Bivacco sì, no, forse

bivaccoMARCO MORELLO

A Roma bivacco no, lo dice l’ordinanza sperimentale del sindaco Alemanno che vieta cibo e canti per strada. O meglio, non è che li vieti in assoluto, ma dietro il filtro della cartina al tornasole del buonsenso. Bivacco proprio no, non scherziamo, tanto chi vuoi che con questo caldo vada oltre una bottiglietta d’acqua ghiacciata. O, al massimo, oltre un gelato alla frutta. Bivacco forse, perché i turisti sanno sovvertire ogni pronostico e ingurgitare di tutto nei momenti più impensabili, comprese le caldarroste alle tre del pomeriggio e una pizza alla salsiccia appena sfornata un’ora più tardi. E allora bivacco sì, decisamente sì. Un po’ ovunque nel centro della capitale, tra vigili indifferenti, bocche piene, briciole, schiamazzi e cartacce.
A cominciare da piazza di Spagna, anzi un po’ più indietro, da piazza Mignanelli. Sotto la colonna dell’Immacolata è tutto un masticare panini del vicino fast food e tirar su liquidi annacquati con cannucce trasparenti e una evidente soddisfazione. Intorno alla Barcaccia, invece, i capannelli paiono leggermente più chic, ma non c’è ragione di stupirsi: trovandosi a un passo dall’imbocco di via dei Condotti bisogna adeguarsi. Muffin e pasticcini diventano allora gli articoli più gettonati, insieme con coppette e coni capaci di sfidare le leggi di gravità.
Di vigili, invece, non se ne vedono. Come faranno a vigilare, ci si potrebbe chiedere. Ma anche quando ci sono non è che cambi tanto. A largo Goldoni due americani con la camicia aperta e il tono di un carpentiere arrabbiato divorano una rosetta trattata con Ogm, mentre due caschi bianchi se ne stanno appoggiati alla vettura di servizio, parcheggiata di sbieco su via del Corso. E a piazza Colonna, a un metro dai gangli vitali dello Stato, una ragazza si gode una pizza bianca ripiena.
Non va meglio al Pantheon, autentico paradigma dell’ordinanza violata. Ai quattro lati della fontana chiunque consuma di tutto, da caffè allungati con la panna a tranci di pizza da cui sgocciola unto a profusione. Ma il vero capolavoro lo compie un gruppo composto da una ventina di ragazzi spagnoli. Seduti in cerchio, intenti a cantare, spezzano con le mani una specie di torta al cioccolato e se la passano tra di loro. Abbozziamo un «sapete che non potete stare qui?». Loro, di rimando, ci offrono un pezzo di merenda. E sarebbe maleducato rifiutare. Sembra una sagra: tutti, con buona pace del caldo, si mettono all’ingrasso in mezzo a gladiatori vestiti di rosso e di blu, mimi e bolle di sapone. E il tempo per uno snack si trova in via del Corso sui gradini di una banca mentre si aspetta l’autobus o a piazza Venezia, mentre ci si ristora in vista della scarpinata a piedi per il Colosseo.
A Fontana di Trevi, infine, la «bivaccomania» impazza. Quella sorta di «pic-nic all’aperto» che l’ordinanza intende combattere, e stroncare, è praticamente dappertutto. Tra una moneta e l’altra, tra la speranza di tornare a Roma e la voglia di restarci il più a lungo possibile, non si può non brindare con una birra o suggellare il momento, anche qui, con un pezzo di pizza o un gelato. E i vigili? Sono due e se ne stanno leggermente defilati a dare amorevoli indicazioni a una coppia di turisti. Pure loro con un panino in mano.

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