La meglio gioventù

ragazzibattipagliaMANUELA CAVALIERI

Daniele e Rocco hanno diciannove anni, Richy ne ha compiuti diciotto, V., invece, ne ha diciassette. Vivono a Battipaglia, cittadina salernitana nota per la mozzarella di bufala e per le amministrazioni comunali da anni in perenne rischio di commissariamento. Quattro ragazzini coi capelli tagliati alla moda, le basette lunghe e sottili, l’orecchino di brillanti. Giovani come tanti. Adorano bere con gli amici, andare a ballare, flirtare con le ragazze e scorrazzare con la Mercedes di papà.
Amid ha vent’anni. È maghrebino. Vive con decine di connazionali nelle baracche del ghetto San Nicola Varco. Topaie senza corrente elettrica, senza servizi igienici, senza acqua. Tutti i giorni si sveglia all’alba e va a guadagnarsi il pane nei campi della Piana del Sele. Un tempo i fertili terreni della Piana erano lavorati dalle mani callose delle donne dei paesini dell’entroterra. Fatica vera, senza sconti: sole rovente, sudore, ritmi serrati. E paghe miserabili. Oggi gli unici disposti a lavorare a queste condizioni disumane sono gli extracomunitari.
Due universi, antitetici e lontani, che un giorno si incontrano.
Daniele e i suoi amici hanno inventato un diversivo per questo luglio torrido e sonnacchioso. Vogliono mettere su un po’ di soldi per godersi meglio l’estate. Escogitano un giochino eccitante e redditizio: guardie e ladri. Armati di pistole a pallini e distintivi fasulli, si fingono poliziotti e terrorizzano gli extracomunitari di ritorno dai campi. Li picchiano, li torturano e li ripuliscono dei quattro soldi della giornata. Le scene rubate dalle pellicole americane rivivono nelle strade polverose di Eboli e Battipaglia per qualche settimana. Il film finisce la scorsa notte, con un blitz della polizia, quella vera.
Stamattina Amid può inforcare la sua bici sgangherata senza problemi. Il pericolo è passato, si ricomincia a lavorare. L’estate è  lunga, i campi di pomodori ancora rossi.

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