Casini il moderato superlativo disciolto nelle larghe intese

PER IL SENATORE LA MITE PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE ESTERI
Pier Ferdinando, Pierfurby o solo Pier. Nel nome modulare (lungo, tronco o sputtaneggiante) si sviluppa e completa la storia del più grande assaggiatore di poltrone che sia mai esistito in Italia. Casini, che oggi vive l’umiliazione di occupare solo due stanzette a Palazzo Madama che appartennero a Giulio Andreotti, e infatti le ha mostrate ai giornalisti – “mi sono state date perché ho rinunciato agli uffici di presidente della commissione Esteri” – con la disperazione di un appiedato sul raccordo anulare, è stato il mirabile esempio di come si viva nel potere anche senza la necessità di affogare nei voti. La virtù casiniana è stata, fino a quattro mesi fa, di sistemare la sua pancia, il suo sorriso e le sue mani nel centro di gravità permanente degli affari politici. Egli era appunto un equilibratore di apparati, connetteva forze opposte situando la sua parola nel mezzo di ogni trattativa, o discorso, o anche e solo lite. “Io c’entro” diceva con l’imponenza della chiarezza un suo pluridecorato slogan elettorale. Centrava sempre la poltrona giusta, anche senza avere nel sacco la mirabilia di consensi che pure, attraverso le sue parole, pareva che effettivamente possedesse. Erano effetti ottici, fuochi d’artificio, promesse vuote come zucche. Ma quando diceva “noi moderati” era superlativo. Faceva apparire il resto del mondo una banda di estremisti zoticoni, pieni di furori giacobini o di mollezze creole. Noi moderati, e zac! Lui si piazzava lì. Oppure piazzava i suoi. A chi vuoi dare il Tg1? Ma certo a un moderato! E un consigliere di Finmeccanica? A un moderato!Continue reading

“Io, incompreso”: il triste declino del Monti dimenticato

LO SFOGO: “NON AVETE CAPITO CHE I MIEI 3 MILIONI DI VOTI HANNO IMPEDITO LA DEGENERAZIONE”
È come se fosse cascata a terra la emme di Monti, patìto un’amputazione sia nella biografia che nella compagnia: da Merkel a Della Vedova, da Berlino a viale Poli, dall’Europa a questa stanzetta di Scelta civica, dove lo incontro in corridoio. Disponibile, sorridente, curioso dell’imprevisto.
A me poi stupì vederla apparire in tv col cagnolino in braccio, da lei non me lo sarei aspettato.
Me lo tirarono addosso, anch’io ne rimasi stupito” (la portavoce Betty Olivi: glielo tirarono!).
Come sia stato possibile che gli italiani l’abbiano così presto trasformata da migliore a peggiore è mistero glorioso.
Indovini il merito di chi è?
Certo che lo so: di Berlusconi.Continue reading

Pure la circolare diventa abusiva

DAL MINISTERO DI PASSERA INVITO ALLA “PRUDENZA” NELL’ESEGUIRE LE DEMOLIZIONI. ERA UN FALSO
C’è il tocco di una mano esperta e sapiente. La collusione evidente di funzionari infedeli, la prova certa che il timbro del ministero è stato utilizzato per frodare non soltanto una legge, ma condurre in porto un disegno eversivo. È il segno che anche l’impossibile è stato raggiunto: pezzi importanti di un ceto politico e/o lobbistico, non riuscendo a soddisfare le richieste illegali, si sono affidati ai falsari, che evidentemente hanno dimora nel cuore dello Stato, per raggiungere il risultato. Se non si possono cambiare gli effetti di una legge, se ne trafuga il timbro, trasformando così la verità in falsità, raccogliendo il presunto consenso attraverso forme finora conosciute solo alla criminalità comune. E la vergogna è giunta al livello massimo, documentato da una circolare della Direzione generale per le politiche abitative del ministero delle Infrastrutture che ha dovuto inoltrare a un gruppo di sindaci un “avviso di falsificazione in atti” disconoscendo una sua nota (“falsificata nel contenuto, nel protocollo e recante modalità di firma non esistenti presso la Direzione”) e diffidandoli dal darne corso.Continue reading

