“No cav day” e i comici guastafeste

guzzantiAnche Nanni Moretti, ritrovato il suo caimano in verità piuttosto ingentilito sulle t-shirt dipietriste, si è infilato nel corridoio destro della piazza già gremita, inchiodando i piedi a decine di metri dal palco. Lì sotto, in un quadrato, gli organizzatori attendono l´arrivo via cavo di Beppe Grillo. «Italianiiiii!». La folla, gli applausi, le grida esultanti («e daje n´affanculo») segnalano le prime pietre che il comico scaglia da Genova. Molte contro Berlusconi naturalmente, moltissime contro Veltroni strizzato ben bene e ridotto presto a un cencio dai colpi che giungono sopra e sotto la sua cintola. Nessuno tra gli organizzatori ci fa caso. Dentro le transenne, nel ring ufficiale, Antonio Di Pietro si presenta in versione folk, mezze maniche da battaglia, i suoi deputati invece scelgono la grisaglia ministeriale con la cravatta della divisa ufficiale (gabbiani in volo su sfondo blu). Lo attorniano e gli si stringono intorno, sorridono mentre Grillo mena. Di là la pattuglietta della sinistra democratica: Claudio Fava, Pietro Folena. Seduti in circolo i girotondini doc. Gli applausi si spengono un attimo quando il comico spiega: «Non ce l´ho con Morfeo». L´onda umana si rivitalizza presto e segna con un battimani l´attacco alla «banda dei quattro». Tra i “banditi” in qualche modo figura Giorgio Napolitano, il presidente della Repubblica. Ecco allora Furio Colombo abbandonare la sedia innervosito: «Inaccettabile. Se non fosse per l´impegno di portare sul palco alcuni zingari starei già lontano».Continue reading

L’attesa calda degli invalidi

soleMARCO MORELLO

«Più che per dar loro una mano, sembra che siamo qui per accopparli». Non scherza affatto una delle due dottoresse sedute al tavolo della commissione per le invalidità del II distretto della Asl Roma B. Sono da poco passate le tre del pomeriggio e nella stanza cinque della sede di piazza dei Mirti, la stessa del «Tribunale per i diritti del malato», il caldo è soffocante. L’aria condizionata non esiste, i diritti nemmeno, e i ventilatori fanno soprattutto rumore. Dietro il corridoio, ad aspettare boccheggiando con il numeretto in mano e un occhio fisso all’orologio, due decine di persone tra accompagnatori, anziani, cardiopatici e malati terminali di cancro. Tutti convocati dall’azienda sanitaria a quell’orario improbabile per accertarne o confermarne la reale infermità. Tutti obbligati a rispondere alla chiamata dopo due mesi d’attesa o a presentare, in caso di impedimento serio, un certificato medico. Uguale identico a quello che si portava a scuola in caso di assenza prolungata. E il caldo, a parere di chi gli appuntamenti li ha fissati a mezzogiorno o alle due e mezzo, non è affatto un impedimento serio.Continue reading