Sms

Nelle scorse settimane si è svolta una massiccia caccia all’uomo nella piana di Gioia Tauro. Erano ricercati molti latitanti e tra questi un pericoloso capo ‘ndrina.
Il grande latitante, il cui nome chissà perché è ancora taciuto, si era privato di ogni piacere ma non della televisione. Riusciva così a seguire le gesta del figliolo sui campi di calcio. Quel giorno ha voluto strafare: ha dapprima guardato e poi anche commentato, piuttosto sdegnato, con degli sms in diretta nel dopo partita la prova della squadra e del suo pargolo. Uno, due, tre sms dando modo ai militi di intercettarlo e catturarlo.
Grazie al rigore contestato, il latitante è ora in galera.
Qualche sms di troppo gira anche a Roma. Appena si è discusso di liberalizzare alcune professioni, l’emozione è salita in vasti settori del Parlamento. E sono iniziati gli sms dei benzinai. Uno, due, tre. Poi dei farmacisti… E via con gli emendamenti.
Fino a quando la riforma, intercettata, è stata tradotta in carcere, dove tuttora si trova reclusa.

da Repubblica Sera

Se la Calabria finisce nei rifiuti

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Si è trattato di un errore, una svista, un maledetto fraintendimento: la Calabria è finita dentro i rifiuti, come testimonial del volantino a favore della raccolta differenziata promosso dal comune di Spresiano, provincia di Treviso, per sbaglio. “E’ stato un equivoco, non avevamo intenzione di offendere nessuno. Siamo per la fratellanza e l’unità d’Italia”, dichiara costernato il sindaco della cittadina veneta, Riccardo Missiato. Continue reading

Il responsabile Belcastro: “Siamo il Sud ora vogliamo qualcosa di concreto”

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“Noi siamo responsabili, ma anche gli altri lo devono essere. Altrimenti non vale”.

Elio Belcastro da Rizziconi, comunità della Calabria assai molestata dalla ‘ndrangheta, avverte che ogni dare ha un suo avere. “Il sostegno è responsabile, ma come lo intendiamo noi”.


Responsabili ma non fessi.
“Siamo alleati occasionali”.
Guardinghi.
“Ecco, bravo. Guardinghi è la parola che ci vuole”.Continue reading

Tanoni ritentato da Silvio

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“L’Italia chiama e Fini non convince”
Parla il deputato passato in autunno dalla maggioranza al Terzo Polo ed ora in procinto di ricambiare schieramento


“Non riesce a convincermi”.
Come come? Fini non le piace più?
“C’è un non so che…”.
Nella figura dell’onorevole Italo Tanoni si scorge la nuova dimensione del deputato a progetto. Un mese di qua e un mese di là.

“Vedo nebbia, fumo. Vedo opaco”.Continue reading

Qui ad Atene noi facciamo così

Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.Continue reading

Centrale Bonaiuti

paolobonaiuti

Se è la telecamera che fa il politico, se è la sua resa televisiva che innalza la carriera o la seppellisce, allora è chiaro. Quel brav’uomo di Fabrizio Cicchitto è buono per il pastone del Tg1 ma non per la gabbia di Santoro. Non è un combattente, a volte annoia, e al massimo gli si può concedere Porta a porta. Lì gioca in casa. Per Daniele Capezzone neanche Bruno Vespa è un traguardo possibile. Impazza sulle agenzie di stampa, strepitoso sì, ma contiene la sua irrefrenabile condizione di parlante solo nei rapidi inquadramenti ai telegiornali.
Silvio Berlusconi non vuole confusione in campo. E da palazzo Grazioli Paolino Bonaiuti smista comparsate e revoca inflessibile presenze giudicate rischiose.Continue reading

