Cristina e Violetta

romannegate

 

MANUELA CAVALIERI

Guardate queste foto.
Osservatele attentamente per qualche secondo.
Sono state scattate sabato scorso sulla spiaggia di Torregaveta, in provincia di Napoli.
Il punctum, come direbbe Barthes, è lì, sospeso a mezz’aria tra i bagnanti e i cadaveri.
È quello spazio immateriale, vuoto. È l’indifferenza.
Corpi e storie che si intrecciano. Corpi languidi stesi al sole, corpi tumefatti coperti da un telo compassionevole o stretti in una bara.
I bagnanti non hanno neppure la decenza di levarsi un attimo.
Solo una mano vezzosamente portata al volto per difendersi dal sole di luglio.
Mi chiedo se è la verità quella che vedo.
Un dubbio mi assale: e se fossi vittima di un gioco perverso, costruito ad arte per indignarmi?
Ma l’occhio non si stacca da quelle immagini.
Forse questi signori vanno devotamente in chiesa la domenica, si fanno la croce quando passano davanti ad un cimitero, hanno un santino adesivo appiccicato ai finestrini dell’auto. Forse hanno dei figli, magari adolescenti.
Cristina e Violetta erano al mare sabato con due amiche. Vendevano cianfrusaglie ai turisti. Avevano deciso di fare un bagno, ma il mare le ha inghiottite ed uccise.
Sono morte tra le braccia dei bagnini e degli operatori del 118.
Il resto della gente non ha visto, non ha sentito, non ha provato nulla.Continue reading