Anche a Vercelli qualcosa si muove

FINO A IERI È STATO UN INCROLLABILE FEUDO DEL BERLUSCONISMO, CON ACCENTI LEGHISTI: ORA QUESTA TERRA DÀ SEGNI DI STANCHEZZA


C’è un luogo, un punto geografico, dove il berlusconismo è insieme materia e spirito. È stile di vita, parametro essenziale nelle relazioni quotidiane, carburante indispensabile per l’avanzamento sociale. A Vercelli Silvio Berlusconi non ha mai perso da quando è sceso in campo. Non c’è turno elettorale che abbia visto incrinata la fiducia, non un singhiozzo, un colpo di tosse, un momento di defaillance. In vent’anni solo vittorie. E adesso? “Anche questa terra dà segni di stanchezza, nulla a che vedere con altre zone d’Italia però l’incrinatura è significativa, finalmente percettibile. Qualcosa persino qui succederà”. Siamo a casa di Giorgio Simonelli, esperto di linguaggio televisivo (insegna a Milano), ma in passato impegnato in politica, è stato segretario cittadino del Pd, partito minoritario per eccellenza. “Voglio troppo bene a questa città anche se è così immobile, ferma, chiusa al nuovo”. Vercelli è infatti stretta tra il riso e le zanzare. Piatta come un tavolo da biliardo, dà le spalle alle montagne e apre gli occhi verso la pianura padana che qui prende forma. Da queste parti votano e basta. Ciechi nella loro fedeltà, non hanno mai visto atterrare Berlusconi eppure lo amano, e non c’è scandalo che scalfisca l’ardore della comunità.
“È TUTTO piuttosto incredibile, lo so. E le mille denunce su un potere che anche qui è incancrenito e volgare non sono servite a scuotere il sonno. Non mi arrendo, ma certo l’ignavia qui esonda”, sbotta Dario Roasio, battagliero militante di Società futura, gruppo politico di denuncia, debole paratia contro le malversazioni. I vercellesi hanno altro da fare e cambiano strada. L’unica volta che la piazza si riempì e debordò verso un abbraccio straordinario fu nel secolo scorso, quando Umberto Bossi sfondò il cordone sanitario che costringeva la Lega nei confini del Lombardo-veneto. Da allora nulla di nuovo. Solo migliaia di voti al centrodestra. Una rendita enorme, puntuale, di una maggioranza silenziosa e grassa. Non ci sono manifesti elettorali in giro, è infatti inutile e tutta quella carta è spreco di soldi e di tempo. E neanche candidati di grido. “Non è il caso di scomodare nessuno, qui a Vercelli tutto fila liscio anche in assenza di ospiti importanti. È periferia dell’impero, e sembra le piaccia questa condizione di retrovia. Meno si mostra e meglio sta”, annota Guido Gabotto, direttore di un foglio online, Vercelli Oggi. È profondo Nord, è la ridotta del berlusconismo. Vercelli conserva non innova, chiude non apre. A dispetto del suo leader, così disinibito, vive l’impaccio di mettersi in mostra. Le cose le fa senza dare nell’occhio. In Sicilia le clientele sono un must? E pure qui, pari pari. L’attitudine alla clientela prende forma e vigore, persino dignità di stampa. Il lavoro manca? “Assunzioni di Novacoop” titola La Sesia. Il sindaco Andrea Corsaro, naturalmente del Pdl, aggiunge in prima pagina: “Le domande possono essere consegnate alla mia segreteria”. Bello, no? Il politico locale più noto a Roma, e anche questo è cifra identificativa, è Roberto Rosso, deputato uscente un po’ fanfarone nel carattere, negli ultimi tempi ha zigzagato dentro e fuori Forza Italia, quando pareva che il Cavaliere collassasse. Ha avuto il benservito e non è stato ricandidato. Attende comunque che lo richiamino a Roma in seconda istanza, se Berlusconi vincerà. E pare convinto di un posto da sottosegretario nel governo prossimo venturo… Il secondo campione territoriale si chiama Gianluca Buonanno, turbo-leghista, un trottolino creativo che pur di guadagnare qualche attimo di ripresa televisiva si concede alle più memorabili gaffes (“La Padania? Esiste perchè c’è il grana padano). Tornerà a Roma? Possibile, però un filo d’ansia resiste. È che la Lega sta attraversando un brutto momento e l’epicentro della sua forza, che è Novara, città del presidente della Regione Roberto Cota sta divendendo il luogo del delitto perfetto, dove il Carroccio può perdere la faccia. Vercelli è legata a Novara dall’università in comune, ed è separata dalla capacità di esprimere un potere regionale, che invece i novaresi hanno. Purtroppo sono giornate tribolate per Cota perchè il suo assessore all’Innovazione (ex amico e sindaco uscente) è oggetto di una potente indagine e sul suo capo pende l’accusa di aver corrotto e concusso. Siamo ancora agli avvisi di garanzia. Ma con gli avvisi sono scattate le perquisizioni e tutto si fa più oscuro. Anche l’ex capo della segreteria del presidente Cota, Giuseppe Cortese, è costretto all’ansia per mano della magistratura. “Giustizia ad orologeria”, hanno subito detto i leghisti. Prima Maroni con Finmeccanica e il suo delicato rapporto con Orsi, il dominus della grande azienda di Stato ora agli arresti, adesso le indagini sugli affari cittadini dei colonnelli leghisti. Novara ha paura che qualcosa accada.
L’ASSESSORE regionale ha presentato le dimissioni, prontamente respinte da Cota, ma non è detto che la sua poltrona sia salva. E, soprattutto, non è detto che anche in questa terra immobile e fedele non succeda un piccolo patatrac. Ogni scuotimento raccoglie un pentimento. “Sono città velate, Vercelli ancora di più di Novara – dice Giusi Baldissone, docente di letteratura italiana all’università del Piemonte – Io non ho fiducia che il cambiamento irrompa in modo clamoroso. Però qualcosa scricchiola, ma aspettiamo martedì per certificarlo”.

da: Il Fatto Quotidiano, 21 febbraio 2013

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1 Comment

  1. Posso solo dire con sollievo che ho trovato qualcuno che sa realmente di cosa sta parlando! Lei sicuramente sa come portare un problema alla luce e renderlo importante. Altre persone hanno bisogno di leggere questo e capire questo lato della storia.

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