Chiaiano e la colazione degli Azzurri

chiaiano

SABRINA PINDO

A Chiaiano i rifiuti non sono più un problema. A Napoli è arrivato il Consiglio dei Ministri, ha discusso, ha risolto. Tutto liscio. Come nelle migliori aziende d’Italia, il Presidente ha fatto la sua entrata in scena, ha ascoltato le varie parti, ha riflettuto. Soprattutto lui ha risolto. Le telecamere ora si possono spegnere. Inizia la stagione estiva: si parli pure di cronaca nera, del calcio, della moda dei tatuaggi e piercing, dei massaggi tailandesi in spiaggia che fanno male e degli anziani che non devono dimenticarsi di bere l’acqua. La munnezza non è più di moda.
E poi quale munnezza? La vecchia regola del giornalismo per la quale se un fatto non è notizia allora il fatto stesso non esiste, vince anche a Chiaiano. Il giornale, la televisione, la radio non ne parlano? Allora a Chiaiano la munnezza è sparita, volatilizzata, il problema non sussiste.
Invece se navighi in Internet armato di Santa Pazienza scopri che qualche tassellino del puzzle, forse, non s’incastra alla perfezione. A Chiaiano il problema dei rifiuti è ancora una realtà.

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Vorrei Foggia

CARLO TECCE

Hanno protestato. Anche con le cattive maniere: botte alla polizia, barricate, cortei feroci. Lotta. In mille e seicento non potevano fare di più. Savignano Irpino si è arreso, dicono per «senso civico», ospiterà l’immondizia della provincia di Avellino e non solo: 500 tonnellate al giorno, il doppio dei rifiuti prodotti in Irpinia. Contrada Pustarza sarà una discarica modello. I cittadini sembrano fidarsi: in cambio avranno 5 milioni di euro e non pagheranno le tasse Tarsu e Irpef.
Savignano e la monnezza convivono da anni, tanto per dimostrare che l’immondizia sta bene in un posto solo, sempre lo stesso, mica in territori illibati e capienti. A Savignano la monnezza stava a destra (contrada Ischia) e a sinistra (Difesa Grande, Ariano Irpino), allora per disperazione nel 2006 hanno provato con un referendum per l’annessione alla provincia di Foggia.Continue reading

Carofiglio, la prima linea dall’alto e dall’estrema sinistra

carofiglioGli hanno indicato i banchi di Rifondazione. «Siedi là». A Gianrico Carofiglio, inventore del legal thriller italiano, tocca guardare i colleghi dall´alto. Dall´alto e dall´estrema sinistra. «L´altro giorno osservavo Schifani leggere la missiva di Berlusconi. Quell´alito di imbarazzo, la corsa per raggiungere l´ultimo rigo del foglio e finalmente liberarsene».
Anche questo doveva accadere e infatti è accaduto. Renato Schifani, coinventore dello scudo stellare che avrebbe dovuto separare i destini giudiziari del Cavaliere da quelli del resto del mondo, ora è salito in cattedra, seconda carica dello Stato, ma è stato obbligato alla memoria, riacciuffato dal suo passato. E di un altro, Carlo Vizzini, per dieci anni sorta di cane sciolto, peone senza gradi ma anche senza troppi padroni in Forza Italia, Carofiglio ha nitidamente distinto «la schiena curva, l´aria cupa. Non un gesto, un modo per criptare il proprio malessere». Vizzini ricopre adesso la carica di presidente della Commissione Affari costituzionali, dunque è “padre” – obtorto collo – dell´emendamento che sospende i processi “minori”.Continue reading

Ufo (terrestre e made in China)

FLAVIA PICCINNI

Produrre. Il diktat cinese questa volta non si applica a vestiti, accessori, macchine, riproduzioni. I cinesi adesso si cimentano nella fabbricazione di un prototipo, controllato a distanza, di un Ufo.
A metterlo a punto è stata una società cinese, la Harbin Smart Special Aerocraft Co Ltd, come riferisce l’agenzia di Stato Xinhua.
Le misure, proprio come l’idea, sono tutte umane. Il disco volante misura infatti 1,2 metri di diametro e può decollare verticalmente, volando fino ad un’altitudine di mille metri. A guidare il velivolo ovviamente non c’è nessun meccanismo alieno, ma un propulsore che permette il movimento lungo una traiettoria stabilita da remoto. La velocità però non è molto elevata, quindi non aspettatevi viaggi ultrasonici o coperture di distanze incalcolabili. Il massimo che l’Ufo può raggiungere sono circa 80 km all’ora.Continue reading

