il corrispettivo dello stesso colore come fosse filo per cucire l’orlo.

Ilide Carmignani ha avuto talento e fortuna: traduce dallo spagnolo. E traduce, grazie alle sue virtù, i grandi narratori: Bolaño, Borges, Sepúlveda, García Márquez. I migliori, o anche i più letti, i più venduti. A Ilide, che ha 55 anni e vive in Toscana tra Lucca e il mare, si rivolgono gli editori che hanno bisogno della sua cura, del suo tocco, della sua firma.

Presumevo che la traduzione fosse un segno del bisogno, un peso più che un piacere.

Tradurre è un’arte meravigliosa e fragile della quale mi sono perdutamente innamorata appena ho messo piede all’università. Non sognavo di fare altro, ho rifiutato infatti le proposte delle case editrici che mi proponevano ruoli ritenuti più consistenti culturalmente. È stata una scelta coinvolgente.

Tradurre senza tradire.

Tradurre per me significa conoscere anzitutto chi scrive. Conoscere la sua penna, i suoi libri, il passato anche remoto, la sua vita. Mi adopero perché ogni sua sillaba venga convertita nello stile, nell’idea e nel senso voluto.

La parola pane.

Ecco, prima le sottoponevo semplici esempi di come una parola, parlavamo del pane, nella nostra lingua abbia una consistenza differente rispetto a quella tedesca o inglese. Il pane per noi è bianco e si mangia a tutte le ore e si mangia preferibilmente fresco. I tedeschi lo conservano per più tempo e lo distinguono tra bianco e nero. Dunque chi traduce dovrà intendere bene come e cosa lo scrittore intenda, quale sia il contesto espressivo. Il nostro bosco ha un’immagine ben definita e i suoi colori sono diversi dal bosco tedesco, ancora figlio dei fratelli Grimm. Dunque prevalentemente buio, nemico, pericoloso.Continue reading

Claudio Scajola: Io, re dell’ “a mia insaputa”? Non sapevo nulla

scajola_claudioA loro insaputa. Anche le statue dei Musei capitolini si sono trovate nella sofferta condizione che fu del mai abbastanza rimpianto Claudio Scajola.

“Qui sbaglia. Definirmi il teorico dell’insaputo significa solo costringermi a ricordarle che questa parola fu una devianza giornalistica, un sottoprodotto cronachistico del vostro taccuino frettoloso, magari proprio del suo, lei c’era quel giorno?”

Altroché!

E non ricorda?

Il ricordo è vivo, come se fosse oggi. Rammento il volto di sua figlia.

Venne anche mio figlio. Giunsero la sera prima a Roma e anticipai loro la decisione di dimettermi.

Potremmo dunque dire che tecnicamente a sua insaputa le fu attribuita la frase a mia insaputa.

Io dissi: nulla sapevo. C’è differenza.Continue reading

ALFABETO – MARCO BELPOLITI: Per capire le tragedie servono narratori come Primo Levi

marco-belpolitiLa tragedia, da sola, non basta mai all’uomo. Perché esista e sia conosciuta ci vuole sempre qualcuno che l’abbia saputa raccontare.

Tra quattro giorni ricorderemo l’Olocausto, ma nella memoria sono stampati i caratteri delle parole di Primo Levi, le sue sillabe, la sua irripetibile testimonianza. Non avessimo letto Se questo è un uomo il ricordo di quella decimazione, il senso della depravazione umana, della folle corsa verso gli abissi sarebbe stato uguale? “Fin quando la tragedia non incontra qualcuno che la sappia raccontare scivola sugli abiti come acqua nel diluvio” dice Marco Belpoliti, critico letterario, docente di Letteratura a Bergamo e massimo studioso di Primo Levi. “Da venticinque anno ispeziono ogni suo scritto, e raccolgo, codifico, analizzo e rimetto in ordine il suo pensiero”.

Proprio di Belpoliti è la monumentale biografia da 735 pagine: Primo Levi di fronte e di profilo, edito da Guanda: “Siamo alla terza edizione, è un tomo che costa 38 euro. Vorrà dire qualcosa sulla dimensione letteraria e l’incanto espressivo di questo grande testimone della barbarie del secolo scorso.

L’Olocausto, l’ebraismo, il ricordo e la follia.

Quello di Levi non né un santino all’antifascismo né un santino all’Olocausto. Anticipa anzi che il suo libro è solo un documento per lo studio pacato dell’animo umano. A lui interessa indagare, e lo fa attraverso il ricordo minuzioso ma liberato dal linguaggio della crudeltà, dell’efferatezza. Non scrive mai camera a gas, mai la parola sterminio. Usa una sola volta il termine impiccagione. Anticipa lui stesso che il libro non aggiunge nulla a ciò che già si conosce. Il suo linguaggio è freddo, classicheggiante, dentro scorrono Dante e Manzoni, è buono per le lapidi, dice. Infatti Einaudi nel 1947 lo rifiuterà. Gli diranno no Cesare Pavese e Natalia Ginzburg e lo costringeranno a rivolgersi a un piccolo editore.

Lui cerca l’uomo o le sue nefandezze? Continue reading

Distrutta la Costituzione col voto-ricatto di Verdini

Clic. È Denis Verdini che spegne la luce. Lui ha la firma sulla nuova Costituzione, lui è il principio e la fine del governo, l’ombra e il riparo del premier. I numeri sono crudeli, ma sinceri: i verdiniani sono decisivi (e adesso pretendono un nuovo Italicum su misura), Pd e Ncd sono andati sotto la soglia di maggioranza e se i bersaniani in futuro si sfilassero il governo sarebbe appeso a un filo. Il Senato si spegne alle sette di sera e ringrazia per la sua morte Matteo Renzi con un bell’applauso quando il premier dice: “Il Paese vi deve gratitudine”. I senatori trapassati piegano nell’indifferenza. “A me non interessa, io tanto non voto, l’ho detto e lo ripeto”, riferisce Antonio Azzollini. Scampò all’arresto qualche mese fa, oggi si presenta con una coppola di lana e nel taschino due matite e due penne. Sembra soddisfatto di quello che ha avuto. “Sapesse che analfabetismo qui dentro. Quando presiedo l’aula do un occhio al senatore che interviene, ma senza farmi scorgere prendo sotto mano un libro di poesie. Qua dentro la mente si atrofizza caro mio. Bisogna con vincersene, è davvero venuto il momento che questo palazzo chiuda. Sarà un’altra cosa, finalmente”. È il commiato di Valeria Fedeli, vicepresidente dell’aula. Era sindacalista della Cgil e il mondo le pareva dritto, poi l’hanno eletta senatrice e si è accorta che è storto.

AL DI LÀ della morte c’è la vita, abbiate fede. Nel caso di Denis Verdini si deve effettivamente parlare di gloriosa resurrezione. La stazza del boss ce l’ha e in serata naviga nel Transatlantico di Palazzo Madama come il rompighiaccio nei mari dell’Alaska. Motivatore professionista, ha appena persuaso l’ex grillina Adele Gambaro ad affidarsi alle sue cure. È una scena insieme tragica e comica. Questa signora cinquantenne sbuca da un lato del palazzo e si concede agli sguardi e ai sorrisi del boss che l’aspetta a braccia aperte. E la bacia. E le dice: “bravissima”. Continue reading