Cuffaro, il carcere, l’Italia

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Una settimana fa, in via del Seminario, appena dietro il Senato, ho incontrato Salvatore Cuffaro che, salutando, mi ha improvvisamente chiesto: “Se andrò in carcere farai una preghiera per me alla Madonna?”. Nell’imbarazzo, mi è parso giusto annuire. Lo aveva chiesto anche alcuni mesi fa, era mattina presto e fu lui a cercarmi, a dirmi del carcere, a volermi parlare della famiglia, del suo dolore. Durante la conversazione, che poi pubblicai sul giornale, domandai di spiegare il senso della sua vita. Il carcere era infatti il segno di tante amicizie pericolose. Misura del malgoverno, di una gestione del potere in Sicilia esposta a ogni possibile censura. Cuffaro difese il suo operato, ma ammise qualche responsabilità, la chiamò “ingenuità”. Era stato “ingenuo” a circondarsi di quegli amici, “ingenuo” ad accettare favori e fare favori.Continue reading

Lezioni d’amore della deputata leghista

paola goisis

Paola Goisis ha ritrovato una ragione in più nella politica: offre spazi inesplorati agli affetti, al sentimento, all’amore. Sessantenne, leghista, insegnante in un paesino veneto, l’onorevole Goisis questa estate ha rivelato di essere riuscita a irrobustire – malgrado gli impegni parlamentari – il menage familiare e l’intensità del rapporto col suo compagno. “Ci vediamo sempre nei week end, e quando si può lui viene a trovarmi a Roma”. La signora, senza voler dare i numeri, ha però azzardato la quantità degli slanci, e anche la qualità e l’ardore, il piacere e la passione. “Sono cose bellissime e non essendo ipocrita replico all’ipocrisia altrui chiedendo: perchè, tu non lo fai? Alcuni colleghi ritennero sconveniente che parlassi di questo. Io invece penso che non bisogna avere timore, ma orgoglio. E non c’è sconvenienza. L’amore è l’amore”. Infatti parlò liberamente anche del numero delle effusioni: “Quattro volte alla settimana. Scrissero però quattro volte al giorno”. I giornalisti hanno il piacere dell’iperbole e comunque lei pare davvero la più titolata a dare consigli d’amore al premier. Continue reading

Alfano, il ministro esemplare

Gli italiani non hanno misura della propria responsabilità e vagheggiano inconsapevoli della colpa altrui. Hanno protestato, e vivacemente, a ogni livello quando il Brasile non ha concesso l’estradizione di Battisti, terrorista condannato per quattro distinti e gravissimi reati. Il governo italiano, tutte le forze politiche, il capo dello Stato si sono indignati per la considerazione che quella decisione includeva in sè: l’Italia è una democrazia precaria, ammalata. E la giustizia non imparziale.
Però ieri sera, a conferma della tesi brasiliana, è sceso in campo il ministro Angelino Alfano Continue reading

Cetto Laqualunque fa la figura di Aldo Moro

I poster elettorali di Cetto Laqualunque, il suo imperdibile slogan “Chiù pilu pe tutti”, consegnano l’idea che la più fantastica delle fantasie si sia dunque potuta avverare nell’Italia berlusconizzatata. La realtà, sulla scorta della Ruby-story, si allinea se non già sorpassa l’incomparabile successo del gaglioffo politico che Antonio Albanese propone al cinema e, in questi giorni, lungo le strade delle città travestendo la promozione pubblicitaria del film in un programma politico e il suo leader nell’uomo nuovo da votare. “Vota e poi rifletti”, dice appunto lo slogan. E – infattamente – siamo giunti al punto che Cetto Laqualunque si possa confondere con la realtà dei fatti e addirittura non raggiungerne il livello della devianza.
Possiamo riconsiderare, riavvolgendo il nastro, una delle meravigliose battute di Cetto rivolta a una elettrice che confida in pubblico le sue scadenti prestazioni sessuali (”Ti ho anche fatta assumere come bidella, puttana!”) e immergerla nei brogliacci questurini, nelle trascrizioni delle intercettazioni. Apparirà plausibile, possibile, persino probabile.
Ecco, siamo al punto che al confronto di quel che gli gira intorno, Cetto Laqualunque fa la figura di Aldo Moro.


fonte: La Repubblica.it> Pubblico> Rubriche&Commenti> Piccola Italia di Antonello Caporale

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