Il primo giorno di vera opposizione tra cravatte, cartelli e qualche urlo

senato«Buio a mezzogiorno. Bella vero?». Buio sì. Tetro anzi questo palazzo stamattina. Corridoi deserti. Due cronisti appuntano, nella desolazione di una tribuna stampa vuota, i rumori che salgono dall´aula. E´ la prima volta che l´opposizione fa l´opposizione. Sembra strano e lo è. I senatori non sono ancora abituati e hanno bisogno di un minimo di rodaggio. Renato Schifani, presidente supergentile sta leggendo la lettera che gli ha inviato Bedrlusconi. Legge veloce, tutto d´un fiato. Come se volesse dire: prima finisce e meglio è. Meglio, infatti. Non sente o fa finta di non sentire un “vergogna”. Ancora un altro: «Non ti vergogni Schifani».
La pattuglia radicale, in testa Emma Bonino, traina la carovana che fatica a prendere velocità. Però parte. Curioso che debba essere il professor Ichino il primo a usare l´aggettivo più netto e forte: «Indecente». La sua frase completa è: «La presentazione dell´emendamento-indecente, mirato chirurgicamente a impedire la conclusione del processo… ». Felice Casson, un passato da Pm a Venezia: «Dico che Berlusconi è senza ritegno. Superato qualsiasi limite… ».
Il banco del governo è vuoto, solo un Calderoli muto e appostato ai margini dei banchi. Castelli, viceministro, sta tra i suoi. Gli sembra «incostituzionale» la cosina, ma non vuole eccedere: «Parliamo d´altro». Carlo Vizzini, a cui è toccato in sorte di divenire padre della norma da altri scritta, s´aggira mesto, palliduccio, senza verve: «Loro volevano aspettare la sentenza di condanna per poi azzannarlo. No, Veltroni deve cambiare tattica adesso».Continue reading

I dubbi di Vitali e le ruggini con Ghedini

L´onorevole Luigi Vitali passeggia desolato a palazzo Madama. Chi è Vitali? Deputato pugliese esperto nelle norme ad personam ad alto rischio. Ha già trattato con successo la legge Cirielli.
«Ci siamo incartati, l´emendamento è un mezzo che produce più danni dei benefici che si vogliono ottenere».
La sua faccia è gonfia di dubbi.
«Non so chi gli abbia suggerito questa strada».
Lo sa invece.
«Presumo Ghedini».
Lei ha un filo di ruggine con l´onorevole Ghedini.
«Ero sottosegretario alla Giustizia. Chiedevo una riconferma. Mi ha preferito la Casellati».
Troppa precipitazione. Non trova?
«Napolitano non si fiderà più di noi. E Lega e An verranno a presentarci un conto enorme. Già lo stanno facendo».Continue reading

Pasta, sugo e una spolverata di diossina

granoMARCO MORELLO

A vederlo il paesaggio è di quelli che lasciano senza fiato: un trionfo di spighe gialle e altissime stipate in un’area di ventisette ettari dentro il parco di Veio, a due passi da Roma. Belle, bellissime, ma potenzialmente pericolose, perché cresciute su un terreno sequestrato tre anni fa dalla procura, una volta accertata la presenza di numerose sostanze tossiche. Qualcuno, infischiandosene del divieto, ha però rotto i sigilli seminando in lungo e in largo. E ora, con l’arrivo dell’estate, potrebbe raccogliere i frutti del suo lavoro e vendere quel grano sul mercato, con il rischio ragionevole che finisca sulle nostre tavole.
A sentirla la storia ha dell’incredibile: tutto ha inizio nel 2004, quando una partita di 1.300 quintali di grano duro contaminato, coltivato all’interno di Formello, entra nei circuiti tradizionali di distribuzione, viene trasformato in farina prima e in pasta poi. Solo dopo il clamore suscitato da uno scandalo giornalistico l’Istituto superiore della Sanità svolge delle indagini e riscontra la presenza di diossina e materiali pesanti come cromo, mercurio e zinco sul terreno d’origine. A quel punto, è il 29 maggio del 2005, la procura di Tivoli non ha scelta e deve sequestrare l’intera zona, affidandone la custodia giudiziaria al proprietario, il Comune. Che, a quanto pare, non avrebbe mai provveduto a effettuare la bonifica dei ventisette ettari o, almeno, a sorvegliarli adeguatamente. Così, nuovi oscuri interessi si sarebbero potuti concentrare nell’area, mettendo a serio rischio la salute pubblica.Continue reading