Le fatiche inutili nel “solarium” di Montecitorio

LE DECISIONI SI PRENDONO ALTROVE E LE LEGGI, SENZA SOLDI, NON RIESCONO AD ARRIVARE IN AULA
Il sole si è fatto attendere, ma adesso è insuperabile, inebriante. “Baciami sole” dice Laura Ravetto, cogliendo il raggio più intenso tra quelli che raggiungono il cortile di Montecitorio. Si abbronza e fa bene perché oggi, sono le 15 di giovedì, null’altro sembra urgente, ogni incombenza è stata adempiuta, l’aula è vuota, il corridoio deserto e la vita sembra non avere ulteriori obblighi che una seduta abbronzante. Tonifica il corpo e rende un poco più felici. Il sole è l’unico antibiotico alla democrazia malata. “Il governo non fa provvedimenti perché ogni decisione ha bisogno di denari”, commenta Ravetto, figura di ipercinetismo televisivo, pronta nei giudizi e anche nelle cure di cui avrebbe bisogno il Paese. C’è però che non la mettono alla prova, non chiedono a lei, che è del Pdl, e ai tanti altri legislatori, un parere, un consiglio, foss’anche solo un cenno della testa. Tu che ne pensi?Continue reading

Un marziano a Roma “Voglio vedervi sorridere”

LA METROPOLI DELLA DISILLUSIONE MODERA GLI ENTUSIASMI, MA SCEGLIE IL CHIRURGO. NONOSTANTE TUTTO
Daje e daje Ignazio Marino è sindaco. Nonostante il Pd, le larghe intese, i costruttori romani, nonostante la Chiesa, nonostante Alemanno. È sindaco, nonostante tutto. Sorride come un bambino, un perfetto marziano atterrato a Roma per rinsavirla, anzi per farla sorridere. “Voglio vedere gente che sorride per strada”, dice. Sorridiamo tutti e sorride anche un consigliere municipale rieletto con i capelli anneriti da una tintura troppo decisa. Sorride ma è perplesso. Come sarà questo Ignazio? Se lo chiedono tutti, e principalmente Goffredo Bettini venuto al tempio di Adriano per benedire il suo candidato. Speriamo bene. Il clima è da festicciola riparata, il sindaco sembra un prodotto geneticamente modificato. Lo chiamò Massimo D’Alema in Italia, faceva il chirurgo dei trapianti a Filadelfia, una casistica eccellente (650 casi) e una prova ardimentosa di fede nella scienza con i primi due xenotrapianti della storia, da babbuino a uomo. Regalò settanta giorni di vita ulteriore a un giovane americano praticamente morto, e ventisei giornate a un secondo cittadino. Anche il suo partito avrebbe bisogno di uno xenotrapianto: un po’ di passione al posto di un po’ di tessere. “Vedo tanta gente delusa, e a quella che vogliamo rivolgerci”. Marino è contento se lo chiami professore, ci tiene alla forma e lo fa vedere. D’altronde ci può stare: non millanta nulla. È pignolo e si vede. I suoi collaboratori, con vistosi ecchimosi da contatto, sono sfiniti ma felici.Continue reading

“Nel cibo c’è il destino della democrazia”

Si possono illustrare le ingiustizie del mondo, denunciarne le violenze e anche valutare i crimini del capitalismo partendo da una caciotta. Carlin Petrini è – tra i pensatori del nostro tempo – colui che con più convinzione ha collegato la terra allo scheletro umano, la vita delle sementi alla nostra intelligenza o alla nostra devianza. Ha cioè connesso ciò che mangiamo, e come lo mangiano, con quel che siamo, che pensiamo. E se moriamo di fame, se migliaia di umani muoiono per fame, malgrado cinque miliardi di tonnellate di cibo finiscano ogni anno tra i rifiuti, consumando con le discariche altra terra, è il frutto di una scelta consapevolmente assassina.
Carlin, la caciotta è l’emblema di quanto siamo ignavi, votati al fallimento, alla disperazione.Continue reading

Peggio di Alemanno non c’è nessuno

Si può essere scettici perché questi tempi giustificano il timore che ci si imbatta di nuovo in una promessa farlocca, nel classico dico e non faccio. Si può dunque dubitare, e anche legittimamente, delle promesse di Ignazio Marino di cambiare il volto dell’amministrazione capitolina, una macchina gigante di produzione del consenso e dello spreco, parentopoli perenne in cui legami familiari e correntizi sporcano ogni iniziativa. Non si può però fare confusione tra lui e Gianni Alemanno. Si prenda la biografia di ciascuno, il senso dell’etica e persino il livello degli infortuni occorsi per avere sotto gli occhi la distanza siderale che separa il primo dal secondo. La giunta Alemanno ha mostrato un tale ragguardevole score di insuccessi e di immoralità da restare senza fiato. Continue reading

