Mancini contro Naccarato. Cosenza e i candidati scambisti “Embè? È un gesto di coerenza”

Cosenza è la città dei Bruzi, l’Atene della Calabria per la sua Accademia. Si arrampica su di un pendio dal quale domina la valle del Crati. E proprio a Cosenza va in onda il più straordinario match politico. Centrodestra e centrosinistra hanno schierato nel collegio uninominale, pur di rendersi reciprocamente la pariglia, candidati scambisti, in qualche modo scambiati, naturalmente e perfettamente ubiqui. Giacomo Mancini (Pd), di nobile famiglia socialista, ha fatto garrire la bandiera riformista di qua e di là. Il suo solido competitore, Paolo Naccarato, raccoglie invece per Forza Italia la fiaccola democristiana con la quale si è fatto luce, nel recente passato, di qua e di là. Quel che segue è il confronto verbale tra i due contendenti, pacato e responsabile, con isolati e trascurabili acuti.

Mancini: Mi state manganellando perché sono candidato nel Pd al Parlamento ma primo dei non eletti in Regione con Forza Italia. Dimenticando però due cose: la linearità del mio percorso e il fatto, incredibile, che il mio competitore ha fatto l’andirivieni che davvero fa paura.

Naccarato: Questo non permetto a nessuno di dirlo. Proprio no. Sono sempre stato l’interprete autentico della fede democratico cristiana. E quella fede mi ha fatto sostenere, a prescindere, tutti i governi del Paese. Chi fa politica, e qui ci vuole la P maiuscola, antepone l’Italia al proprio destino.

Mancini: Ma lui ha fatto l’accordo anche con la Lega alle scorse elezioni, si è inventato una lista, mi pare 3L, per passare con il centrodestra dopo che era stato sottosegretario nel governo Prodi.

Naccarato: Effettivamente ho creato, ed è stata un’invenzione straordinaria, la Lista 3L permettendo la volta scorsa a Salvini di fare le candidature da Roma in giù. Però, come benissimo si può verificare, io nel gruppo leghista del Senato ho fatto sosta per un giorno soltanto. Poi subito al Gal, col quale ho concluso il mandato parlamentare.

Mancini: Io sono sempre stato di sinistra, e la battaglia riformista è nel mio Dna familiare. Giacomo Mancini è la storia di questa città, il passato e ancora il presente. E il sottoscritto ne ha raccolto l’eredità facendo il meglio pur di tenere alta la bandiera. Si deve alla disgraziata deriva giustizialista del Pd retto da Walter Veltroni, che preferì l’alleanza con Di Pietro a noi socialisti, il distacco.

Naccarato: Come è noto io fui sottosegretario del governo Prodi solo per far sì che il collegamento con Francesco Cossiga, che permise la nascita di quell’esecutivo, non fosse spezzato. Come è noto io sono stato l’aiutante di campo del presidente Cossiga. E Massimo D’Alema, in una mirabile intervista, mi descrisse così: Naccarato più che ai rapporti con il Parlamento è stato nominato ai rapporti con Cossiga.

Mancini: Dimenticate che io sono stato candidato nel 2006 a sindaco di Cosenza con il sostegno dei radicali e di Rifondazione comunista? Però al voltafaccia di Veltroni del 2008, alla deriva manganellatrice del centrosinistra ho dovuto cercare rifugio per le mie idee e ho trovato un solo luogo che le avrebbe potute ospitare: il partito di Silvio Berlusconi. Forza Italia ha sostenuto e accolto convintamente le mie idee. Quindi ho fatto l’assessore al Bilancio in Calabria con Scopelliti, presidente di Alleanza nazionale.

Naccarato: Un democristiano ha un valore preminente: la governabilità. Io ho votato tutti i governi, di qualunque segno fossero. Sul convincimento che il bene comune viene prima. Prodi, Berlusconi, Letta, Renzi, Gentiloni. Non c’è nessuno al quale abbia negato il sostegno responsabile. Non per niente ho militato nei Responsabili. Interpreto questo ruolo un po’super partes.

Mancini: I settemila voti di preferenza delle scorse elezioni che ho ricevuto sono il frutto dei valori libertari che incarno schiettamente. Perciò quando nel Pd è iniziata l’era Renzi ho capito che era giunta l’ora di riportare il riformismo nella sua casa naturale.

Naccarato: Ghedini personalmente mi ha telefonato. Paolo, ci servi tu, solo tu che hai un profilo un po’ più alto puoi vincere la durissima battaglia per le politiche in città.

Mancini: Sono il candidato del Pd alle Politiche e il primo dei non eletti con Forza Italia alla Regione. Embè? E allora? Se proprio vogliamo scendere nel particolare avrei dovuto sostenere la candidatura del consigliere eletto, che gareggia per il Parlamento con Fratelli d’Italia. Farlo vincere e prendermi il suo posto in Regione. Invece, eccomi qua a lottare sul campo (tra parentesi: ho grandissime probabilità di successo).

Naccarato: La mia candidatura sale, sale, sale (tra parentesi: ho grandissime probabilità di successo).

Mancini: Le mie fiches ogni giorno che passa acquistano valore.

Naccarato: Ho ancora una lunghezza di distacco dal candidato dei Cinquestelle. Ma statisticamente è irrilevante. Stiamo facendo un recupero straordinario, ho con me la forza dei fratelli Gentile, dei fratelli Occhiuto e di Morrone. Ricorda di riportare bene il nome di Morrone perché è importante.

Da: Il Fatto Quotidiano, 17 febbraio 2018

Share Button