Banana Yoshimoto a Napoli: foto ricordo con collinetta di monnezza

yoshimotoMANUELA CAVALIERI

La scrittrice giapponese più amata dagli italiani è in questi giorni a Napoli, ospite del Napoli Teatro Festival.
Banana adora la città ed ha confessato di esserne rapita.
Lo scorso sabato era di scena il suo Chie-Chan e io adattato per il teatro dallo storico traduttore Giorgio Amitrano dell’Orientale. La piece, diretta da Carmelo Rifici, tratteggia l’insanabile ed eterno conflitto tra i desideri materiali e quelli dell’anima.
Quando, questa volta, la Yoshimoto ha comunicato l’intenzione di venire in Italia, a Napoli per la precisione, parenti e amici dopo lo sconcerto iniziale, hanno inutilmente tentato di dissuaderla: “Vai a Napoli? Ma sei pazza? Camminerai nella spazzatura!”.
Timori che la stessa scrittrice riporta in un’intervista.Continue reading

Una porta a Lampedusa

calendario

SERENELLA MATTERA

«Vivere nel mondo di oggi ed essere contro l’ uguaglianza per motivi di razza o di colore è come vivere in Alaska ed essere contro la neve».
William Faulkner

L’ho visto una volta, un caporale. Ho visto cinque stranieri scendere dal suo van dopo una giornata di lavoro. Magari mi sbaglio. Forse la suggestione del luogo. Milano, Famagosta. Il grigio della periferia in una giornata di fine inverno. Forse incrociavo la strada e gli sguardi di operai con regolare contratto. Forse un regolare datore di lavoro aveva disposto che i suoi dipendenti fossero accompagnati fino alla fermata del metrò.
Però appena li ho visti, accendersi una sigaretta sotto la pioggia, scherzare e sorridere a una battuta, aspettarsi per andare insieme chissà dove, ho guardato fisso quello straniero come loro, alla guida del van, quel tipo triste, gli occhi sulla strada, pronto a ingranare la marcia al chiudersi dell’ultima portiera. E ho pensato: quello è un caporale. O il tirapiedi di un caporale. Insomma, qualcuno che li sfrutta, o forse il loro unico sostegno.Continue reading

Sicilia al voto per i politici transgender

aranceIl campo di calcio ha una linea orizzontale che lo taglia al centro. Netta, chiara. Anche la politica avrebbe una linea di centrocampo: di qua la destra, di là la sinistra. In Sicilia, e per adesso fermiamoci all´isola, questa benedetta linea non c´è, e se c´è sembra sia a zig zag. Quindi accade quel che non dovrebbe essere possibile… Ecco le nuove figure che compaiono in campo: i politici transgender. Mezzo corpo di destra e mezzo di sinistra.
Partinico è un paesone purtroppo conosciuto per fatti di mafia. Ha trentamila abitanti, dista poche decine di chilometri da Palermo. Oggi si va a votare come nel resto della Regione (quattro milioni alle urne per un’importante tornata amministrativa). A Partinico 382 cittadini hanno accettato di candidarsi. Non sembra più attuale riferire il tasso di incompatibilità (siamo comunque sul cinque per cento) di coloro che non dovrebbero per carichi penali pendenti o altri accidenti, eppure lo fanno. Tra i tanti corre anche un militante e sindacalista della Cgil, Salvatore, detto Totò, Bono. Totò ha 35 anni, cura le faccende del patronato, pensioni, invalidità e infortuni, e ha una sincera fede politica. È di sinistra. Ambientalista e di sinistra. Infatti è candidato alle elezioni provinciali con i Verdi, in alleanza con il Partito democratico. Bono è uno dei tanti che raddoppia la candidatura: prova anche nel consiglio comunale della sua città di farsi valere. Ma qui è il bello: a Partinico il candidato verde indossa la casacca degli avversari. In poche parole: si è mobilitato, vota e fa votare contro il centrosinistra.Continue reading