Carlo Verdone: “Roma, zozza e derubata Spero migliori qualcosa”

Era il 1998 e a Carlo Verdone venne in mente di fare il sindaco di Roma. “Scrissi la sceneggiatura di botto. Un quarto d’ora ed ero pronto alla discesa in campo”.
Il manifesto programmatico: Affida la città a chi ha sofferto.
Un mezzo bullo, sicuramente mitomane e una netta inclinazione all’esibizionismo. I politici, mi sono accorto poi col tempo, hanno un piacere assoluto nella mitomania, che è una pura devianza dell’intelligenza, una cosa da psicanalisi, una questione evidente di regressione fantastica, estrema necessità di stupire ed esibirsi.
Gli italiani sono affascinati dai mitomani.
Gli italiani, lei dice. È un Paese così disunito, strano, distinto. A una parte di italiani il mitomane affascina, l’eccentrico fa proseliti, il miliardario conquista simpatie chiama all’emulazione, produce milizie che ingaggiano una lotta col destino per divenire ridens e pieni di banconote. Hanno un bisogno patologico di una suggestione forte, eccessiva.
La politica ha superato il suo cinema, la curva estrema dell’impossibile.Continue reading

Alemanno-Rocky, titoli di coda dai Cesaroni

È venuto sudato e s’è seduto nell’angoletto. Che gli dici? Gnente. Posso avere un’aranciata? Eccote l’aranciata. M’è venuto il pensiero che era meglio che se n’annasse, per lui era meglio s’intende, ma come fai a dirlo, è pur sempre er sindaco. Tempo cinque minuti e c’era casino. Solo parole però. D’altronne ‘sto quartiere se chiama Garbatella e mi’ nonno era un grande comunista”.
GAETANO MONTINI è il titolare del bar I Cesaroni, divenuto il set romano più famoso e più amato d’Italia per via dell’epopea televisiva che oramai da cinque anni anni cattura – grazie a Mediaset – quantità costanti di teleutenti radunati in salotto nel prime time, la fascia serale tanto cara alla pubblicità. Questo bar è stato il teatro della tragedia elettorale di Gianni Alemanno. Tempo fa quassù, sul cucuzzetto che scivola nel traffico dell’Ostiense, anche Silvio Berlusconi è venuto a fare una capatina. Ma di mattina presto e in solitaria. Serrande appena alzate, il Cavaliere che non lascia l’auto e guarda il bar a distanza di sicurezza. Continue reading

Ascolto il tuo cuore, Italia dimenticata

IL VIAGGIO DI FRANCO ARMINIO TRA LE MISERIE E LA NOBILTÀ DELL’APPENNINO CENTRALE

GEOGRAFIA COMMOSSA DELL’ITALIA INTERNASono frammenti di cuore e d’amore, richieste d’aiuto, note dell’animo. Lui seziona le vedute, ritaglia una porta, un camino, un foglio di carta, un filo d’erba. Franco Arminio opera come un grande chirurgo dell’abbandono, scrive dell’Italia desolata e perduta, sconfitta dalla metropoli, piegata dalla vecchiezza eppure saggia, orgogliosa, coraggiosa. È l’invincibile guerriero dell’Italia interna, quella che si mantiene lungo i fianchi dell’Appennino centrale, che segna con la sua povertà l’osso dell’Italia. Arminio ha il quartier generale nella sua Irpinia, l’Irpinia d’oriente, a cavallo tra Puglia e Campania, tra campi di grano e pale eoliche. Ed è da lì che parte sempre per descrivere l’abbaglio modernista, il luogo comune del progresso, della civiltà. Questo suo ultimo libro, Geografia commossa dell’Italia interna, conclude un meraviglioso viaggio iniziato con Terracarne dentro il buco nero della memoria. Franco è un meridionale e trova ispirazione, forza espressiva e vena poetica quando si incammina per le strade del Sud, quando trova, specialmente tra i calanchi lucani, ciò che desidera: vicoli bui o aperti al cielo, alla luce. Territori scomposti e sconosciuti, vite perdute o solo affamate di un futuro migliore. Sembra poesia, elaborazione espressiva, uso virtuoso delle parole, ed invece è protesta civile, denuncia formale di come noi italiani sappiamo bruciare il ricordo, costringere la nostra vita nei cubi di cemento armato delle periferie senza aver provato, e sopportato, l’altra vita: quella del paese, la comunione delle esistenze.Continue reading